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Written by: Città e Territorio

Sarzana cerca un’alternativa a Botta

Sarzana (La Spezia). Il 20 novembre è stato proclamato il vincitore del concorso d’idee indetto dal comitato cittadino «Sarzana, che botta!». Lo studio Parentini (Bolano, La Spezia) ha convinto la giuria tecnica con un progetto che fa della libera fruizione dello spazio pubblico il suo punto di forza. Ora la parola passa alla giuria popolare, che dovrà dare il suo giudizio sui soli quattro gruppi in gara, tutti under 40, che non riceveranno premi in denaro bensì la possibilità di esprimere un’alternativa. Dal 4 dicembre, per cinque week end, è allestita in piazza Calandrini la mostra dei progetti, e il pubblico può votare la soluzione preferita sull’apposito sito web (www.sarzanachebotta.org).
Sarà questa la fase più importante di una vicenda nata come atto spontaneo di presa di coscienza e rivendicazione. I cittadini di Sarzana si sono riuniti in comitato nel maggio del 2009 per bloccare il progetto di riqualificazione della zona di via Muccini, un’area industriale dismessa a ridosso della ferrovia, di proprietà in parte pubblica e in parte privata. Con una procedura inconsueta, il Comune adottava nel 2008 il Piano particolareggiato firmato da Mario Botta e presentato dalle cooperative comproprietarie dell’area, che proponeva il segno forte di una torre cilindrica alta 60 m, rivestita in mattoni rossi e accompagnata da mastodontici edifici a ponte lungo la cesura urbana della ferrovia. Con questo piano venivano soddisfatte sia la necessità principale del Comune di definire una porta d’accesso alla città (con un nodo d’interscambio tra mezzi di trasporto pubblici e privati, vicino alla stazione ferroviaria e al centro storico, per un importo lavori stimato in circa 35 milioni), sia quella delle cooperative di far fruttare l’investimento costruendo residenze (a fronte di un investimento di circa 170 milioni). Diversamente da quanto accaduto nel quartiere genovese di Boccadasse (cfr. «Il Giornale dell’Architettura», n. 72, aprile 2009), in cui le proteste popolari hanno consegnato il progetto di Botta ai burocrati dell’ufficio tecnico, qui si è innescata un’interessante vicenda di urbanistica «partecipata» dal basso. Mentre il Comune cercava malamente di mediare tra richieste degli abitanti e interesse dei promotori (la torre si trasforma in un elemento orizzontale lungo 95 m), la scelta del comitato «Sarzana, che botta!» è stata di trovare una proposta alternativa. Trattandosi di un intervento d’interesse pubblico si è puntato sul concorso, tralasciando però di considerare le quantità edilizie previste nel Piano regolatore vigente. Nonostante la mancanza di vincoli paesaggistici, il bando insisteva sulla necessità di legare il progetto al territorio e al carattere dell’edilizia locale. Nello statuto dell’associazione l’intento principale dichiarato è di «impegnarsi affinché i cittadini possano partecipare attivamente alle scelte di pianificazione territoriale e culturale». Vista la debolezza e la scarsa trasparenza delle istituzioni, è forte il rischio di un collettivo rifiuto a priori di qualsiasi intervento.
A Sarzana sembra essersi innescato un processo più cosciente, a contatto con le università e i professionisti esterni agli ambienti degli uffici pubblici, anche se ancora immaturo e slegato dalle scelte urbanistiche in corso di attuazione. Per vedere se il concorso cambierà le sorti del progetto non resta che attendere l’evoluzione delle vicende politiche, altrimenti si procederà con l’approvato piano firmato Botta.

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Last modified: 13 Luglio 2015