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Written by: Inchieste

Concorsi in Italia. La parola a Massimo Pica Ciamarra

Titolare dello studio Pica Ciamarra Associati e vice-presidente In/Arch. Attraverso i concorsi, gli enti pubblici hanno perseguito non solo politiche territoriali ma anche di autopromozione. Sul totale dei concorsi banditi nell’ultimo decennio, un elevato numero è rimasto sulla carta. Attraverso la Sua esperienza, quali potrebbero essere gli interventi per rendere effettiva la concatenazione tra bando, assegnazione dell’incarico ai vincitori, realizzazione dell’opera?
In un convegno In/Arch affrontai la questione («Un sistema di garanzie nella pratica progettuale»; www.pcaint.eu/news/05). Credo ancora in quell’analisi e riformulo tre azioni.
1. Domanda ben posta: concorsi banditi solo se c’è un buon programma di progetto (occorrono programmatori, figure però quasi sconosciute in Italia) e se c’è certezza di risorse adeguate. Servono per esaminare alternative: buone risposte presuppongono idonee basi informative, indicazioni su obiettivi perseguiti e prestazioni da soddisfare; effettivi spazi di libertà.
2. No all’anonimato (qui occorre agire a livello europeo): confronti fra candidati e giurie formate da pochi veri esperti e rappresentanze degli utenti; mostre prima, mostre/dibattiti dopo (perché chi giudica sia a sua volta giudicato). La velocità di realizzazione poi non è solo efficienza: rende tutti interessati a un giudizio attento. Efficace una banca-dati internet con blog fra persone identificate: monitoraggio di tutti i concorsi (nomi di candidati e giurati, cronogrammi, immagini, esiti).
3. No a progettisti mecenati: semplici candidature (adempimenti burocratici preventivi generano ricorsi) che motivino in grande sintesi eventuali aggregazioni e volontà di partecipare al confronto; poi concorsi in un solo grado, retribuiti, ristretti, fra soggetti disomogenei (per ampiezza di esperienze, competenza specifica, conoscenza dei contesti, età, ecc.), cioè mixing stimolanti e inevitabili rotazioni.
I concorsi non servono a ripartire equamente lavoro: sono lo strumento per selezionare la migliore soluzione a un problema e produrre «realizzazioni esemplari», lo chiede anche un voto dell’Unione Europea. Questa ricerca di qualità impegna modeste aliquote del costo dell’opera: la collettività deve farsene carico investendo in programmi di progetto e almeno rimborsando chi partecipa. Anche per giustificare spese di programmazione e rimborsi, il soggetto banditore dovrà credere nell’iniziativa e concretizzare risultati.

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Last modified: 17 Luglio 2015