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Written by: Progetti

International School di Torino a Chieri, di Baietto Battiato Bianco Architetti Associati

Arrivando in auto dalla strada provinciale i volumi della scuola americana di Torino sulla collina del Comune di Chieri si rivelano poco a poco. L’incarico per il recupero dell’ottocentesca villa Borbogliosa e la realizzazione del nuovo edificio scolastico, seguito al trasferimento dalla sede di Moncalieri, è affidato allo studio di progettazione torinese nel 2007. L’operazione è il risultato del concorso di diversi attori: il promotore iniziale, Enrico Salza, già presidente dell’Istituto e suo entusiasta sostenitore, la Camera di Commercio e il Comune di Torino, precedente proprietario della villa.
La richiesta d’un complesso scolastico per 400 bambini e studenti (estendibile a 600), articolato nei diversi gradi (scuole materna, elementare, media e superiore), unitario nelle strutture e nella concezione distributivo-spaziale, suggerisce la realizzazione d’un edificio connesso alla preesistenza storica e raccolto attorno a una corte. Tra i requisiti del progetto spicca l’esigenza di permeabilità tra gli spazi destinati ai diversi livelli dell’istruzione in modo da favorire quel contatto tra bambini e studenti d’età e nazionalità diverse che è parte essenziale dell’impostazione culturale e del programma pedagogico della scuola. La corte, luogo ideale dell’integrazione e dell’apprendimento informale, occasione quotidiana di socialità e confronto tra esperienze diverse, costituisce la risposta dei progettisti a questa richiesta, ma anche l’elemento in grado di conferire unitarietà figurativa (non solo funzionale) all’intero complesso. Il nuovo edificio è una C con il braccio settentrionale più corto. L’ampia manica centrale affacciata a occidente ospita le aule della scuola elementare e i laboratori: un teatro, una mensa e, al piano superiore, una biblioteca distribuita su due livelli, ne occupano il corpo centrale e sono accessibili dall’esterno. Funzioni eterogenee (aule/laboratori, teatro, mensa e biblioteca) dettano altezze diverse nei diversi ambienti. Queste si riflettono in una sezione trasversale complessa, articolata in tre parti: nel prospetto su corte i diversi livelli sono ulteriormente enfatizzati da colori, materiali e superfici degli involucri. Dal basso verso l’alto: intonaco alternato bianco e verde chiaro per i muri  e lamiera d’acciaio per la copertura delle aule, vetro per le falde del corridoio e cotto per le pareti e la copertura dei volumi della mensa e del teatro.
La ricerca d’una reciproca reattività tra edificio e ambiente si traduce per i progettisti in allusioni al paesaggio locale: il richiamo alle serre Bonafous situate pochi metri più in alto e destinate alla coltivazione di specie vegetali per il verde urbano del capoluogo piemontese, trova riscontro nelle lunghe superfici vetrate delle falde che ricoprono i corridoi di distribuzione. Così, a settentrione, la relazione tra l’antico granaio, ora adibito alle aule della scuola superiore, e la nuova costruzione destinata alla scuola media e superiore, è risolta in assenza di un contatto diretto: nel realizzare il nuovo corpo di distribuzione vetrato su due livelli gli architetti evitano di addossarlo alla parete settentrionale dell’edificio preesistente, consentendo così a chi percorre il corridoio su entrambi i livelli di distinguere chiaramente l’entità del nuovo intervento e la sua relazione con il rustico: al piano terra come a quello superiore è infatti possibile percepire l’ininterrotta superficie del muro ottocentesco a intonaco, la cui continuità visiva è assicurata dalla piccola, ma significativa, distanza che separa il vecchio edificio dall’ampliamento. All’esterno, il volume longitudinale di questo nuovo meccanismo distributivo, orizzontale e verticale, è segnalato da un tradizionale rivestimento in mattoni facciavista, interrotto solo in corrispondenza di scale e ascensori. Così, a meridione, nell’affaccio su corte, il contatto tra la struttura esistente e il nuovo edificio si traduce nell’arretramento di quest’ultimo.
L’attenzione che i progettisti dedicano alla formulazione del linguaggio architettonico si riflette infine nella scelta di tecnologie che assumono un valore prevalentemente formale destinato a qualificare l’immagine complessiva dell’intervento. Il riferimento essenziale va al sistema in laterizio ventilato montato interamente a secco e costituito da una pelle continua in elementi di cotto color arancio, un sistema in grado di  semplificare le operazioni di cantiere ma anche e soprattutto di realizzare una perfetta continuità superficiale tra pareti verticali e falde della copertura.
Se la realizzazione del nuovo edificio ha richiesto un importante sbancamento della collina, in grado di liberarlo da ogni relazione con i limiti imposti dall’orografia, nel richiamo formale alle serre, nella diversificazione dei livelli, nelle attente connessioni con la struttura preesistente, nella codificazione di un linguaggio non banale, va riconosciuto il tentativo dei progettisti di fornire una risposta adeguata al problema dell’inserimento armonioso di questa nuova costruzione nel contesto della collina chierese.

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Last modified: 13 Luglio 2015