Visit Sponsor

Written by: Città e Territorio

L’ecomostro di Punta Perotti come l’araba fenice?

BARI. Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Bari Antonio Lovecchio ha revocato la confisca stabilita nel 2001 dalla Corte di Cassazione e ha stabilito il conseguente trasferimento di quei terreni nel patrimonio del Comune. A chiedere l’intervento «riparatore» del Tribunale è stata la Presidenza del Consiglio dei ministri, con un decreto legge, nel tentativo di anticipare – almeno in parte – il risarcimento che spetta ai proprietari (Sud Fondi, Ma. Bar. e Lema). Già, perché la Corte europea dei diritti dell’uomo il 29 gennaio 2009 ha dichiarato illegale e non giustificata quella confisca, puntando l’indice contro il paradosso italiano che ammette l’esistenza di un reato senza colpevoli: la lottizzazione abusiva c’è stata, ma costruttori e amministratori comunali sono stati assolti perché indotti in errore da una legge regionale scritta male. Per questo la demolizione dei palazzi, a colpi di dinamite nell’aprile 2009, non è in discussione, ma la confisca è stata considerata una misura «sproporzionata».
Colpo di scena: il famoso ecomostro risorgerà? Il giorno dopo la decisione di Lovecchio si è scatenata la bagarre. Il Comune, che si era opposto alla revoca della confisca, chiederà una verifica di costituzionalità del decreto legge e intanto ha proposto al governo e ai proprietari una soluzione negoziata: è pronto a offrire un trasferimento delle volumetrie di Punta Perotti in un’altra zona della città, in cambio di quei terreni in riva al mare (oltre 75.000 mq) che dopo lo storico botto sono diventati un pratone verde intitolato, ironia della sorte, «Parco della legalità». I proprietari ufficialmente ignorano l’offerta del Comune e aspettano che il governo apra una trattativa oppure che, in assenza di accordi, sia la Corte di Strasburgo a quantificare il risarcimento. Michele Matarrese, patron della Sud Fondi, non nasconde però il desiderio di riaprire il cantiere, non foss’altro che per «risarcimento d’immagine» di fronte alla città. Certo, Punta Perotti non potrebbe mai risorgere «com’era e dov’era»: lo impediscono, ormai, il  Codice dei Beni culturali e il Piano urbanistico tematico del paesaggio, assai più perentori nei vincoli di inedificabilità di quelle norme che già allora rendevano illegittima la lottizzazione.
Tuttavia, i suoli restituiti non hanno finora mai mutato destinazione urbanistica: terziario direzionale con un poderoso indice di fabbricabilità: 5 mc/mq. Perciò le imprese avrebbero tutto il diritto di presentare una nuova lottizzazione. E un nuovo progetto. Matarrese ce l’ha già, conservato in un cassetto. L’aveva commissionato nel 2005, quando ancora sperava di poter fermare gli artificieri, allo studio milanese dell’architetto Ottavio Di Blasi, conosciuto ai tempi della costruzione dello stadio San Nicola, nel 1990: Di Blasi era allora nel cantiere barese il luogotenente di Renzo Piano (che fu coinvolto anche nella vicenda di Punta Perotti). Il progetto di massima elaborato all’epoca da Di Blasi (e che ora l’architetto sta riprendendo in mano alla luce dei cambiamenti nel frattempo sopraggiunti) alla luce dei prevedeva un arretramento dei volumi rispetto alla linea di costa, addossati alla ferrovia (il cui tracciato sta per essere modificato). Non più le contestate tre torri altre 43 metri ma isolati con edifici più bassi che citano la «scacchiera» dell’ottocentesco quartiere Murattiano.

Autore

About Author

(Visited 42 times, 1 visits today)
Share
Last modified: 13 Luglio 2015