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Written by: Inchieste

I commenti al Piano strutturale comunale/2: Giuseppe De Luca

Per la terza volta (cfr. «Il Giornale dell’Architettura», n. 40) il Comune riadotta il Psc. Dopo il primo tentativo del 20 aprile 2004 e il secondo del 24 luglio 2007, entrambi non formalizzati con l’approvazione definitiva, si ritenta di nuovo. Il 13 dicembre 2010 il Consiglio comunale ha adottato per la terza volta il Piano. Ma questa volta con una prospettiva più certa di concludere l’iter per l’approvazione definitiva. Cos’è cambiato oggi per rendere positiva la speranza? L’assetto politico comunale e l’attivismo soggettivo del nuovo sindaco, l’indebolirsi di alcune delle più «spinose» questioni urbanistiche locali (l’attraversamento dell’Alta velocità ferroviaria, oramai definito) ma anche la forma del Piano e il modo di confezionarne i documenti costitutivi. Quest’ultimo punto è di particolare importanza tecnica e disciplinare insieme. Sono stati predisposti tre insiemi di elaborati: un ricco Quadro conoscitivo (sostanzialmente uguale a quello del 2007); una Valutazione integrata (iniziale, intermedia, di sintesi finale); il Rapporto ambientale. Il tutto è corredato da un essenziale apparato cartografico composto da 14 tavole, la più importante delle quali riguarda le parti della città, e dalle norme del Piano. Gli elaborati della Valutazione integrata illustrano e discutono i principi ispiratori del piano, con un linguaggio tecnico friendly e con formulazioni e progetto del piano disegnati in modo didascalico, che hanno favorito un’intensa attività partecipativa, conclusa nella «notte delle 100 piazze» con l’organizzazione di altrettante assemblee cittadine il 29 settembre scorso sulle principali questioni urbane. Un approccio da urbanistica «sbrigativa», necessario dopo troppi anni di attese e rinvii, ma forse foriero di possibili innovazioni sia tecniche che culturali. Si apre ora il periodo delle osservazioni, possibili fino al 12 marzo. Ma che cosa c’è di nuovo? Una diversa impostazione di base: «Affidare la trasformazione della città esclusivamente al riuso dei contenitori dismessi», con un preciso compito di cui il Piano deve farsi carico: «creare le condizioni al contorno perché le trasformazioni possano avvenire in maniera corretta, fortemente integrate nel contesto di riferimento»: parti di città, città nel suo complesso, area metropolitana fiorentina. Da qui l’uso della categoria della rigenerazione: fisica, ambientale e socio-economica, come chiave del progetto di piano e modalità ordinatrice delle azioni amministrative. Sta qui la sfida e la debolezza del Piano. Sfida perché rigenerare è sinonimo di riformulare e quindi di selezionare e scegliere. Il Piano in questo è davvero generoso e chiaro, come sulla mobilità (sistema ferro, corsie protette, ciclopiste, parcheggi sotterranei), sulla stratificazione e gerarchizzazione delle infrastrutture, sui nodi da riqualificare e sulle aree (dismesse e degradate) soggette a trasformazione, attraverso l’istituto della perequazione urbanistica e l’istituzione del registro dei crediti edilizi; sulla cancellazione delle previsioni urbanistiche non attuate dal precedente piano. Debolezza perché il Piano, oltre a non indicare le risorse finanziarie necessarie al progetto, richiama indirettamente una nuova governance amministrativa, oltre la tradizionale concertazione istituzionale e la condivisione con i principali attori, fatta di un’azione di cooperazione interistituzionale multilivello e interattoriale che all’oggi è tutt’altro che certa.

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Last modified: 10 Luglio 2015