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Written by: Inchieste

Virginio Merola: prima di tutto vogliamo la bellezza urbana

Virginio Merola: prima di tutto vogliamo la bellezza urbana

Viviamo un tempo di crisi che s’intreccia ma, forse proprio per questo, è un tempo di straordinarie opportunità. Bologna è un osservatorio privilegiato dei nuovi fermenti. L’effervescenza dell’esperienza studentesca ha però un carattere effimero e ciclico che ha favorito il radicarsi di enclave di poteri borghesi piuttosto chiusi e statici, enfatizzando quel «capitalismo relazionale» tipico di realtà provinciali. L’innovazione è stata per lungo tempo costretta a percorsi sotterranei, e anche oggi i più festosi fermenti della contemporaneità sono portati avanti con fatica.
Come cucire i nuovi «integratori di sistema» e produrre simbiosi tra il ricco retaggio del passato e queste nuove forme di vitalità? Su questi temi si deciderà gran parte del successo di questa amministrazione; per capire se il sindaco sia l’ultimo di un vecchio mondo, o il primo di uno che avanza.

Credo che Bologna abbia già all’interno del suo patrimonio culturale diverse realtà capaci d’intercettare i fermenti d’innovazione che, sia pure a volte in forme contraddittorie, attraversano gli scenari europei e globali. Penso che il primo compito dell’amministrazione sia la capacità di rinnovare la propria organizzazione per poter essere interlocutori credibili e capaci, attraverso indirizzi di politica culturale chiari e di conseguenti bilanci trasparenti, di valorizzare, non rinunciando al coraggio delle scelte, le proprie eccellenze. Occorre inoltre porsi in una posizione di ascolto e attenzione evitando giudizi affrettati che spesso impediscono alle amministrazioni pubbliche di riconoscere le espressioni innovative in ambito artistico e, più in generale, culturale. Questo tema è particolarmente rilevante in una città come Bologna, sede di una grande Università. Naturalmente, uno sforzo particolare va dedicato alla creazione di un sistema di politiche coerenti che intreccino le questioni relative alla cultura con quelle, tra le altre, dell’urbanistica, dei servizi, della viabilità. Non è possibile infatti pensare oggi a un sistema urbano capace d’intercettare possibilità inedite negli ambiti più disparati senza ragionare in termini complessivi e strategici.

Pare che la città abbia vissuto un tempo in cui l’unica opposizione al degrado fosse l’esasperazione normativa, ma questo porta a una deresponsabilizzazione dei cittadini. Tra norma e arbitrio forse si può tentare la via media del progetto, non solo in senso architettonico ma come strumento culturale. E se per i settori adulti ciò significa approfittare delle competenze, per i più giovani ciò conduce a un ricorso massivo ai concorsi, anche in campi minuti per aumentare il coinvolgimento e la responsabilità.
Il progetto (e dunque il confronto aperto fra progetti tramite il concorso) è certamente strumento utile a costruire spazi di discussione e a coinvolgere la città in modo pragmatico, mettendo al centro opportunità e problemi reali, aprendo il confronto su possibili soluzioni al di là di posizioni predeterminate. Con questo approccio è possibile valorizzare le tante competenze, dei cittadini delle diverse fasce di età, di coloro che arrivano a Bologna per motivi di studio e lavoro, delle diverse generazioni di architetti e progettisti di cui Bologna è ricca, raccogliendo gli spunti che ci arrivano dalle tante reti internazionali di cui la nostra città è parte. L’attenzione al progetto è ben testimoniata anche negli strumenti urbanistici che provano a uscire da questo «dualismo» norma vs progetto, proponendo un’impostazione attenta anche alla qualità e alle prestazioni (e non più solo alle prescrizioni) e includendo concorsi e partecipazione fra gli strumenti attuativi.

Piazza Verdi è simbolo e terreno di confine di due istituzioni (Comune e Università) che faticano a dialogare mentre, anche dal punto di vista spaziale, il campus universitario in centro storico potrebbe essere una potenzialità enorme per la città, uno spazio privilegiato di quella progettualità giovanile di cui si diceva.
L’annosa questione del rapporto città e Università, al cui interno si pone anche la conflittualità tra generazioni, credo rappresenti un elemento caratterizzante della storia bolognese; per certi aspetti potremmo dire della sua cultura sociale. Ciclicamente si è cercato di affrontare tali problematiche ma senza coglierne l’essenza. Bologna è una città molteplice, ogni dieci anni muta per il 50% la propria popolazione ed è in questa trasformazione che concretizza la propria identità. Su questo aspetto occorre riflettere per aprire una nuova progettualità sullo spazio pubblico, la sua fruibilità e valorizzazione.

La crisi economica impone nuove filiere allo sviluppo, anche nei rapporti pubblico-privato: una considerazione generale che a Bologna ha nei portici un luogo-simbolo, testimone di un dialogo pubblico-privato che si potrà estendere ad altri ambiti nei processi manutentivi ordinari dei quali la città ha estremamente bisogno. Ambiti di soglia e contaminazione, questi «tunnel urbani» potrebbero rivelarsi ancora laboratori delle politiche d’integrazione e partecipazione.
Come ho scritto nel documento del programma di mandato, Bologna è una bella città, con un centro storico ben conservato, ricco di spazi pubblici singolari come il sistema dei portici (che, da soli, meritano il riconoscimento di patrimonio culturale dell’umanità secondo i parametri Unesco, per cui si lavorerà nei prossimi anni). La tutela della qualità dello spazio pubblico nella città storica dev’essere oggetto di costante attenzione da parte nostra, per stimolare una corrispondente cura da parte di tutti i cittadini. Ma proprio a partire dalle qualità che fanno «bello» il centro è necessario ripensare una «città bella» nel suo insieme; l’obiettivo di una nuova bellezza urbana sarà una priorità di governo da perseguire con una strategia integrata e trasversale alle diverse competenze dell’amministrazione comunale. La pianificazione urbanistica prevista dal Piano strutturale comunale sarà coniugata con una nuova attenzione allo spazio pubblico, all’arredo e ai percorsi urbani, velocizzando i tempi di risposta alle segnalazioni dei cittadini e migliorando l’efficienza e la qualità degli interventi di manutenzione, cura e pulizia. Nei progetti che si occupano di questi interventi, massima priorità sarà data allo stabilire connessioni tra le diverse parti, a evitare fratture e discontinuità nel tessuto civico e urbano, a creare le migliori condizioni di vivibilità e convivenza urbana, a garantire l’accessibilità per tutti. Servono soluzioni innovative e integrate dello spazio pubblico come luogo della convivenza fra le differenti popolazioni e generazioni che abitano Bologna. Un progetto d’innovazione urbana definirà gli interventi, anche piccoli ma tra loro integrati e coordinati, di manutenzione e progettazione, per rendere armonioso e funzionale l’aspetto estetico della città e valorizzare l’identità e la qualità dello spazio pubblico. Vogliamo una città più verde, più sicura e ricca di arte pubblica, più fruibile per tutti, che valorizzi la cultura e il commercio di vicinato sia nella parte storica che nelle nuove centralità diffuse nei quartieri, a partire dalle prossime trasformazioni delle aree ex militari, ferroviarie e industriali dismesse. Fra i luoghi di cui promuovere una profonda riqualificazione ci sono anche i cimiteri, con le manutenzioni straordinarie volte a ripristinare il massimo decoro e con le forme di gestione più opportune per garantire l’efficienza e la rilevanza pubblica di questo tipo di servizio.
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Last modified: 22 Luglio 2015