PARMA. Si è concluso il concorso didee bandito dal Comune per larea ex Salamini che chiedeva di ripensare un vasto ambito a est della città delimitato dallasse ferroviario e dalla via Emilia, storico decumano ormai «autostradalizzato». Originariamente sullarea sorgeva il caratterizzante opificio Nuova officina Fratelli Salamini, per la produzione di lavatrici, in funzione fino al 1969, che ha lasciato al sito non solo lappellativo ma anche numerosi capannoni, utilizzati poi da attività artigianali, commerciali, terziarie e ricreative ancora in servizio. Da tempo, la particolare posizione ha fatto diventare il luogo una porta dingresso alla città per chi proviene da est, sebbene laspetto degradato sia ormai la peculiarità negativa. Il masterplan richiesto doveva valorizzare questo comparto, a stretto contatto con aree agricole intercluse e frammentate, ambendo ad alti standard qualitativi per funzioni ricettive e ricreative, sullesempio di altre esperienze avvenute e in corso non solo in Italia.
La progettazione si è presentata articolata su più fronti: non è un caso che siano state solo una decina le proposte giunte sul tavolo della giuria: ha avuto la meglio lo studio Corvino+Multari, affiancato da Paola Cannavò per la progettazione paesaggistica. La proposta, dallimpatto determinante (e dal futuro nome già coniato: «Bosco rosso»), è stata scelta per le funzioni innovative di cui oggi la città deficita, come ad esempio lampia zona coperta allaperto che intende garantire una pluralità di attività ludiche. Il piano cerca di costruire una nuova memoria artificiale per caratterizzare lingresso urbano attraverso un bosco fluido in metallo rosso. Un landmark contemporaneo che ripensa lo spazio pubblico.
Sono da menzionare anche i progetti giunti secondo e terzo. Spesso infatti nelle competizioni didee per vaste aree si guarda anche alle suggestioni degli altri premiati. Il gruppo milanese di Andrea Gerosa ha puntato sul valore del margine città-campagna, dai caratteri urbani definiti e dai caratteri ibridi del paesaggio agricolo, e sul significato simbolico di una torre quale ingresso alla città. Il progetto di Carlo Quintelli ha previsto una costruzione composita che recepisce le suscettività del luogo: le connessioni infrastrutturali, il paesaggio rurale, gli insediamenti produttivi e ricreativi, cercandone una complementarietà reciprocamente vantaggiosa.
Che cosa succederà alla ex Salamini? Lamministrazione pubblica è indirizzata allintervento, ma dovrà tenere conto di una particolare criticità, che solitamente le aree ex industriali non presentano: gestire il trasferimento o conguaglio di più di 110 proprietari; cioè trovare un equilibrio economico tutelando le attività ora presenti. Questa sarà la grande sfida di una regia amministrativa che, avendo scelto un progetto di respiro europeo, dovrà però parlare al locale.
Articoli recenti
- Tragico crollo nella Torre dei Conti: no a scelte frettolose 8 Novembre 2025
- Jean Prouvé double face: tra valorizzazione e conservazione 5 Novembre 2025
- Un grande, raffinato, magazzino per rivoluzionare l’agricoltura 5 Novembre 2025
- La migliore architettura: politicamente corretta, poche sorprese e archistar 5 Novembre 2025
- Vitra Campus, Balkrishna Doshi celebra il silenzio 5 Novembre 2025
- Il porto di Marsiglia ha il suo nuovo, vecchio, faro 4 Novembre 2025
- Impermeabilizzazione del terrazzo: Icobit Italia il tuo alleato 4 Novembre 2025
- Il Museo più grande, simboli e nazionalismo: l’Egitto si celebra 3 Novembre 2025
- Forma e relazioni in mostra alla Sapienza 3 Novembre 2025
- Ritratti di città. Hanoi, topografie del cambiamento 29 Ottobre 2025
- Smart vs Green: una sola intelligenza non basta 29 Ottobre 2025
- Dolci attese: forme che misurano il tempo 28 Ottobre 2025
- Agenda Urbana: a Brescia un laboratorio condiviso per la sostenibilità 28 Ottobre 2025
- Alice Rawsthorn: il mio design, un’attitudine più che una professione 28 Ottobre 2025
Tag
Edizione mensile cartacea: 2002-2014. Edizione digitale: dal 2015.
Iscrizione al Tribunale di Torino n. 10213 del 24/09/2020 - ISSN 2284-1369
Fondatore: Carlo Olmo. Direttore: Michele Roda. Redazione: Cristiana Chiorino, Luigi Bartolomei, Ilaria La Corte, Milena Farina, Laura Milan, Arianna Panarella, Maria Paola Repellino, Veronica Rodenigo, Cecilia Rosa, Ubaldo Spina. Editore Delegato per The Architectural Post: Luca Gibello.
«Il Giornale dell’Architettura» è un marchio registrato e concesso in licenza da Società Editrice Allemandi a r.l. all’associazione culturale The Architectural Post; ilgiornaledellarchitettura.com è un Domain Name registrato e concesso in licenza da Società Editrice Allemandi a r.l. a The Architectural Post, editore della testata digitale, derivata e di proprietà di «Il Giornale dell’Architettura» fondato nell’anno 2002 dalla casa editrice Umberto Allemandi & C. S.p.A., oggi Società Editrice Allemandi a r.l.
L’archivio storico
CLICCA QUI ed effettua l’accesso per sfogliare tutti i nostri vecchi numeri in PDF.
© 2025 TheArchitecturalPost - Privacy - Informativa Cookies - Developed by Studioata






















