Per la terza volta (cfr. «Il Giornale dellArchitettura», n. 40) il Comune riadotta il Psc. Dopo il primo tentativo del 20 aprile 2004 e il secondo del 24 luglio 2007, entrambi non formalizzati con lapprovazione definitiva, si ritenta di nuovo. Il 13 dicembre 2010 il Consiglio comunale ha adottato per la terza volta il Piano. Ma questa volta con una prospettiva più certa di concludere liter per lapprovazione definitiva. Cosè cambiato oggi per rendere positiva la speranza? Lassetto politico comunale e lattivismo soggettivo del nuovo sindaco, lindebolirsi di alcune delle più «spinose» questioni urbanistiche locali (lattraversamento dellAlta velocità ferroviaria, oramai definito) ma anche la forma del Piano e il modo di confezionarne i documenti costitutivi. Questultimo punto è di particolare importanza tecnica e disciplinare insieme. Sono stati predisposti tre insiemi di elaborati: un ricco Quadro conoscitivo (sostanzialmente uguale a quello del 2007); una Valutazione integrata (iniziale, intermedia, di sintesi finale); il Rapporto ambientale. Il tutto è corredato da un essenziale apparato cartografico composto da 14 tavole, la più importante delle quali riguarda le parti della città, e dalle norme del Piano. Gli elaborati della Valutazione integrata illustrano e discutono i principi ispiratori del piano, con un linguaggio tecnico friendly e con formulazioni e progetto del piano disegnati in modo didascalico, che hanno favorito unintensa attività partecipativa, conclusa nella «notte delle 100 piazze» con lorganizzazione di altrettante assemblee cittadine il 29 settembre scorso sulle principali questioni urbane. Un approccio da urbanistica «sbrigativa», necessario dopo troppi anni di attese e rinvii, ma forse foriero di possibili innovazioni sia tecniche che culturali. Si apre ora il periodo delle osservazioni, possibili fino al 12 marzo. Ma che cosa cè di nuovo? Una diversa impostazione di base: «Affidare la trasformazione della città esclusivamente al riuso dei contenitori dismessi», con un preciso compito di cui il Piano deve farsi carico: «creare le condizioni al contorno perché le trasformazioni possano avvenire in maniera corretta, fortemente integrate nel contesto di riferimento»: parti di città, città nel suo complesso, area metropolitana fiorentina. Da qui luso della categoria della rigenerazione: fisica, ambientale e socio-economica, come chiave del progetto di piano e modalità ordinatrice delle azioni amministrative. Sta qui la sfida e la debolezza del Piano. Sfida perché rigenerare è sinonimo di riformulare e quindi di selezionare e scegliere. Il Piano in questo è davvero generoso e chiaro, come sulla mobilità (sistema ferro, corsie protette, ciclopiste, parcheggi sotterranei), sulla stratificazione e gerarchizzazione delle infrastrutture, sui nodi da riqualificare e sulle aree (dismesse e degradate) soggette a trasformazione, attraverso listituto della perequazione urbanistica e listituzione del registro dei crediti edilizi; sulla cancellazione delle previsioni urbanistiche non attuate dal precedente piano. Debolezza perché il Piano, oltre a non indicare le risorse finanziarie necessarie al progetto, richiama indirettamente una nuova governance amministrativa, oltre la tradizionale concertazione istituzionale e la condivisione con i principali attori, fatta di unazione di cooperazione interistituzionale multilivello e interattoriale che alloggi è tuttaltro che certa.
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