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Written by: Progetti

A Pechino il parco a tema batte l’’hutong

Pechino. Il 28 marzo scorso una folla di vecchi pechinesi, giovani appartenenti ad associazioni e stranieri erano pronti a ritrovarsi nel centro della vecchia Pechino e discutere del suo futuro. La ragione che stava per mobilitare, come di rado succede, così tanti cittadini è una voce che corre da qualche settimana: il quartiere di Gulou sta per essere raso al suolo. L’intervento della polizia ha bruscamente cancellato l’evento, ma associazioni quali il Bchpc (Beijing Cultural Heritage Protection Center), un gruppo indipendente che si occupa di tutela e conservazione del patrimonio artistico e architettonico cinese, non rinunciano a informare e sensibilizzare la popolazione.
Il nuovo piano di sviluppo urbano, che interesserà il distretto di Doncheng e avrà una durata operativa di circa 20 anni, danneggerà irrimediabilmente uno dei gioielli patrimoniali la cui importanza è sia sociale che architettonica. Con i suoi 625.000 abitanti e il 37% dei siti storici e architettonici protetti della capitale cinese, con il tradizionale tessuto urbano di vicoli perpendicolari (hutong) e le antiche case a corte (siheyuan), è il cuore pulsante della vecchia Pechino. Oltre a prevedere la demolizione e la successiva ricostruzione del tessuto attuale, il progetto comporterà la creazione di una nuova città sotterranea comprendente shopping mall, un centro sportivo, 4 o 5 stazioni della metro e strade di collegamento.
La parte dell’intervento prevista en plein air interesserà soprattutto una porzione di 30 ettari attorno alle antiche torri del Tamburo (GuLou) e della Campana (ZhongLou), dove dovrebbe sorgere un parco a tema intitolato «Beijing Time Cultural City». Da sempre parte vitale della metropoli cinese, negli ultimi anni il quartiere delle torri ha assunto una veste vagamente bohemienne grazie all’apertura di piccole boutique, atelier, gallerie d’arte, negozi di ceramiche, ristoranti, caffetterie con romantiche terrazze sui tetti e hotel di charme ricavati nelle antiche siheyuan. Le torri, erette contemporaneamente nel 1272 e situate all’estremità nord dell’asse centrale del centro urbano, svettano sulle abitazioni tradizionali a un piano e sono un landmark della città. La loro originaria funzione di scansione del tempo è assicurata ancora oggi dalla torre del Tamburo che domina l’intreccio di vicoli di epoca Yuan (1279-1368) su cui si aprono le porte di pietra delle case a corte.
Nel corso degli ultimi vent’anni, chilometri e chilometri della vecchia Pechino sono stati rasi al suolo per far posto a scintillanti grattacieli e complessi residenziali. I precedenti esperimenti di «salvaguardia» e sviluppo in chiave turistica e commerciale degli antichi quartieri della capitale non sono del resto incoraggianti. Basti pensare all’intervento sulla zona di Qianmen, l’antico quartiere popolare intorno alla Città proibita, oggetto di un progetto di demolizione e ricostruzione in chiave disneyana, in vista delle Olimpiadi del 2008 che, nonostante gli sfratti e le demolizioni, non è ancora completato.
«Il nuovo parco a tema in programma a Gulou prevede diverse piazze con clessidre, meridiane e l’imitazione di altri dispositivi della vecchia Cina; il tutto a ricordare scene di vita dell’epoca Qing e Ming», racconta il giornale locale «The Beijing News». Le reazioni dei residenti sono comunque contrastanti. Alcuni, infatti, accolgono con favore la possibilità di una vita più comoda in un moderno appartamento nella periferia nord della città rispetto a quella tradizionale nell’hutong, caratterizzata da cortili in comune, assenza di servizi igienici e temperature gelide in inverno e torride in estate. Ma c’è anche chi propone di utilizzare questo enorme investimento per ristrutturare le siheyuan e garantire ai residenti delle migliori condizioni di vita conservando al tempo stesso questa antica tipologia edilizia e l’ultimo luogo in cui è possibile percepire la cultura della vecchia Pechino.
 

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Last modified: 20 Aprile 2018