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Silvia MazzaWritten by: Progetti

Partita doppia per il Museo archeologico e i Bronzi di Riace

Reggio Calabria. «Un’operazione di distrazione dell’opinione pubblica dal problema reale», messa in piedi nei mesi scorsi «per coprire il rischio di non riapertura del Museo archeologico nazionale entro marzo 2011», data fatidica del 150° dell’Unità d’Italia, nel cui ambito è stato finanziato l’intervento di restauro e riallestimento che sta interessando l’edificio sede del Museo archeologico, progettato da Marcello Piacentini e realizzato nel 1932-1941. Lo spettro di una beffa che rifà capolino in una città che ha vissuto le chiusure ventennali prima del teatro comunale e poi della via Marina.
A lanciare la denuncia è Felice Costabile, ordinario di Diritto romano e direttore della Scuola di alta formazione in Architettura e archeologia della città classica dell’Università mediterranea di Reggio Calabria, nonché componente del comitato scientifico del ministero per i Beni culturali che ha definito le linee guida per il riallestimento del Museo nazionale (con Maria Cecilia Parra, Dieter Maertens, Carmine Ampolo e Salvatore Settis, che però si è dimesso). Secondo Costabile, concentrando tutta l’attenzione sulla ventilata necessità di restauro dei Bronzi di Riace (con tanto di trasferimento delle statue a Roma, poi scongiurato con il coup de théâtre di un laboratorio di restauro in città a palazzo Campanella), è stata fatta passare sotto silenzio «la mancata previsione da parte del ministero di copertura finanziaria per garantire che i lavori si concludano entro la data fissata. I fondi esistenti sono infatti destinati esclusivamente agli interventi di restauro del museo, mentre non esiste un finanziamento per il riallestimento generale».
Di parere contrario è Simonetta Bonomi, dal 18 settembre scorso soprintendente e anche direttrice del museo, la quale dichiara di avere avuto rassicurazioni sui fondi dall’ingegnere Enrico Bentivoglio, commissario delegato per il museo di Reggio in seno alla Struttura di missione istituita presso la presidenza del Consiglio dei ministri per le celebrazioni del 150° dell’Unità. A Bentivoglio si deve il coinvolgimento, dal 20 giugno scorso, dello studio romano Abdr, la cui attività figura formalmente come «di supporto al responsabile del procedimento per la supervisione e progettazione». Di fatto, lo studio Abdr (che si è occupato, tra l’altro, della riqualificazione del Mausoleo di Augusto e dell’allestimento del lapidarium del Museo nazionale di palazzo Venezia a Roma) sta attendendo alla revisione (in ossequio alle prescrizioni prodotte dal ministero e dal comitato scientifico) del progetto esecutivo approntato dall’Ati guidata da Cobar srl (impresa pugliese che ha al suo attivo i lavori nei teatri San Carlo a Napoli e Petruzzelli a Bari), aggiudicataria dell’appalto il 5 febbraio 2008.
C’era insomma un’impresa che stava lavorando (dal 5 novembre 2008), ma su un progetto esecutivo da modificare. A ottobre 2009 si erano conclusi i restauri delle facciate, ma la necessità di proseguire più speditamente i lavori all’interno (dallo smantellamento delle vetrine sino agli importanti interventi di rinforzo antisismico nel sottosuolo) deve avere reso inconciliabile il cantiere con la permanenza dei reperti. Il 1° novembre si è deciso quindi di chiudere il museo che, pur tra difficoltà, era rimasto fin lì aperto. Infatti, una prescrizione obbligatoria del bando di gara prevedeva il mantenimento della fruibilità delle due statue bronzee anche durante i lavori, procedendo al restauro per lotti. Come aggirare la fastidiosa clausola? Serviva – poco importa se a Roma o nella stessa Reggio – che i due guerrieri uscissero «di propria iniziativa» dal museo, magari rivendicando la necessità di un restauro o, più cautamente, anche solo l’accertamento delle loro condizioni conservative. È stato così tirato in ballo anche l’Istituto superiore per la conservazione e il restauro (Iscr), presso cui si sarebbero dovute trasferire le statue.
Intorno al restauro di palazzo Piacentini, inoltre, che dire sulla lievitazione dell’appalto? La cifra resa nota dalla Soprintendenza è di 20 milioni, quella a base d’asta, sul sito ufficiale del 150°, è di 14. E poi la sostituzione in corsa dello studio barese Fuzio, cui era stata affidata la progettazione dall’Ati aggiudicataria dell’appalto, con Abdr, su indicazione di Bentivoglio, commissario per Reggio ma anche direttore dei lavori in un altro cantiere finanziato nell’ambito di Italia 150: il Parco della musica e della cultura di Firenze, progettato sempre da Abdr.

Autore

  • Silvia Mazza

    Storica dell’arte e giornalista, scrive su “Il Giornale dell’Arte”, “Il Giornale dell’Architettura” e “The Art Newspaper”. Le sue inchieste sono state citate dal “Corriere della Sera” e dal compianto Folco Quilici nel suo ultimo libro Tutt'attorno la Sicilia: Un'avventura di mare (Utet, Torino 2017). Dal 2019 collabora col MART di Rovereto e dallo stesso anno ha iniziato a scrivere per il quotidiano “La Sicilia”. Dal 2006 al 2012 è stata corrispondente per il quotidiano “America Oggi” (New Jersey), titolare della rubrica di “Arte e Cultura” del magazine domenicale “Oggi 7”. Con un diploma di Specializzazione in Storia dell’Arte Medievale e Moderna, ha una formazione specifica nel campo della conservazione del patrimonio culturale. Ha collaborato con il Centro regionale per la progettazione e il restauro di Palermo al progetto europeo “Noè” (Carta tematica di rischio vulcanico della Regione Sicilia) e alla “Carta del rischio del patrimonio culturale”. Autrice di saggi, in particolare, sull’arte e l’architettura medievale, e sulla scultura dal Rinascimento al Barocco, ha partecipato a convegni su temi d’arte, sul recupero e la ridestinazione del patrimonio architettonico-urbanistico e ideato conferenze e dibattiti, organizzati con Legambiente e Italia Nostra, sulle criticità dei beni culturali “a statuto speciale”, di cui è profonda conoscitrice.

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Last modified: 17 Luglio 2015