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Calatrava vuole convincere San Pietroburgo

Calatrava vuole convincere San Pietroburgo

san pietroburgo. L’Ermitage espone oltre 150 opere dell’architetto e ingegnere spagnolo Santiago Calatrava (1951). Con questa retrospettiva il museo inaugura «Hermitage 20/21», il nuovo ciclo di mostre dedicate all’architettura contemporanea. L’intento dell’iniziativa, non dichiarata esplicitamente, è abbastanza intuibile: cercare di far accettare al pubblico di San Pietroburgo l’idea che a volte l’architettura contemporanea può essere ben fatta. Gli abitanti tendono infatti a considerare ogni nuovo progetto edilizio una spiacevole intrusione portata nella loro bella città da avidi costruttori e si attribuiscono il merito di aver impedito che la torre Okhta, il grattacielo disegnato dallo studio britannico Rmjm per la Gazprom, sorgesse accanto al centro storico tutelato dall’Unesco.
Alla conferenza stampa inaugurale, il direttore dell’Ermitage Michail Piotrovskij ha detto che non gli dispiacerebbe affatto vedere un edificio di Calatrava a San Pietroburgo. Oppure un ponte: nel suo discorso l’architetto spagnolo ha specificato di essere anche ingegnere e che le opere d’ingegneria, come i ponti, possono costituire un valido contributo non solo per l’infrastruttura di una città ma anche per la sua immagine, com’è senz’altro nel caso di San Pietroburgo. Nelle recensioni della mostra i media russi si sono soffermati sui ponti costruiti da Calatrava nelle grandi città storiche, Venezia e Gerusalemme, senza mai citare le polemiche sorte attorno a entrambi i progetti.
Detto questo, Calatrava è un’ottima scelta per una retrospettiva di architettura al grande museo di arte classica. I disegni, le sculture e i plastici dei suoi edifici e ponti non sono affatto fuori luogo nei sontuosi interni della sala Nikolaevsky del Palazzo d’Inverno e i visitatori restano sinceramente affascinati dalle bizzarre opere bioniche, alcune delle quali, come l’Onda cinetica sistemata al centro dello spazio espositivo, mutano forma sotto il loro sguardo. Le gigantesche uova di ceramica dipinte, realizzate nel 2008 in previsione della mostra, e che si possono interpretare come un accenno alle creazioni Fabergé, sono tra i pezzi meno amati: in genere i russi non condividono l’idea che il lavoro del gioielliere sia un aspetto importante della loro identità nazionale. I plastici, invece, vengono esaminati con la massima attenzione: sembra che la gente si sforzi di immaginare qualcosa di simile costruito a San Pietroburgo. All’inaugurazione, però, lo stesso Calatrava ha commentato con molta modestia che non oserebbe cambiare in alcun modo il famoso skyline della città…
«In search of movement», Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo, fino al 30 settembre
Le prossime retrospettive del ciclo «Hermitage 20/21» dovrebbero essere dedicate a Zaha Hadid e a Rem Koolhaas.

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Last modified: 20 Luglio 2015