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Elisabetta BiestroWritten by: Città e Territorio

Abruzzo: la ricostruzione stenta, nonostante il Salone

Abruzzo: la ricostruzione stenta, nonostante il Salone

L’Aquila. Dal 7 al 9 luglio si è svolta la prima edizione del «Salone della Ricostruzione», a due anni di distanza dal sisma che il 6 aprile 2009 ha colpito il capoluogo abruzzese e 57 comuni della Provincia. L’iniziativa, promossa da Ance Abruzzo in collaborazione con Green Building Council Italia (Gbc) e Isea (Istituto superiore europeo artigianato del recupero in edilizia), è stata l’occasione per raccogliere le idee d’istituzioni pubbliche e professionisti che si sono confrontati sui temi della ricostruzione, del restauro e dell’edilizia sostenibile. L’Aquila è oggi un grande laboratorio nel quale poter sperimentare nuovi materiali e tecnologie: un cantiere a cielo aperto che, nelle speranze della manifestazione, mira a diventare un riferimento attuale per progettisti, imprese e nuove realtà costruttive. Un’occasione dunque per ripensare la città e il territorio aquilano su nuove basi, che ha coinvolto oltre 230 espositori provenienti da tutta Italia e circa 7.000 visitatori. Ampio e articolato il programma di convegni e dibattiti che hanno animato i tre giorni, su tematiche legate alle innovazioni in campo edilizio, alle tecnologie per la protezione del rischio sismico, alla ricostruzione dei piccoli comuni e alla valorizzazione del patrimonio architettonico locale. Tra questi, da segnalare la presentazione dei lavori degli «Atelier», a cura del LaurAq-Laboratorio urbanistico per la ricostruzione dell’Aquila (vedi box), e delle 160 opere selezionate nell’ambito del primo «A’da, Premio architettura d’Abruzzo». Patrocinato da Cnapp e Ance Abruzzo e Ordini degli architetti e ingegneri delle quattro province abruzzesi, il premio è dedicato ai progetti realizzati nella regione negli ultimi dieci anni. Le opere in concorso saranno oggetto di una mostra itinerante in ognuna delle province, e l’assegnazione dei premi sarà effettuata in occasione della prima tappa, in programma a ottobre all’Aquila; un premio verrà inoltre assegnato dai singoli Ordini provinciali. I numeri dell’appuntamento hanno superato ogni più ottimistica aspettativa, sia per quanto riguarda la partecipazione sia per la qualità degli argomenti affrontati. Un’interessante manifestazione che si spera non rimanga senza continuità, ma possa essere il punto di partenza per nuovi approcci progettuali e per la realizzazione dei tanti interventi ancora da attuare, indispensabili per restituire alla città e ai territori la propria identità. La situazione appare infatti ancora piuttosto stagnante. Nel centro storico prosegue il restauro delle chiese, sono stati adottati 12 dei 45 monumenti inseriti nella lista stilata al G8, quasi ultimati i puntellamenti e hanno aperto alcuni bar e ristoranti, oltre alla Banca d’Italia e agli ex uffici dell’intendenza di finanza (dove dovrebbe trasferirsi la prefettura), ma la città rimarrà ancora a lungo senza residenti. Chi ha presentato i progetti si scontra infatti con le difficoltà: l’allacciamento alle reti e lo smaltimento delle macerie, che per il centro dell’Aquila continua a essere compito di militari e vigili del fuoco, i quali possono per ora contare solo sul sito di stoccaggio della cava ex Teges, dalla capacità molto limitata. Intanto, ad agosto è scaduto il termine (prorogato più volte) per le domande di ricostruzione privata degli edifici E (distrutti o con danni gravi): ne sono state presentate 7.000 ma ne sono rimaste fuori circa 5.000. Nonostante i provvedimenti chiarificatori, l’invio delle domande è risultato lentissimo, a detta dei professionisti a causa di complessità e incongruenze procedurali e normative. Ma nonostante tali obiezioni sono in vista sanzioni per le domande presentate in ritardo, con l’avallo dell’Ordine degli Architetti (ma non di quello degli Ingegneri). Pare che il Comune stia facendo un piano di ricostruzione che dovrebbe uscire a breve. Per ora è stata solo presentata una planimetria che indica interventi sull’asse centrale del centro. Al di fuori di questo, i nuovi progetti di edifici culturali non sono partiti e lo spazio di piazza d’Armi viene poco alla volta eroso da interventi frammentari, tra cui i recenti sbancamenti per le piazzole del mercato.

Autore

  • Elisabetta Biestro

    Nata ad Asti nel 1984 e laureata in Architettura per il restauro e la valorizzazione dei beni architettonici e ambientali al Politecnico di Torino nel 2009. Da allora collabora con "Il Giornale dell'Architettura". Ha lavorato come consulente di Green Building Council Italia (GBC Italia) che promuove il protocollo per edilizia sostenibile certificata LEED®. Specializzata in corsi post-laurea legati alla gestione e controllo di progetti complessi e alle tematiche quali conservazione del patrimonio architettonico e ambientale, interventi a basso costo e sostenibili, dal 2013 cura le attività di comunicazione e gli eventi di una multiutility con sede in Piemonte, che sviluppa progetti legati all’efficienza energetica, alla cogenerazione e produzione di energia da fonti rinnovabili e ai servizi ambientali.

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Last modified: 22 Luglio 2015