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Written by: Città e Territorio

A 20 anni dall’indipendenza, è di scena la terza generazione di progettisti

A 20 anni dall’indipendenza, è di scena la terza generazione di progettisti

L’indipendenza raggiunta nel 1991, l’uscita dal regime socialista, l’approdo a una democrazia capitalista e l’ingresso nella globalizzata Europa hanno alimentato in Slovenia un clima di crescente fervore culturale che, a ormai vent’anni dalle generazioni che segnarono il cambiamento nella vita sociale del paese, stenta a dirsi concluso. Così in architettura, dove l’incontro tra la tradizione mitteleuropea letta attraverso l’opera di Joze Plecnik (allievo di Otto Wagner) e la lezione moderna delle due generazioni successive (Ravnikar, Jugovec, Bonca) non sono state dimenticate. Oggi la Slovenia e in particolare Lubiana godono di un’ampia e medio-alta produzione architettonica. Un ruolo fondamentale è ricoperto dall’architettura pubblica, affidata sempre per concorso immediatamente dopo la proclamazione del vincitore, così come un’importante fetta è costituita dall’- housing, campo di sperimentazione formale e spaziale. A partire dalla Camera di commercio di Lubiana realizzata da Sadar+ Vuga (foto1), passando per le sedi delle Facoltà di Biotecnica di Krusec e Kurincic (foto2), ampliamento dell’esistente edificio a pianta cruciforme sul quale s’innesta in continuità il nuovo corpo in una rilettura contemporanea della facciata; e la Facoltà di Matematica di Bevk-Perovic (foto3), addizione verticale che completa e integra la vecchia sede. E ancora attraverso i complessi sportivi come quello recentemente realizzato da Sadar+Vuga a Stozice (foto4), in cui un programma complesso in cui trovano spazio anche un parco e un centro commerciale, è parte di un enorme intervento di modellazione del suolo in cui lo stadio risulta «affondato». O il centro per il canottaggio sul lago di Bled, opera di Banfi Skrbec, Kajzelj, Lemajic (foto5) e poi gli spazi pubblici e i ponti come quelli sul fiume Ljubljanica, il ponte e il parco sulla Gradascica di Kobe (foto6), e la sistemazione della piazza e del lungofiume di Vozlic-Kosir a Lubiana (foto7), fino alla grande tradizione abitativa. Lo studio Enota ha realizzato nella capitale un complesso residenziale di 50 alloggi (foto8), risolvendo un possibile fuori scala in un armonioso e vivace sistema di 4 corpi sfalsati ma collegati dai corpi scala e contraddistinti da piccole logge aggettanti; le residenze per studenti di Bevk-Perovic (foto9) annesse al complesso universitario, 56 alloggi nascosti dietro una facciata mobile di pannelli metallici forati. Una generazione vivace, (hanno tutti tra i 35 e i 45 anni) e priva di ridondanze teoriche che, lontana dal regionalismo critico, della lezione di Plecnik conserva la sperimentazione sull’involucro e la grande attenzione al dettaglio. Anche la Triennale di Milano rende omaggio al ventennale della Repubblica slovena con la mostra «Silent Revolutions», una selezione di prodotti firmati da 25 designer per 20 aziende locali (fino all’1 aprile).

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Last modified: 20 Luglio 2015