Il restauro e lammodernamento del Museo archeologico (Palazzo Piacentini) figura tra le prime opere inserite per il 150°, per interessamento nel 2007 dellallora ministro per i Beni culturali Francesco Rutelli. A rendere indifferibile lintervento era stata una concomitanza di fattori: condizioni termoigrometriche proibitive, necessità di un adeguamento antisismico e di superare la frammentarietà di un museo che si era trasformato in «deposito» di reperti che il tempo aveva accumulato, privi di un filo di racconto unificato attraverso una continuità spaziale. Il progetto di restauro delledificio, che conserva importanti testimonianze della civiltà della Magna Grecia ed è uno dei pochi costruiti ex novo in Italia tra le due guerre con espressa destinazione museale, porta la firma dellarchitetto Paolo Desideri dello studio romano Abdr (riqualificazione del Mausoleo di Augusto e allestimento del lapidarium del Museo nazionale di palazzo Venezia a Roma), che si è occupato della variazione del progetto preliminare, redatto dalla Soprintendenza, e di quello esecutivo dellimpresa pugliese Cobar srl (San Carlo di Napoli e Petruzzelli di Bari), la quale si era aggiudicata lappalto il 5 febbraio 2008. Ad assegnare lincarico ad Abdr, il 20 giugno 2009, era stata la Struttura di missione istituita per le celebrazioni dei 150 anni, che aveva invitato a concorrere anche Francesco Cellini e David Chipperfield: lo studio figura formalmente «in veste di supporto al Responsabile del procedimento (lingegnere Enrico Bentivoglio, che è pure Commissario delegato per il Museo in seno alla suddetta Struttura di missione) per la supervisione e la progettazione». I Comitati di settore infatti avevano sollevato osservazioni in merito al progetto preliminare e bocciato lesecutivo. Tale variante ha determinato la lievitazione dellimporto a base dasta da 13.980.751,18 euro a circa 22 milioni, di cui 2,4 stanziati dalla Regione per lallestimento in fase di definizione e frutto della collaborazione della Soprintendenza archeologica della Calabria, per la parte scientifica, e di Abdr, che ha progettato anche le teche espositive. Chiuso dal 1° novembre 2009, il Museo si presenta allappuntamento di marzo nella sua nuova veste, a restauro ultimato. Ma per lallestimento si dovrà attendere ancora. Lappalto sarà espletato nei prossimi mesi, con previsione dinaugurazione comunque entro lanno. Solo i Bronzi di Riace saranno ricollocati a fine aprile (dopo lintervento conservativo) al piano terra (prima erano nel seminterrato) con affaccio sul nuovo atrio espositivo, in unarea che condivideranno con i «filosofi».
Lesposizione non sarà più topografica ma tematica: preistoria e precolonizzazione al secondo piano; santuari e polis al primo; tombe greche e indigene, abitare greco e indigeno al piano ammezzato; Reggio Calabria, Calabria romana, rilievi normanni, Bronzi e «filosofi» al piano terra. E «a quattro dimensioni», spiega Desideri: «alle tre canoniche di natura cartesiana, si aggiunge la quarta rappresentata dal tempo, filo conduttore che lega tra loro i vari livelli, secondo un percorso continuo, a spirale intorno allatrio centrale, invertito rispetto al precedente, dai piani superiori al piano terra». Qui ci sono anche una sala lettura e una conferenze, mentre nel seminterrato, oltre ai laboratori di restauro e agli ambienti per gli impianti tecnologici (il progetto si è occupato anche del loro adeguamento), unampia area centrale è deputata alle esposizioni temporanee.
Il restauro ha comportato tra laltro la realizzazione di una controparete strutturale su tre facciate della corte, che mantiene inalterata la partitura e lincolonnamento delle finestre, nel rispetto del linguaggio piacentiniano delle facciate interne, e che consente al contempo la messa in sicurezza antisismica delledificio. «Leliminazione degli infissi da queste finestre», aggiunge, «esalta la tendenza al partito metafisico piuttosto che a quello neoclassico delle geometrie originarie».
Lintervento inoltre ha ampliato il museo con nuove dotazioni: roof garden dedicato a sosta e ricreazione, grazie alla rifunzionalizzazione della terrazza di copertura, e atrio espositivo, ricavato dalla chiusura della corte interna, pensato come fulcro e dotato di un nuovo solaio atto a sostenere la ricostruzione in anastilosi di frammenti di templi classici: così da collegare, in un continuum spaziale, la corte con larea antistante il museo (piazza De Nava). Prima in Europa quanto a dimensioni per uso civile, una «tensegrity», una struttura reticolare spaziale, rivestita superiormente da lastre di vetro semitrasparente, «invisibile» da terra, funge da piano calpestabile del roof garden, chiudendo la corte. Altra caratteristica della nuova ala superiore è il suo funzionamento bioclimatico, in grado dinteragire con lirraggiamento solare, al fine di contenere i costi energetici.
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