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Written by: Progetti

Ora l’Israel Museum è 10 volte più grande

Gerusalemme. Quando si è inaugurato nel 1965, l’Israel Museum era dieci volte più piccolo rispetto a oggi. L’ambizioso progetto di ampliamento e riallestimento è stato consentito da una raccolta fondi da 100 milioni di dollari (di cui soltanto 17,5 forniti dallo Stato), riuniti grazie a una ventina di donatori privati: completata nel dicembre 2009, è la maggiore campagna di raccolta fondi mai realizzata da un’istituzione culturale israeliana. A partire dalla realizzazione del museo, progettato da Alfred Mansfeld e Dora Gad secondo le linee rigorose del modernismo europeo tra il 1960 e il 1965, quello appena inaugurato è l’ampliamento più significativo. Ha visto l’edificazione dei tre padiglioni vetrati d’ingresso, su disegno di James Carpenter Design Associates di New York, destinati ai servizi al pubblico (7.800 mq); il riallestimento dei padiglioni preesistenti, a firma di Efrat-Kowalsky Architects di Tel Aviv; la completa riorganizzazione museografica delle collezioni, suddivise in tre ali/sezioni (19.000 mq), dedicate rispettivamente ad Archeologia, Belle arti e Arte e vita ebraica. Il complesso si estende sugli 80.000 mq della collina immediatamente a ovest del centro cittadino, nei pressi dei maggiori edifici pubblici e in diretto dialogo visivo con la Knesset, il parlamento israeliano. Articolato in forma di «villaggio» mediterraneo, l’intervento s’integra efficacemente con il paesaggio e con il Billy Rose Art Garden. Nel giardino, disegnato da Isamu Noguchi, sono esposte en plein air le numerose sculture insieme a più recenti interventi site specific, come quelli di Micha Ullman e James Turrell. La coesione dei diversi padiglioni dell’Israel Museum e la sua stessa coerenza museologica ed espositiva sono ora ulteriormente rafforzate dalla nuova Carter Promenade, spina dorsale dell’intero complesso. Carpenter ha duplicato la precedente passeggiata esterna, ricavando una strada coperta delimitata da un muro traslucido sormontato da un suggestivo percorso d’acqua: entrambe conducono al nuovo padiglione di accesso alle tre sezioni, ai nuovi spazi per esposizioni temporanee (intitolati a Bella e Harry Wexner), all’auditorium e alla caffetteria interna. Percorso interrato e nuovi padiglioni sono l’esito della ricerca condotta da Carpenter sui temi della riflessione e rifrazione della luce, che caratterizza altri suoi progetti recenti come il Seven World Trade Center di New York e il blocco vetrato della sede di Gucci a Tokyo. Gli esiti più eclatanti del progetto appena inaugurato sono la nuova presentazione, in senso cronologico, della collezione archeologica della Terra di Israele; la prima sezione permanente dedicata in modo specifico all’arte
israeliana; e l’allestimento, altamente spettacolare, della Synagogue Route che, con gli interni originali di quattro sinagoghe (una cinquecentesca di Cochin, in India, e le tre settecentesche del Suriname, di Vittorio Veneto e di Horb, in Germania), rappresenta il cuore della sezione dedicata all’Arte e alla vita ebraica, la Mandel Wing for Jewish Art and Life. Allestita dallo Studio de Lange Design di Tel Aviv, quest’ultima presenta opere d’arte, oggetti e documenti relativi alla cultura materiale delle comunità ebraiche nel mondo, dal Medioevo a oggi, con l’obiettivo di mostrare la continua integrazione tra religione e vita quotidiana. La Samuel and Saidye Bromfan Archeology Wing, dedicata alla Terra di Israele dalla preistoria all’Impero ottomano in un costante confronto con le culture contigue (dall’Egitto alla Grecia all’Italia all’Islam), è stata riallestita da Pentagram Partners di Londra. La Edmond and Lily Safra Fine Arts Wing, allestita da Studio de Lange con Oren Sagiv e Alina Hamou, spazia invece dalle arti europee (dagli antichi maestri all’arte contemporanea) a quelle di Africa, Oceania, Asia e America precolombiana, istituendo uno stimolante confronto tra disegni e dipinti, architettura e fotografia.

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Last modified: 14 Luglio 2015