Roma Moderna, chi non l’ha letto? Italo Insolera, per molti studenti di Architettura di diverse generazioni, era associato a quella che resta ancora lanalisi più lucida sulle contraddizioni di Roma e sulla sua crescita senza sviluppo. Era il 1962 quando uscì la prima edizione che raccoglieva i frutti di un lavoro che si era svolto negli anni del boom economico e della grande crescita. Cinquantanni dopo, nel novembre 2011, ne aveva licenziato, sempre per Einaudi, una nuova edizione ampliata e aggiornata. Roma Moderna resta un classico per comprendere Roma e lintreccio tra la politica, leconomia e il sociale che ne hanno determinato il suo assetto. Nello stesso tempo è un testo che fa luce, con dovizia di analisi e ricchezza di dati e di fatti, su una stagione cruciale della storia dItalia. Sono gli anni in cui ebbe inizio quel ventennio che si concluse nel 1978 con luccisione di Aldo Moro: un periodo, come scrive Guido Crainz, «… in cui si profilarono i lineamenti essenziali e le contraddizioni, i limiti (i guasti, se si vuole) della nostra modernizzazione». Non racconta solo di Roma, ma dellItalia e di come questa divenne quello che è, dellambigua modernità che il paese abbracciò già in quegli anni con scelte, come sono spesso quelle urbanistiche, irreversibili.
Italo Insolera è stato salutato per lultima volta in unaffollata sala, nonostante lafa agostana, presso il Museo di Roma a Palazzo Massimo, in piazza dei Cinquecento. Era il 28 agosto: è morto il 27, lo stesso giorno di Antonio Cederna, due amici, i due «Dioscuri dellAppia Antica», come qualcuno degli intervenuti li ha indicati. La scelta dei luoghi per un urbanista non è casuale, e quello dellultimo saluto di Insolera ci parla di lui, del suo profilo culturale, dei suoi interessi e passioni, del suo essere lontano dai luoghi dove la politica si fa solo potere ed essere invece protagonista e attivista lì dove per lui era la radice ideale del fare urbanistica: nel patrimonio storico e nella stratificazione delle vicende urbane, le vere ricchezze per le quali battersi. Per Insolera non si poteva fare urbanistica senza unispirazione ideale, senza un progetto. Una convinzione che era la radice della sua intransigenza. Lo accusavano di avere un cattivo carattere ma, come ha detto Vezio De Lucia nel suo ricordo, non era affatto vero. Lo dicevano per non dover fare i conti con la coerenza che le sue scelte esigevano.
Città e archeologia, ma anche trasporti e soprattutto tram: erano questi i nodi del discorso di Insolera. Non specializzazioni, ma la trama unica di un discorso: la città si tiene insieme nel riconoscimento dei suoi valori storici e culturali che devono essere tutelati e resi accessibili a tutti e nella facilità di movimento e di accesso ai luoghi. Non stupisce allora che lultima edizione di Roma Moderna si chiuda con i riferimenti alla questione dei Rom, alleco multietnica che ha dato vita allOrchestra di piazza Vittorio. Era una conferma della sua ispirazione ideale: la questione non è tanto lurbanistica come tecnica, ma come costruzione della possibilità di vivere insieme, come dare seguito alla voglia e come allontanarne la paura. Insolera è nella storia di Roma, ma è tornato a Torino, la sua città di origine, dove ora riposa.
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