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Written by: Progetti

Il Cile non dimentica l’orrore della dittatura

SANTIAGO DEL CILE. Dopo circa vent’anni dal ritorno alla democrazia (l’11 marzo 1990 inizió il governo di Patricio Aylwin, primo presidente liberamente eletto dopo il golpe dell’11 settembre 1973) ma vicini a un probabile ritorno di un governo composto dalle stesse figure che ruotavano intorno al governo militare, si è finalmente deciso di dare un volto urbano all’orrore vissuto dal Paese negli anni di Augusto Pinochet.
Il Museo della memoria e dei diritti umani è dedicato al ricordo delle vittime dei crimini della dittatura nonché alle azioni di resistenza. A partire dalle singole esperienze individuali, propone una riflessione sul loro significato storico e sull’identitá del paese. Ospiterà al suo interno un patrimonio di documenti in parte estratto dagli archivi del programma Unesco «Memoria del mondo», oltre che da collezioni di diverso supporto provenienti da privati e vari organismi per i diritti umani, organizzazioni delle vittime e dei loro familiari. Si tratta di testimonianze scritte e orali: documenti giuridici, lettere, racconti, stampa, registrazioni audio e video, lungometraggi e fotografie che costituiranno un’esposizione permanente, basata sull’Informe Rettig. Questa relazione della Comisión Nacional de Verdad y Reconciliación, nominata da Aylwin per investigare i crimini, offre un’accurata informazione sui casi di scomparsa forzata, esecuzione, uso indebito della forza, abuso di potere, tortura, attentati contro la vita commessi da civili e suicidi «indotti»: un totale di 2.279 persone, delle quali 164 classificate come vittime di violenza politica e 2.115 di violazione ai diritti umani.
Il progetto è degli architetti brasiliani Mario Arturo Figueroa Rosales, Carlos Dias e Lucas Fehr, vincitori di un concorso internazionale bandito dal ministero dei lavori pubblici nel 2008. Con un investimento di 12 miliardi di pesos (circa 24 milioni di dollari), il complesso museale si sviluppa su una superficie di circa 5.000 mq (9.000 inclusi i parcheggi) e occupa un intero isolato sulla via Matucana, in un quartiere che già da tempo si sta caratterizzando come importante area culturale per Santiago.
Come ci racconta Marcia Scantlebury, direttore dei lavori del museo, l’opera consiste in un parallelepipedo (la galleria museale) isolato rispetto al resto del complesso, una piazza ipogea di 8.000 mq, dove il parallelepido acquista valore di edificio-ponte, e in un volume destinato a uffici e agli altri spazi di servizio. Il principio dominante è quello della visibilità, come d’altra parte il voler rendere pubblici i crimini della dittatura con una «solidificazione» della memoria attraverso un edificio-monumento. Non è un caso che il concorso sia stato vinto proprio da un gruppo proveniente da San Paolo del Brasile, con un progetto in cui emerge la tradizione della scuola paulista anche nel sensibile uso dei materiali, nell’intelligente strategia planivolumetrica rivolta all’evidenziare il blocco edilizio all’interno del paesaggio urbano.

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Last modified: 17 Luglio 2015