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Written by: Inchieste

Cantiere Guangdong

Guangzhou (Cina). Ormai è nota la portata del fenomeno della nuova urbanizzazione in Cina, oggetto di studi specialistici e di continua presenza sui media. I recenti eventi di portata mondiale, quali le Olimpiadi e l’Expo, hanno concentrato molta dell’attenzione su Pechino e Shanghai. Ma sull’ampio territorio della Repubblica Popolare Cinese c’è un luogo, già individuato nel 1996 da Rem Koolhaas nell’ambito del progetto di ricerca «Harvard Design School Project on the City» (coordinato dallo stesso architetto olandese) e poi non più agli onori delle cronache architettoniche, dove il fenomeno della crescita urbana è più rilevante che mai. L’ultimo rapporto di «Un-habitat», il programma delle Nazioni Unite per lo studio degli insediamenti urbani, qualifica questo luogo come la più importante città-regione del mondo, destinata a superare nel 2020 i 40 milioni di abitanti.
Sul Pearl River Delta, nella provincia del Guangdong, un ponte di 50 km collegherà entro il 2016 i due estremi della baia: progettato da Arup Hong Kong, metterà in comunicazione Zuhai e Macao da un lato, con Hong Kong dall’altro. Si chiuderà finalmente, con questa operazione, l’enorme anello infrastrutturale che collegherà Guangzhou (Canton), Dongguan, Shenzhen, Zhuhai e Foshan (che insieme formano la zona più industrializzata della Cina e producono quasi il 10% del Pil nazionale) con Macao e Hong Kong. La costruzione del ponte sembra l’ultimo atto di quella politica che lanciò Deng Xiaoping, cogliendo l’importanza della graduale riannessione di Hong Kong e Macao: istituì nel 1979 le Zone economiche speciali di Shenzhen (allora villaggio di poche migliaia di abitanti, oggi megalopoli di quasi dieci milioni) e di Dongguan, volte all’esperimento di riavvicinare comunismo e capitalismo nelle zone di confine con le città-colonie.
Alla dimensione di questo anello infrastrutturale corrisponde una maglia continua di insediamenti abitativi e produttivi tra i più densi al mondo, nota per i gravi problemi sociali, di condizione femminile e di immigrazione. Tra le «denunce» ormai note nel mondo occidentale, valga in particolare lo sconvolgente e poetico documentario «China Blue» di Micha Peled, girato di nascosto a Saxhi. Aspetto invece sconosciuto ai più, a questa megastruttura territoriale corrisponde anche una fitta e preziosa rete di presenze storiche e ambientali, che rappresentano un urgente problema attinente alle discipline della pianificazione e del restauro.
In un raggio di 100 km da Guangzhou si trovano ad esempio Huizhou (a est) e Zhaoqing (a ovest). La prima è il centro di un importante sistema di insediamenti Hakka, i noti villaggi fortificati che lo studio Urbanus ha reinterpretato in un interessante insediamento residenziale alla periferia di Guangzhou (vedi schede). Zhaoqing, la città dove alla fine del Cinquecento riuscirono a entrare nell’«Impero di mezzo» i missionari gesuiti guidati da Matteo Ricci (di cui si celebra quest’anno il quarto centenario della morte, avvenuta a Pechino), è una delle città più antiche del Guangdong e presenta importanti risorse naturalistiche. Un accordo siglato alla fine del 2008, tra la Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Architettura italiane e la direzione delle costruzioni e dell’urbanistica del Guangdong, vede attualmente molti degli atenei italiani cimentarsi in consulenze e studi sul fronte delle risorse ambientali e culturali, nelle città di Guangzhou, Foshan, Zhongshan, Huizhou e Zhaoqing.
Come documentano i progetti pubblicati in queste pagine, sono oggi attivi nell’area del delta del Zhuiang molti dei più noti nomi internazionali, da Rem Koolhaas-Oma a Zaha Hadid, da Arata Hisozaki a Steven Holl. Nel prossimo autunno, con la celebrazione dei Giochi d’Asia, colti come occasione per la poderosa trasformazione urbana di una delle zone più importanti di Guangzhou, anche il Pearl River Delta sembra aver scelto la via delle operazioni di risonanza mediatica.
Sentiremo, sempre più spesso, parlare di queste città. Avremo sempre più familiarità con alcuni dei nuovi edifici che vi sorgeranno, e che diventeranno anch’essi icone dell’architettura mondiale. Inizieremo a trovare attraenti episodi di architettura spontanea che queste città propongono: uno su tutti, gli smisurati e cunicolari mercati di elettronica, che si appropriano via via dei sotterranei della città di Guangzhou.
Forse, tuttavia, faremo fatica a ricordare e a capire che questi luoghi sono gli stessi dei documentari-denuncia sulle condizioni del lavoro, dei reportage sui problemi abitativi che non risparmiano gli immigrati dalle campagne, dei gridi di dolore per la scomparsa di straordinarie testimonianze storiche.
Il Pearl River Delta rappresenta senza dubbio un’occasione: poter conoscere i rischi (cfr. articolo p. 15) che a Pechino o Shanghai fino a poco fa non parevano evidenti, per l’abbagliamento causato dagli imminenti eventi. Il Pearl River Delta può ancora trovare uno sviluppo coerente tra il sistema infrastrutturale, gli insediamenti, i valori storici e ambientali, cogliendo la sfida proposta da quella che presto diventerà la più grande conurbazione del mondo.

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Last modified: 17 Luglio 2015