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Written by: Città e Territorio

Dublino rigenera i Docklands

Dublino. Quando nel 1997 la Dublin Docklands Development Authority (Ddda), la società partecipata dalla Municipalità per il rinnovo dell’area portuale, mostrò alla città il suo masterplan, apparve chiaro che si sarebbe trattato di un’operazione complessa e di ampio respiro. Nello specifico, l’intervento sui Docklands prevedeva la ricostruzione di due grandi aree portuali dismesse a nord e a sud del fiume Liffey, con l’obiettivo d’insediare, oltre a un grande numero di edifici residenziali, le sedi delle banche e delle grandi società che al tempo avevano trovato in Irlanda condizioni fiscali vantaggiose. Due grandi piazze sarebbero dovute diventare il motore della vita sociale della nuova area. Un ponte pedonale e carrabile, progettato da Santiago Calatrava, avrebbe unito i due interventi. Quando, quattro anni dopo, i lotti furono assegnati ai costruttori, il gruppo Devey si aggiudicò quello centrale sulla nuova piazza a sud di fronte al bacino del Grand Canal presentando il progetto di un nuovo teatro firmato da Daniel Libeskind.
Commissionato nel 2004 insieme a una sostanziosa quota di metri quadri a uso commerciale, il teatro è stato inaugurato, dopo quasi quattro anni di cantiere, il 17 marzo. Duemila posti a sedere contenuti in un involucro dalle forme acuminate costituiscono da un lato la quinta naturale della grande piazza progettata dalla paesaggista statunitense Martha Schwartz, e dall’altro rappresentano il margine dell’area d’intervento della Ddda. Al di là della strada, vecchi caseggiati di abitazioni sociali e piccoli edifici si estendono in direzione del centro. In una recente intervista, Libeskind conferma di essersi spesso riferito alla metafora del teatro: in effetti, la dialettica tra ciò che viene messo in scena e lo spettatore si ripete diverse volte e alle diverse scale nell’impianto architettonico. L’oggetto architettonico è pensato per ricordare un boccascena, e la vetrata esterna un sipario, facendo dell’ignaro passante un potenziale spettatore, e del teatro un enorme palco. Ancora, dalla grande vetrata si guarda alla piazza che la sera s’illumina di rosso, divenendo essa stessa spettacolo.
Nel suo complesso, il teatro è ben integrato nella piazza. Il suo volume inusuale, sbilanciato in avanti tanto da coprire con una superficie inclinata l’intera torre scenica, trova una piacevole relazione con la dilatata area del bacino su cui la piazza si specchia. Alla sua destra, il nuovo hotel del portoghese Manuel Aires Mateus con la sua facciata ritmica ne completa la sensazione di equilibrio.
L’intervento della Ddda sembra però perdere l’occasione di un’integrazione con il tessuto più minuto della città che lo circonda, presentandosi come intervento molto denso, ritmato da una griglia che stenta a trovare punti d’integrazione con le preesistenze. Questa tendenza si fa più evidente nell’edificio del teatro, dove, a eccezione del lato rivolto alla piazza, le facciate sono in parte cieche e in parte nascoste sotto l’alto edificio per uffici. A ben guardare, ogni connessione con quanto non incluso nel masterplan sembra essere stata troncata.

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Last modified: 17 Luglio 2015