Baku. Tre grattacieli a forma di fiamma (il simbolo del Paese) per annunciare al mondo le nuove ambizioni dellAzerbaigian e della sua capitale, protagonisti di uno sviluppo economico frenetico grazie soprattutto a petrolio e gas naturali. LEurovision Song Contest, la cui finale è stata trasmessa il 26 maggio in quasi cinquanta paesi, è stata la vetrina in cui lintero Azerbaigian ha messo in mostra bellezze turistiche e ambizioni economiche, investendo per levento ben 48 milioni di euro. Più di 100 milioni di telespettatori hanno potuto conoscere una città che, benché ricca di un patrimonio diffuso e oggi ben tutelato (il suo centro storico murato, con il Palazzo degli Shirvanshah e la Torre è riconosciuto dallUnesco fin dal 2000), colpisce per la quantità di progetti architettonici e piani di riqualificazione e trasformazione urbana in corso (si apre in autunno il grande centro culturale progettato da Zaha Hadid) o prossimi a essere avviati. In un paese che, dopo lindipendenza dallUrss del 1991, è stato guidato da due soli leader riconosciuti, Aliev padre e Aliev figlio (Geidar e Ilham), le opposizioni, che avevano tentato di farsi sentire approfittando dellevento, sono state ridotte al silenzio. Tutto è sembrato funzionale a descrivere la città di oggi, e soprattutto quella per gli investimenti internazionali di domani. Intanto, un colossale progetto è stato appena annunciato per le Khazar Islands, a sud-ovest di Baku. Un arcipelago di 41 isole che verrà edificato grazie a 100 miliardi di dollari dinvestimenti e un milione di abitanti previsti. Qui sorgerà, tra laltro, il grattacielo più alto del mondo: 189 piani per 1.050 metri.
Una storia tra petrolio e gas naturali
Baku è la capitale di una delle economie a più rapida crescita a livello internazionale. Ed è anche una delle città più costose al mondo. Patrimonio mondiale dellUmanità per lUnesco (il Paese vanta nella Lista anche il sito di Gobustan, con le sue incisioni rupestri, e la musica tradizionale «mugam», dal 2003 nella Lista Unesco del Patrimonio orale e immateriale), la capitale azera ha vissuto stagioni di grande prosperità, prima come capitale della dinastia Shirvanshah, a lungo contesa fra persiani e Russia zarista, poi grazie al boom petrolifero a partire dagli anni settanta dellOttocento. Allora, nella sua leggendaria (ancora oggi magnificata dai suoi cittadini) «età delloro» (è stata la prima capitale mondiale dellindustria petrolifera), la città si è sviluppata secondo modelli occidentali (francesi in particolare, con grandi residenze private per la borghesia (i «baroni del petrolio»), sedi delle grandi imprese internazionali qui attive (tra cui membri delle famiglie Nobel e Rothschild), edifici amministrativi, teatri, musei. Dopo la lunga stagnazione delletà sovietica, che ha lasciato uneredità edilizia (oltre che sociale) di cui lamministrazione sembra volersi rapidamente liberare, Baku è ora il cuore di uneconomia emergente, in un paese governato con pugno di ferro dal 51enne Ilham Aliev, figlio del «padre della patria». Le immagini delluno e dellaltro campeggiano nei parchi pubblici attentamente curati, tra zampilli dinnumerevoli fontane pubbliche, sulle facciate di un lungomare costellato di griffe internazionali (in numero pari a poche altre città al mondo), agli incroci di una viabilità in frenetica trasformazione.
DallEurovisione a Zaha
LEurovision 2012, che si è svolto a maggio ma ha tenuto impegnate le finanze e il dibattito cittadino e nazionale nellultimo anno, ha dato una notevole spinta a progetti di riqualificazione urbana da tempo previsti. Il centro storico (la città murata e la porzione otto-novecentesca, luogo dei divertimenti e in gran parte pedonale) è stato connesso con la vasta area meridionale, sede dellevento, attraverso il prolungamento del grandioso boulevard che costeggia il Mar Caspio. Già sede di edifici pubblici per lo svago e la cultura, il percorso viario e pedonale conduce ora fino alla National Flag Square, su cui sorgono le nuove infrastrutture, a partire dallarena della Crystal Hall. Lungo il percorso sono sorti il Mugam Center e ladiacente nuovo Museo del tappeto azero. Laeroporto è stato ampliato e completamente rinnovato, così come le stazioni della metropolitana. Ancora in corso è la realizzazione del Gaidar Aiev Centre, ennesima «grande opera» intitolata allex presidente: affidato nel 2007 a Zaha Hadid, ospiterà dallautunno spazi culturali allavanguardia. Intanto sorgono ovunque, disordinati, nuovi grattacieli (la Demirci Tower, la grande vela della Trump Tower, i 200 metri della sede della Socar, lazienda petrolifera di Stato, appena avviata e pronta nel 2014 su progetto dei sudcoreani Heerim Architects), centri commerciali, assi viari e viadotti, infrastrutture pubbliche come il nuovo stadio. Ovunque proliferano blocchi residenziali e per uffici di minori ambizioni architettoniche e spesso di scarsa qualità, ora ispirati a un tardo postmodernismo, ora a un citazionismo esasperato: la residenza «haussmanniana» in pietra chiara è ancora un modello per le riqualificazioni del centro così come per i nuovi quartieri periferici.
Il boom dei musei
Cospicui finanziamenti sono stati destinati alla riforma del sistema museale, con particolare attenzione al patrimonio storico locale, programmaticamente caricato di forti valenze identitarie, e quindi politiche. A fine 2008 è stato inaugurato il Mugam Center dedicato alla musica tradizionale azera, insieme museo, archivio, auditorium per 350 persone. È stato finanziato dalla ricchissima e influentissima Geidar Aliev Foundation, listituzione impegnata dal 2004 a sostegno di cultura, sanità e assistenza, alla cui testa siede Mehriban Aliyeva, moglie del presidente Aliev (e già indicata come possibile futuro leader del paese). Accanto, si sta concludendo il cantiere del nuovo Museo del tappeto, commissionato dal ministero della Cultura e del turismo azero ai tedeschi Hoffmann-Janz ZT. Ledificio, che su 6.000 mq ospiterà le collezioni di tessuti e 10.000 tappeti finora accolte dal Museo statale del tappeto azero e di arte decorativa allestito nella grande mole periptera di età staliniana (già sede del Museo Lenin), presenta una suggestiva forma a tappeto arrotolato. La copertura in lamiera dorata di 7.500 mq è opera dellazienda altoatesina Kaser. Di fronte, a lato di un grande blocco residenziale staliniano anni trenta, è stata riedificata la funicolare, che porta al cimitero delle vittime della guerra con lArmenia per il Nagorno-Karabakh (1988-1994: una pagina ancora non chiusa tra i due paesi). Tutti tasselli di un nuovo lungomare, che si estende ora fino alla piazza della Bandiera nazionale, inaugurata per lEurovision Song Contest, al termine del boulevard appositamente prolungato di 7 km. Pazienza se costringendo al trasloco forzato alcuni abitanti, come denunciato da Human Rights Watch. La stessa Aliev Foundation (che si dice costruisca più scuole, più ospedali e più musei di quanto non faccia lo stesso Governo) ha promosso il Baku Museum of Modern Art, inaugurato nel 2009. Il progetto originario, elaborato con lallora direttore del Guggenheim Tomas Krens, prevedeva che il museo fosse il fuoco di una «zona eco-culturale», con una spiaggia, un grattacielo di Frank Gehry e un lungo molo fin nel Mar Caspio. Una vasta area che, per dimenticare la «Black City», eredità della prima industrializzazione petrolifera a partire da fine Ottocento, è oggi interessata da numerosi progetti di riconversione, a partire da «White City» (un concentrato di pianificazione allavanguardia e di recupero di vecchi stilemi formali, che vede coinvolto anche Norman Foster), in partnership con soggetti privati internazionali. Il Governo, con un occhio agli investitori internazionali, dichiara che per Baku è soltanto linizio di un «radioso futuro», ancora allinsegna del suo patrimonio



























