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Andrea BoccoWritten by: Città e Territorio

Ad Assisi è un bosco l’ultimo successo del Fai

Ad Assisi è un bosco l’ultimo successo del Fai

L’11 novembre è stato inaugurato il Bosco di San Francesco, che il Fai ha aperto al pubblico. Si tratta di 60 ettari di foresta, ad alto fusto nella parte più prossima al Sacro convento (qui il terreno è proprietà della Basilica papale), ceduo e uliveto nelle aree rimanenti (che sono invece state donate al Fai). Il bosco è stato sistemato e vi sono stati attrezzati due sentieri, secondo il progetto di restauro paesaggistico dello studio Salvatici-Ripa di Meana di Perugia. I percorsi raggiungono la chiesa di Santa Croce, i resti di un antico spedale, un mulino, cave e forni da calce, una torre, e infine il Terzo Paradiso: simbolo ideato da Michelangelo Pistoletto per raffigurare la sintesi tra natura e artificio mettendo a dimora 121 ulivi.
La visita del bosco, oltre a offrire un’occasione di serena immersione nella natura cara a Francesco, consente di comprendere l’essenza duale di Assisi: da un lato del muraglione del Sacro convento la città costruita, gli edifici esposti al sole; dall’altro, la natura ombrosa e un tempo selvaggia che fornisce alla prima legno e pietra da costruzione.
L’unica nuova realizzazione del Fai è il chiosco che funge da punto di accoglienza visitatori in prossimità del varco d’accesso alla selva dalla piazza superiore di San Francesco, laddove esisteva un fabbricato destinato a servizi igienici e ricovero attrezzi, con copertura verde piana. Progettato da Emanuele Bottigella, Tiziana Monterisi e Armona Pistoletto (n.o.v.a.civitas), ha caratteri di temporaneità (smontabile con la minima interferenza con il sito) e impiega materiali naturali. Nascosta dal muraglione e dagli alberi, l’architettura minima (un solo ambiente di 12 mq) non è visibile né dalla piazza e da via Merry del Val, né dalla strada che attraversa la selva. L’edificio preesistente è stato collegato al nuovo con una schermatura di lamiere metalliche, per mascherarlo e ricavare un corridoio coperto e uno spazio per stoccaggio. Il chiosco poggia su una platea ed è costruito con blocchi steko, assemblati a secco e posti in opera su dormienti in abete. Le pareti, lignee come la copertura, all’interno sono lasciate a vista, mentre all’esterno sono rivestite da un cappotto di sughero bruno espanso spesso 16 cm, anch’esso a vista. Grazie a tali scelte d’involucro e ai serramenti ad alte prestazioni l’opera non ha impianto termico fisso. Una pensilina si protende a coprire la parte antistante le porte d’ingresso e di uscita; una panca, completamente in pannelli di sughero, incanala i flussi obbligando a transitare dentro il chiosco. Qui inizia la visita, con una grande finestra affacciata sul bosco. Il costo totale dell’intervento è di 86.000 euro.
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Autore

  • Andrea Bocco

    Professore di Tecnologia dell’architettura al Politecnico di Torino e direttore del Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio. Insegna "Appropriate technology and low-tech architecture". Si è occupato di rigenerazione urbana, sviluppo locale, community hub, spazio pubblico. Ha fondato e diretto l’Agenzia per lo Sviluppo Locale di San Salvario (Torino). Le sue ricerche e pubblicazioni concernono, tra l’altro, Bernard Rudofsky, Yona Friedman, analisi dell’ambiente costruito, rigenerazione di villaggi montani, nonché ontologia applicata all’architettura e l’edilizia. Negli ultimi anni ha concentrato l’attenzione sull’architettura contemporanea low-tech, la costruzione con materiali naturali, e la misurazione dell’impatto ambientale di tecniche e stili di vita "alternativi"

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Last modified: 22 Luglio 2015