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Written by: Città e Territorio

Cosolini: serve un nuovo Prg

Cosolini: serve un nuovo Prg

Il cambio di amministrazione dopo due mandati di governo del centrodestra ha portato a Trieste immediate innovazioni nel campo dell’urbanistica. La delega alla Pianificazione urbana è stata avocata a sé (quanto meno pro tempore) dal sindaco Roberto Cosolini (1956), principalmente per sbrogliare una situazione d’urgenza sul destino di una Variante generale adottata nell’agosto 2009 tra mille perplessità, e da mesi pronta per un’approvazione che non trovava consensi nella stessa maggioranza uscente. Cosolini viene dal mondo dell’economia e del lavoro: direttore della Confederazione nazionale artigianato, presidente dell’Ente zona industriale di Trieste, assessore regionale a Lavoro, Formazione, Università e Ricerca nella giunta Illy (2003-2008).

Quali motivi hanno indotto la Sua amministrazione a negare l’approvazione alla Variante generale 118? La Variante 118 non era un vero Prg ma piuttosto un piano edilizio: non conteneva alcuna strategia attuativa, era priva di una visione per il futuro della città. Al contrario, ritengo che la politica urbanistica sia il cuore della politica di un’amministrazione comunale e debba essere affrontata con il «gioco di squadra» delle diverse competenze. Inoltre, non abbiamo condiviso fin dall’inizio alcuni aspetti nella sua redazione, in particolare la totale assenza di confronto e partecipazione. Anche dal punto di vista dei contenuti vi erano scelte non condivisibili, togliendo edificabilità alle piccole proprietà per condensarla e trasferirla ad aree speculative [e per lo più situate sul Carso, in zone di notevole pregio ambientale, NdA]. A ciò aggiungiamo che i punti qualificanti erano assai distanti dal programma di governo da noi proposto agli elettori.

Quali saranno i temi strategici del nuovo piano?
Il primo obiettivo è porsi al servizio di un processo di modernizzazione di Trieste, che ha bisogno di maggiore «cura». Questa scelta di fondo accompagnerà interventi su alcuni punti di forza: il pieno recupero del rapporto con il mare, la valorizzazione del patrimonio culturale e del sistema della conoscenza. Saranno favoriti la più ampia partecipazione (anche se non credo che la politica debba rinunciare alla responsabilità delle proprie scelte), il rispetto dell’equilibrio ambientale e il controllo dell’uso del suolo (senza rinunciare a politiche e progetti che riportino la città a crescere demograficamente), una forte integrazione con le altre scelte pianificatorie. Prevediamo di elaborare a breve le direttive per il nuovo piano e di affiancare al «cantiere del piano» l’elaborazione di un piano strategico da varare entro l’anno.

In un periodo, come l’attuale, di scarsità delle risorse pubbliche, quale ritiene possa essere il ruolo del piano?
Specialmente nelle aree strategiche di maggiore rilievo, il recupero delle aree dismesse o del patrimonio abitativo abbandonato; non si deve trasferire l’iniziativa al privato ma piuttosto esplicitare indirizzi pubblici chiari: sia che si preveda una compartecipazione, sia che intervenga un developer privato. Il piano deve difendere l’interesse generale, instaurando un complessivo equilibrio tra pubblico e privato. Un banco di prova importante sarà il recupero di Porto vecchio, per il quale lo spostamento del punto franco e la sdemanializzazione porteranno (si spera in tempi brevi) a definire come fruire di questo enorme patrimonio pubblico. Il programma sembra ben avviato, ma non mancano le criticità: il 6 agosto è scaduta la salvaguardia della Variante 118, che«riattiverà» vari e consistenti progetti edilizi da questa bloccati, e il processo partecipativo preliminare alle Direttive di piano potrebbe soffrire dei tempi stretti proposti.

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Last modified: 1 Febbraio 2016