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Luca GibelloWritten by: Progetti

Ascensore (con vista) scavato nella roccia

Ascensore (con vista) scavato nella roccia

Exilles (Torino). Domenica 23 ottobre la Val di Susa non figurava agli onori (si fa per dire) delle cronache solo per l’ormai patetica (ma per fortuna pacifica) protesta dei No Tav contro l’apertura dei cantieri del tunnel per la nuova linea ferroviaria, ma anche per qualcosa di più edificante. Uno spettacolare taglio a cielo aperto nei calcescisti che costituiscono il basamento su cui si erge possente il Forte di Exilles, già castello medievale trasformato in fortezza dai francesi a difesa dei territori di confine tra Delfinato e Savoia, poi conquistato dal Ducato nel Settecento ribaltandone le bocche di fuoco verso monte, fatto radere al suolo da Napoleone, ricostruito dai sovrani sabaudi senza più tuttavia sparare un colpo e infine abbandonato dal 1943, in completa decadenza fino al 1978.
Il taglio ha visto l’esportazione di circa 4.000 mc di roccia: un enorme cuneo triangolare con cateti di 30 e 40 m (in verticale e in orizzontale), cavato con la tecnica del taglio del marmo, cioè attraverso un filo diamantato lungo circa 120 m. Lo spettacolare dromos, dalle pareti di roccia viva, compattata e levigata ma non perfettamente a piombo per via delle naturali deviazioni e tolleranze subite dal filo durante l’incisione, conduce non a un thòlos bensì a una gabbia ascensore completamente vetrata per i 3/5 della corsa, che poi s’infila nella bastionata e sbuca in prossimità della corte principale del forte, superando un dislivello di 50 m. È così garantita l’accessibilità al complesso, in precedenza ben più faticosa per il tipo di percorso e la pendenza. Era infatti anche questo lo scopo della gara bandita dalla Regione Piemonte nel 2005 per il recupero e la rifunzionalizzazione del corpo cosiddetto «del Cavaliere», che ha visto prevalere la proposta del gruppo guidato da Studio Pession Associato, unico a osare una simile soluzione invece del più «tradizionale» tunnel orizzontale di base con risalita diretta nel centro della corte.
Vinti scetticismi e ricorsi vari, a lavori finiti (costati 6,88 milioni) l’impatto visivo dell’incisione è devastante? Molto meno di quanto ci si potesse attendere. E poi, a pensarci bene, il nettissimo taglio «storico» dello spalto a valle, per rendere inespugnabile il Forte, è altrettanto artificiale ma infinitamente più marcato. Ma l’intervento ha contemplato una parte assai meno visibile: un meticoloso restauro conservativo degli interni; circa 50 stanze al piano superiore, destinate all’alloggiamento di ufficiali e truppe. Ora in parte sono museo di se stessi e in parte ospitano il Museo olimpico, con documentazione e cimeli dei Giochi invernali del 2006. Un’operazione sotto l’egida del Museo nazionale della montagna di Torino il quale, dal 2000, quando cioè gran parte dell’intero complesso era stata restaurata e aperta per la prima volta al pubblico, ha stabilito la sua seconda sede.

Architettura e restauro: Studio Pession Associato, Base Engineering srl; Studio Dionigio; Studio Associato Orsini; Tetrastudio Architetti Associati Strutture: Sintecna srl Impianti: Metec & Saggese srl Geologia: Genovese & Associati Impresa: Zumaglini & Gallina Spa
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Autore

  • Luca Gibello

    Nato a Biella (1970), nel 1996 si laurea presso il Politecnico di Torino, dove nel 2001 consegue il dottorato di ricerca in Storia dell’architettura e dell’urbanistica. Ha svolto attività di ricerca sui temi della trasformazione delle aree industriali dismesse in Italia. Presso il Politecnico di Torino e l'Università di Trento ha tenuto corsi di Storia dell’architettura contemporanea e di Storia della critica e della letteratura architettonica. Collabora a “Il Giornale dell’Architettura” dalla sua fondazione nel 2002; dal 2004 ne è caporedattore e dal 2015 al 2024 è direttore. Oltre a saggi critici e storici, ha pubblicato libri e ha seguito il coordinamento scientifico-redazionale del "Dizionario dell’architettura del XX secolo" per l'Istituto dell’Enciclopedia Italiana (2003). Con "Cantieri d'alta quota. Breve storia della costruzione dei rifugi sulle Alpi" (2011, tradotto in francese e tedesco a cura del Club Alpino Svizzero nel 2014), primo studio sistematico sul tema, unisce l'interesse per la storia dell'architettura con la passione da sempre coltivata verso l’alpinismo (ha salito tutte le 82 vette delle Alpi sopra i 4000 metri). Nel 2012 ha fondato e da allora presiede l'associazione culturale Cantieri d'alta quota

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Last modified: 22 Luglio 2015