Gentile ministro dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture e trasporti,
sono un architetto che ha letto il bando di concorso per la progettazione dellampliamento della Galleria comunale darte di Cagliari. Le scrivo, prendendone spunto, per farle conoscere le condizioni in cui si svolge il «mercato» dei servizi professionali, dopo anni di chiacchiere sulla qualità delle opere pubbliche. Si tratta di una piccola opera del costo di costruzione di 2,6 milioni; una cifra normalmente gestita da un operoso geometra del Nord Italia nellarco di un anno. Per essere breve, le segnalo solo un paio di aspetti di questo procedimento avviato da una pubblica amministrazione. Sia chiaro che non ce lho con il Comune di Cagliari, che anzi ha il merito di voler scegliere larchitetto mediante un confronto tra progetti, ma è tenuto ad applicare le norme vigenti.
Ai partecipanti è richiesto di dimostrare il possesso di requisiti tecnico-finanziari. Mi limito a due di essi.
Il primo dice che dovrei avere fatturato almeno 388.000 euro negli ultimi cinque anni. Il secondo dice che dovrei avere avuto almeno otto dipendenti per anno negli ultimi tre anni. Ora io chiedo a lei, che di aziende se ne intende, come potrei avere mantenuto otto dipendenti se avessi fatturato circa 80.000 euro lanno? Evidentemente
il secondo requisito supera il primo, vanificandolo, di circa 10 volte. Poiché i dati del Cresme ci dicono che la dimensione media degli studi professionali di architettura in Italia è di 1,2 addetti, la libera concorrenza si restringe al 2-3% dei potenziali concorrenti. Dimenticavo di precisare che, disponendo di un laptop, potrei fare agevolmente da solo un progetto così piccolo. Il secondo esempio è anche più semplice. Per iscriversi bisogna compilare un modulo-domanda che consta di 45 pagine di dichiarazioni varie (ed è solo linizio). Tenga infine conto che ogni professionista affronterà un costo non inferiore ai 5.000-8.000 euro per partecipare al concorso. Che contributo potrebbe dare alleconomia del paese una ragionevole semplificazione e lapertura a una reale concorrenza? Non è il caso di cambiare regole che riflettono un recepimento balordo delle norme europee? Questi eccessi, infatti, non si verificano negli altri paesi. Con i più cordiali saluti e con la speranza che lei possa farci qualcosa,
Francesco Garofalo, Roma
Lettera pubblicata anche sul «Corriere della Sera» del 25 novembre 2011
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