Il Piano di governo del territorio (Pgt) di Milano è un documento di grande interesse per tre motivi fondamentali. Dopo trentanni di deregulation ripropone una strategia per Milano, e questo è già un elemento significativo, anche se più dovuto agli obblighi della legge regionale che a una effettiva volontà dellamministrazione comunale. In secondo luogo perché riprende, anche con declinazioni originali, tutti gli elementi di riforma che hanno attraversato lurbanistica italiana degli ultimi quindici anni (la perequazione, la compensazione, leliminazione dellesproprio, il trasferimento dei diritti edificatori, la flessibilità funzionale). Infine perché si presenta con uneccezionale qualità di rappresentazione e quindi con una grande capacità di comunicazione.
Il Pgt presenta, tuttavia, almeno quattro criticità sostanziali.
1. La dimensione metropolitana. Milano è una città ben più ampia di quella ristretta nei confini municipali, almeno tre-quattro volte maggiore come numero di abitanti ed estensione territoriale. Senza pretendere, come sarebbe pur necessario, che il piano della città sia predisposto sulla sua effettiva dimensione geografica, sembrerebbe ragionevole che di questa dimensione si tenesse almeno conto. Mentre a parole, nelle parti descrittive, la dimensione metropolitana è non solo ricordata ma anche indicata come una necessità per lo sviluppo, nei fatti essa è negata da scelte circoscritte al solo ambito municipale, da quelle della mobilità a quelle ambientali, dai grandi servizi ai nuovi insediamenti. Una scelta che non solo comporta un orizzonte opaco per la sostenibilità complessiva di una città già densamente costruita su una superficie relativamente piccola, fortemente inquinata, impermeabilizzata e congestionata, ma che riduce le sue possibilità di competizione internazionale, trascurando la grande ricchezza di aree da trasformare e di ambienti da valorizzare che larea metropolitana garantisce.
2. Le dimensioni dellofferta del Pgt. Nessuno rimpiange unurbanistica basata su complicati quanto inattendibili calcoli previsionali, ma un minimo di relazione col mercato (al quale pur ci si affida tanto) e di considerazione delle condizioni oggettive della città sembrerebbe ragionevole. Invece la somma delle possibilità edificatorie negli ambiti di trasformazione variamente denominati dal Documento di piano (la componente strategica del Pgt) porta a 12 milioni di mq di Slp (superficie lorda di pavimento), ai quali se ne devono aggiungere almeno altrettanti (si tratta di una valutazione in mancanza di dati espliciti) nelle trasformazioni diffuse, gestite dal Piano delle regole (la componente relativa allesistente), e nelle operazioni di compensazione proposte dal Piano dei servizi: circa quattro volte quanto si è costruito a Milano negli ultimi 10-15 anni, che, come è noto, sono stati quelli della più grande trasformazione conosciuta dalla città moderna.
3. Il nodo del Parco Sud. Tra le maggiori voci di questo maxi dimensionamento vi sono i 3.300 ettari e 3,6 milioni di mq di Slp prodotti dalle possibilità edificatorie del Parco Sud (obbligatoriamente da trasferire): una previsione incomprensibile date le sicure condizioni di tutela dellarea che porterà al Comune unenorme quantità di «verde pubblico» senza che il piano dimostri come potrà essere gestita. Ciò si spiega solo con il processo ormai diffuso di «finanziarizzazione» dellurbanistica.
4. Le modalità perequative-compensative. Queste sono utilizzate con la più ampia possibilità di commercializzazione e trasferimento dei diritti edificatori. A parte lincertezza sulla natura giuridica degli stessi, che nessuna legge regionale e, tanto meno, nessun piano può risolvere, si ricorda come le migliori esperienze di perequazione abbiano avuto come obiettivo non solo una maggiore oggettività (e quindi equità) nelle scelte urbanistiche, oltre allacquisizione delle aree pubbliche in alternativa allesproprio, ma abbiano anche assunto una dimensione progettuale legata agli obiettivi del piano contribuendo operativamente, con «prudenza e ragionevolezza» (così si esprime la giurisprudenza favorevole) in assenza di una norma nazionale, a costruire lidea di città da esso definita. Nel Pgt milanese questa opzione è completamente ribaltata e tutto è rimandato agli esiti che il mercato liberamente determinerà, senza alcuna governance delle molte contraddizioni e senza alcuna cura dei nodi giuridici irrisolti.
Articoli recenti
- L’insostenibilità della parola sostenibilità. Non usiamola più! 10 Novembre 2025
- Tragico crollo nella Torre dei Conti: no a scelte frettolose 8 Novembre 2025
- Jean Prouvé double face: tra valorizzazione e conservazione 5 Novembre 2025
- Un grande, raffinato, magazzino per rivoluzionare l’agricoltura 5 Novembre 2025
- La migliore architettura: politicamente corretta, poche sorprese e archistar 5 Novembre 2025
- Vitra Campus, Balkrishna Doshi celebra il silenzio 5 Novembre 2025
- Il porto di Marsiglia ha il suo nuovo, vecchio, faro 4 Novembre 2025
- Impermeabilizzazione del terrazzo: Icobit Italia il tuo alleato 4 Novembre 2025
- Il Museo più grande, simboli e nazionalismo: l’Egitto si celebra 3 Novembre 2025
- Forma e relazioni in mostra alla Sapienza 3 Novembre 2025
- Ritratti di città. Hanoi, topografie del cambiamento 29 Ottobre 2025
- Smart vs Green: una sola intelligenza non basta 29 Ottobre 2025
- Dolci attese: forme che misurano il tempo 28 Ottobre 2025
- Agenda Urbana: a Brescia un laboratorio condiviso per la sostenibilità 28 Ottobre 2025
Tag
Edizione mensile cartacea: 2002-2014. Edizione digitale: dal 2015.
Iscrizione al Tribunale di Torino n. 10213 del 24/09/2020 - ISSN 2284-1369
Fondatore: Carlo Olmo. Direttore: Michele Roda. Redazione: Cristiana Chiorino, Luigi Bartolomei, Ilaria La Corte, Milena Farina, Laura Milan, Arianna Panarella, Maria Paola Repellino, Veronica Rodenigo, Cecilia Rosa, Ubaldo Spina. Editore Delegato per The Architectural Post: Luca Gibello.
«Il Giornale dell’Architettura» è un marchio registrato e concesso in licenza da Società Editrice Allemandi a r.l. all’associazione culturale The Architectural Post; ilgiornaledellarchitettura.com è un Domain Name registrato e concesso in licenza da Società Editrice Allemandi a r.l. a The Architectural Post, editore della testata digitale, derivata e di proprietà di «Il Giornale dell’Architettura» fondato nell’anno 2002 dalla casa editrice Umberto Allemandi & C. S.p.A., oggi Società Editrice Allemandi a r.l.
L’archivio storico
CLICCA QUI ed effettua l’accesso per sfogliare tutti i nostri vecchi numeri in PDF.
© 2025 TheArchitecturalPost - Privacy - Informativa Cookies - Developed by Studioata






















