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Written by: Professione e Formazione

C’è un po’ di Vietri e Pompei nella pelle in lastre di cotto ricomposto

Shanghai. Tra i luoghi dell’Expo ne figura anche uno d’impronta italiana, firmato da Mario Occhiuto (studio mOa), vincitore del concorso internazionale per la progettazione e il recupero di un ambito industriale dismesso che si appresta a divenire il cuore dell’area «Best Urban Practices». Il progetto fa parte del programma di collaborazione per la protezione ambientale, attivato dal ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare italiano e dal suo omologo cinese.
Il complesso si articola in una serie di fabbricati esistenti di cui i progettisti hanno scelto di conservare struttura e forma, rinnovandone l’involucro, e in un nuovo edificio che collega la piazza antistante e i padiglioni espositivi. La nuova pelle esterna, in lastre di cotto ricomposto (1,2 x 1,2 m), funge da elemento schermante esterno e filtro per l’ingresso della luce naturale attraverso una complessa traforatura, oltre a contribuire al miglioramento delle prestazioni termiche dell’edificio. La decorazione delle singole lastre è stata studiata ispirandosi alle ceramiche di Vietri, alternando pieni a vuoti che restituiscono un gusto tipico delle architetture tradizionali dell’area mediterranea.
Coerentemente con lo spirito dell’intervento, il progetto fa un accorto uso dei materiali: riciclabili (come l’alluminio delle falde di copertura dei padiglioni) e riciclati. Il cotto ricomposto incarna la volontà di operare nella direzione di una sostenibilità valutata sull’intero ciclo di vita dell’edificio. Questo materiale dipende in alta percentuale da componenti di riciclo e da uno speciale impasto di cotto, frantumato e legato con resine e quarzi naturali: 41% di frammenti di terracotta, 50% di quarzo e 9% di colorante organico e resina. Attraverso un processo di compressione ad alta pressione si ottiene il prodotto finale, che consente la realizzazione di lastre che possono raggiungere le dimensioni di 1,2 x 3 m. Tale scelta recupera l’antichissima tradizione italiana dell’utilizzo del coccio pesto che si ritrova nelle case di Pompei e in molte basiliche paleocristiane. Per il risparmio energetico, si è optato per un sistema basato su una pompa di calore geotermica, alimentato da una superficie fotovoltaica in copertura.

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Last modified: 17 Luglio 2015