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Written by: Professione e Formazione

Il tribunale trasloca e l’università si allarga

Parigi. Alla fine sarà lo studio di Renzo Piano a realizzare il futuro Palazzo di giustizia nel quartiere di Batignolles, settore in piena rinascita grazie all’ambizioso progetto dell’urbanista François Grether e della paesaggista Jacqueline Osty, che hanno saputo adattare il progetto inizialmente concepito per il villaggio olimpico nell’ambito della candidatura della capitale francese per le Olimpiadi del 2012, in un nuovo quartiere che prevede la realizzazione di 3.400 alloggi e 14.0000 mq di attività terziarie su circa 50 ettari. La cittadella giudiziaria si svilupperà su un lotto da 17.500 mq situato nel settore nord di Batignolles, non lontano dal boulevard périphérique che marca il limite amministrativo della capitale e permetterà di riunire su un unico sito il tribunale delle grandi istanze e la sede della polizia giudiziaria per un totale di circa 60.000 mq. La vittoria di Rpbw e di Bouygues Bâtiments, colosso dell’immobiliare francese e partner del progetto, è stata annunciata il
26 novembre dall’Etablissement public du Palais de justice de Paris, istituzione fondata nel 2004 con l’obiettivo di pensare il trasferimento delle attività giudiziarie, allo stretto nell’attuale sede della centralissima Ile de la Cité. Impresa non facile, visto l’ostracismo dei magistrati a trasferirsi su un sito inevitabilmente più periferico e meno prestigioso, e viste le numerose difficoltà tecniche dovute alle imponenti dimensioni e misure di sicurezza. Dapprima si pensò al settore di Paris Rive Gauche, nel 13° arrondissement, prescelto per un concorso internazionale d’idee lanciato nel 2005 che non ebbe seguito ma suscitò eterne polemiche. Nel 2009 fu il presidente Nicolas Sarkozy in persona a riprendere in mano il trasferimento della cittadella giudiziaria e ad annunciare la possibile localizzazione nel 17° arrondissement, a Clichy-Batignolles. Annuncio accompagnato dalla decisione di modificare il regolamento urbanistico per realizzare qui uno degli edifici che oltrepasseranno il limite di altezza dei 37 m che vige sull’intera capitale. Il progetto di Rpbw raggiungerà infatti i 160 m, diventando così un riferimento importante nel panorama di una città da anni restia a svilupparsi in altezza in nome della preservazione dell’omogeneità architettonica che la contraddistingue. Per ora pochi altri dettagli sono trapelati, dal momento che le immagini di concorso saranno rese pubbliche nel primo trimestre 2012 al momento della firma del contratto che segnerà il termine definitivo della procedura concorsuale e darà il via alla fase operativa con l’obiettivo di chiudere i cantieri nel 2016 per un costo stimato in 650 milioni. Sappiamo solo che il progetto di Rpbw ha battuto il francese Marc Mimram, appoggiato dal gruppo Vinci Construction, dopo che in una prima fase del con­corso, conclusasi nel marzo 2011, erano già stati scartati altri nomi noti tra cui Rem Koolhaas (Oma) e Christian de Portzamparc.
In attesa della presentazione ufficiale del palagiustizia, i parigini possono però consolarsi ammirando le immagini proposte dall’esuberante studio danese Big che, associato allo studio parigino Off Architecture, si è aggiudicato il concorso del futuro centro di ricerca dell’Università Paris VI sbaragliando la concorrenza d’importanti firme francesi e internazionali, da Mario Cucinella a Mvrdv. Battezzato «Paris Parc», il nuovo edificio di 15.000 mq accoglierà i laboratori dell’Università Pierre et Marie Curie su un sito emblematico tra il celebre Institut du monde arabe di Jean Nouvel e il polo universitario di Jussieu, realizzato negli anni sessanta su progetto di Edouard Albert e recentemente ristrutturato dallo studio francese Périphérique. Il binomio di architetti franco-danesi ha concepito un edificio plasmato sull’esistente per rispondere alle difficoltà tecniche di un sito particolarmente complesso e al tempo stesso emblematico, nel pieno cuore della capitale. Partendo da un parallelepipedo, la volumetria è stata deformata per orientare la vista su Notre-Dame, migliorare l’illuminazione naturale, favorire l’accessibilità. Ne risulta una vera e propria scultura alla scala urbana, dalle pareti oblique e dall’abile gioco di pieni e vuoti, che permette un inserimento perfetto nell’esigua parcella a disposizione, rispettando le rigorose norme urbanistiche che regolano il centro storico.

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Last modified: 10 Luglio 2015