Un gioco di premonizioni ha fatto sì che la morte di Luis Moreno Mansilla, il 22 febbraio a Barcellona (dove il giorno prima aveva presentato un libro sullarchitetto catalano Enric Miralles), si trovasse già serenamente descritta nella dedica della sua tesi di dottorato, «Apuntes de viaje al interior del tiempo»: «A mio nonno Luis, oculista, tra i cui apparati ottici sono cresciuto. Morì come vorremmo morire tutti, improvvisamente, nel sonno, la mattina in cui dovevo partire per Roma e cominciare questa tesi, che ora gli dedico». Nellanno della pubblicazione dei suoi «Appunti di viaggio» (era il 2001), Mansilla inaugurava, inconsapevolmente, la terza e ultima fase decennale della sua breve carriera, iniziata ventanni prima, già insieme allamico Emilio Tuñon, nello studio del suo maestro Rafael Moneo, con il quale entrambi collaborarono fino al 1992, prendendo parte alla realizzazione, tra gli altri, del Museo darte romana di Merida, della stazione madrilena di Atocha e della Fondazione Joan Mirò di Maiorca. Gli anni novanta furono per Mansilla quelli dellaffermazione professionale: dallassociazione con linseparabile Tuñon nacquero opere come il Museo provinciale di archeologia e belle arti di Zamora, lAuditorium di León e il Museo di belle arti di Castellón. Nello stesso periodo ebbe modo di concretizzarsi linteresse di Mansilla per la sfera astratta dellarchitettura, sia grazie al suo ingresso come professore nella Escuela Técnica Superior de Arquitectura di Madrid, sia grazie alla fondazione, insieme a Tuñon e Luis Rojo, della cooperativa di pensiero Circo che, dal 1993, pubblica lomonimo bollettino teorico. Nellultimo decennio della sua vita, Mansilla fece il suo ingresso ufficiale nella storia dellarchitettura con la realizzazione del Musac di León (nella foto), vincitore nel 2007 del prestigioso premio Mies van der Rohe, alla quale seguì laggiudicazione dimportanti concorsi internazionali, tra cui quelli per il Museo delle collezioni reali di Madrid (in via di completamento), per il Museo della Cantabria di Santander e per il Museo dellAutomobile di Madrid (in cantiere). La sua improvvisa scomparsa, a soli 52 anni, ci priva di uno dei più solidi e influenti architetti della contemporaneità: profondo conoscitore della sua disciplina e attento osservatore delle intersezioni di questa con il mondo dellarte, Mansilla era alla ricerca di unarchitettura minimalista che, comegli stesso scriveva, parlasse a bassa voce: «lideale sarebbe che gli edifici non si vedessero. Che uno rivolgesse lo sguardo ai dintorni… Che non si guardasse ledificio ma attraverso di esso… Se fosse possibile fare unarchitettura nella quale ciò che si percepisce è lo spazio che ledificio lascia allesterno… sarebbe una situazione fantastica». Parole che oggi, giunti ormai al limite di snervamento della «rumorosa» condizione postmoderna, potrebbero assumere, nuovamente, il valore di una premonizione.
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