Per ragionare di urbanistica futura in Italia, pensando alla bassa congiuntura parmigiana, bisogna partire dalla ricostruzione di un contesto profondamente diverso dal passato: dalla consapevolezza del livello della crisi; dalla presenza eccessiva di norme e regolamenti; dalla riduzione importante della capacità di spesa degli enti locali;dalla perdita di affidabilità delle istituzioni e di credibilità dei patti sociali.
Ora a Parma il tema può essere quello di sfruttare «le novità buone» del Piano strutturale comunale nuovo che presenta una strategia di recupero della città costruita e si rivolge alla città del vicinato e dei quartieri (quella dei cittadini, quella degli artigiani, della cooperazione sociale, del commercio di quartiere). Il Psc è a metà del guado. È un piano di segno opposto a quello oggi vigente. Un piano che col suo Key Diagram ha tracciato un confine netto tra le politiche urbane (della riqualificazione) e quelle per lo spazio rurale da conservare nei suoi valori paesaggistici e culturali, preservando il suolo così aggredito. Un piano su cui è possibile costruire un bando sulla riqualificazione urbana (pubblica e privata), materia di un nuovo Piano operativo comunale da strutturare in modo condiviso con i quartieri e gli attori sociali ed economici, che faccia decadere le previsioni espansive non attuate. Un bando sulla riqualificazione dei distretti di trasformazione, sottratti alla concorrenza delle aree di nuovo impianto, che il nuovo Psc porta in secondo piano, ma anche sulla città pubblica, ricercando gli strumenti e le occasioni della valorizzazione e le logiche della sussidiarietà per aumentare il valore del patrimonio pubblico; una valorizzazione senza alienazioni ma che sollecita linvestimento sociale privato (valorizzare e non svendere!).
La costruzione partecipata di questo bando non è un prezzo da pagare alla logica del consenso, ma è invece lo strumento necessario per alimentare una (giusta) domanda di intervento: esiste, oltre al (nuovo) Psc il Masterplan di quartieri tenuto fermo – chissà perché – nella sua evoluzione naturale, come piano del rinnovo partecipato. Per questo occorre valorizzare nuovi attori (fondazioni, capitale etico, gestori sociali), sollecitare la responsabilità sociale delle imprese e sperimentare propositi nuovi e modalità rinnovate per lazione della pubblica amministrazione. In tempi di vacche così magre, bisogna allargare i pascoli.
Questo percorso è anche quello più opportuno per valutare e nel caso promuovere la progettualità legando la programmazione di un nuovo Piano triennale delle opere pubbliche, non più alla finanza creativa delle società partecipate, ma a impegni (per quanto congiunturalmente potranno essere ridotti nelle dimensioni ma non nel rilievo) assunti dai soggetti attuatori, in un percorso ben concertato e trasparente di riordino, di manutenzione urbana, di azione sulle criticità. Questo percorso dovrà riconsiderare lesigenza di una governance urbana più estesa, che va riproposta dal livello padano a quello dei comuni contermini, passando soprattutto per le città dellEmilia. Ma se questo è oggi il contesto, non di breve periodo, e se questa è la congiuntura parmense, cosa vuol dire «fare di più con (molto) meno»? Cosa vuol dire assumere gli orizzonti della sostenibilità (sociale ed ambientale)? Cosa vuol dire rigenerare speranza …?
Articoli recenti
- Mendrisio: satira e reality show a Teatro 12 Novembre 2025
- Firenze, 25 anni dopo: al paesaggio serve un progetto 12 Novembre 2025
- Paesaggi italiani contemporanei: adattamenti, contaminazioni, fragilità 12 Novembre 2025
- Essere paesaggisti in Italia: poca chiarezza, molti ostacoli 12 Novembre 2025
- Moda, lo spazio magico delle sfilate 11 Novembre 2025
- L’insostenibilità della parola sostenibilità. Non usiamola più! 10 Novembre 2025
- Tragico crollo nella Torre dei Conti: no a scelte frettolose 8 Novembre 2025
- Jean Prouvé double face: tra valorizzazione e conservazione 5 Novembre 2025
- Un grande, raffinato, magazzino per rivoluzionare l’agricoltura 5 Novembre 2025
- La migliore architettura: politicamente corretta, poche sorprese e archistar 5 Novembre 2025
- Vitra Campus, Balkrishna Doshi celebra il silenzio 5 Novembre 2025
- Il porto di Marsiglia ha il suo nuovo, vecchio, faro 4 Novembre 2025
- Impermeabilizzazione del terrazzo: Icobit Italia il tuo alleato 4 Novembre 2025
- Il Museo più grande, simboli e nazionalismo: l’Egitto si celebra 3 Novembre 2025
Tag
Edizione mensile cartacea: 2002-2014. Edizione digitale: dal 2015.
Iscrizione al Tribunale di Torino n. 10213 del 24/09/2020 - ISSN 2284-1369
Fondatore: Carlo Olmo. Direttore: Michele Roda. Redazione: Cristiana Chiorino, Luigi Bartolomei, Ilaria La Corte, Milena Farina, Laura Milan, Arianna Panarella, Maria Paola Repellino, Veronica Rodenigo, Cecilia Rosa, Ubaldo Spina. Editore Delegato per The Architectural Post: Luca Gibello.
«Il Giornale dell’Architettura» è un marchio registrato e concesso in licenza da Società Editrice Allemandi a r.l. all’associazione culturale The Architectural Post; ilgiornaledellarchitettura.com è un Domain Name registrato e concesso in licenza da Società Editrice Allemandi a r.l. a The Architectural Post, editore della testata digitale, derivata e di proprietà di «Il Giornale dell’Architettura» fondato nell’anno 2002 dalla casa editrice Umberto Allemandi & C. S.p.A., oggi Società Editrice Allemandi a r.l.
L’archivio storico
CLICCA QUI ed effettua l’accesso per sfogliare tutti i nostri vecchi numeri in PDF.
© 2025 TheArchitecturalPost - Privacy - Informativa Cookies - Developed by Studioata






















