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Written by: Progetti

L’Università di Camerino +5, di Gabriele Mastrigli

In un momento così delicato per le sorti dell’Università italiana, rivisitare un intervento importante come il sistema delle nuove strutture dell’Università di Camerino significa esprimere un giudizio che va inevitabilmente al di là dell’hic et nunc. Ancor più se l’intervento in questione è il risultato di un processo complesso, messo in moto da un evento disastroso, il sisma del 1997 che ha colpito Umbria e, nella fattispecie, Marche, per una volta trattato non soltanto all’insegna dell’emergenza ma come volano potenziale per lo sviluppo di un’intera città. Il primo giudizio va dunque dato alla strategia complessiva. Come già al tempo dei collegi universitari di Giancarlo De Carlo a Urbino, anche a Camerino è stata chiara sin dall’inizio l’ambizione d’intervenire in maniera strutturale sull’impianto urbano, agendo lungo il ripido versante settentrionale dell’antica città ducale. Il sistema degli edifici, da quando questo Giornale ne ha presentato il progetto (marzo 2006), si è andato completando e arricchendo, e oggi sembra essere stata la scelta più giusta: da una parte per allargare e modernizzare l’offerta di spazi a disposizione dell’Università con particolare attenzione alle facoltà scientifiche, dall’altra per rinforzare l’assetto territoriale dell’ateneo concentrando le nuove funzioni intorno al centro antico. D’altra parte sostanziali tagli di budget e tempi lunghi di realizzazione hanno comportato revisioni e aggiustamenti in corsa di quasi tutti i progetti, che non sempre i manufatti, una volta completati, sembrano aver assorbito bene. Anche perché si tratta per lo più di edifici di piccole dimensioni, chiamati a «reggere» tanto alla scala paesaggistica che a quella del dettaglio costruttivo.
Scendendo dal centro lungo via Madonna delle Carceri, s’incontrano gli interventi di Umberto Cao, primi di una serie disposta a pettine lungo il ripido asse stradale. Se il Polo universitario informatico, già completato nel 2006, era stato realizzato in tempi rapidi e nel rispetto dei disegni esecutivi, all’opposto il Dipartimento di Farmacologia e Stabulario, che ha nell’articolazione dei volumi la sua parte migliore, ha patito una realizzazione lunga e complicata, aggravata dalla decisione dell’ateneo di concentrare ulteriori dipartimenti scientifici in strutture in via di costruzione che, come questa, erano state progettate con un diverso programma funzionale. Così un progetto pensato per un solo dipartimento è stato adattato in fase costruttiva a ospitarne anche un altro, quello di Medicina sperimentale, mettendo a dura prova il funzionamento interno dell’edificio.
Anche il Dipartimento di Biologia molecolare cellulare animale (Pippo Ciorra e Massimo Perriccioli) è stato completato ed è in funzione. Nonostante la sostanziale riduzione del budget in corso d’opera, con conseguenze già visibili nelle finiture esterne, è un edificio che fa del sistema dei percorsi interni la sua parte migliore. Inoltre, insieme al vicino ampliamento del Dipartimento di Scienze morfologiche e biochimiche comparate, degli stessi progettisti, l’edificio articola un sistema di piazze e percorsi che tentano di conferire un carattere urbano all’insieme e compensare l’assenza di un’adeguata sistemazione infrastrutturale e paesaggistica (che peraltro riguarda l’intera collina) mai realizzata per assenza di fondi.
La parte di maggior peso dell’intero complesso è senz’altro il campus residenziale (Raffaele Mennella), ancora in fase di completamento. Al momento è andato in appalto il secondo lotto che ha riguardato l’ultimazione delle residenze universitarie per studenti e la costruzione di due edifici per servizi. Le nuove 55 residenze verranno consegnate in estate; ancora in costruzione è invece l’edificio servizi d’ingresso al campus (Cherubino Gambardella), così come ancora al rustico è l’edificio aule-biblioteca di complessivi 1.800 mq, destinato a diventare il centro del nuovo intervento.
Chiudiamo con una new entry in via di realizzazione: il progetto «Sole su Unicam» che riguarda la riqualificazione energetica dell’edificio della Scuola di Scienze matematiche. Se da una parte si tratta di un interessante esperimento di «rifoderatura» di un edificio preesistente di scarsissimo valore architettonico, con il duplice scopo di migliorare l’efficienza energetica e ridare un nuovo volto al manufatto, dall’altra il progetto (redatto da Angela Leuzzi per lo spin-off PenSy dell’Università di Camerino, coordinato da Federica Ottone) è di quelli «intelligenti» anche perché costretti a fare di necessità virtù. Vi è da sperare, allora, che non sia l’ennesimo segnale di quel clima di forzata austerità a cui sempre più è sottoposta l’Università italiana, la quale rischia di non reggere le cure dimagranti a più riprese imposte dall’alto compromettendo i tanti processi virtuosi messi in atto negli ultimi anni.

Autore

  • gabriele_mastrigli

    Architetto e critico, vive a Roma. È Professore associato di Composizione architettonica e urbana presso l'Università di Camerino – Scuola di Architettura e Design di Ascoli Piceno. Ha pubblicato tra gli altri la raccolta di saggi di Rem Koolhaas, Junkspace (Quodlibet 2006, Payot & Rivages 2011) e il volume Superstudio Opere 1966-1978 (Quodlibet 2016, Chongqing Yuanyang Culture & Press 2018). Per il museo MAXXI ha curato la mostra Holland-Italy 10 Works of Architecture (2007) e la retrospettiva Superstudio 50 che ha aperto a Roma nel 2016 e presso la Power Station of Art, Shanghai nel 2017-2018.

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Last modified: 10 Luglio 2015