Due mostre, aperte in contemporanea nellambito della rassegna Europalia, affrontano la produzione architettonica della Cina contemporanea. Per la sua vastità, il tema richiede necessariamente un approccio parziale. Lo ha testimoniato anche la mostra «M8. Zeitgenossische chinesische Architekten», appena conclusa, dedicata dal Dam di Francoforte a otto studi tra i più sensibili ai modi di costruire tradizionali (ci si chiede quanto la ricerca di un segno distintivo per unarchitettura recentissima – solo dal 1994 è consentita agli architetti la conduzione di studi privati – continui a dipendere da posizioni critiche occidentali).
«Heart Made» al Civa è un tentativo di traduzione aggiornata dei caratteri che in cinese indicano lattività compositiva. Si parte con lindividuazione degli apporti occidentali determinanti (non la confinata esperienza delle Olimpiadi quanto piuttosto figure che svolgono in Cina unattività continuativa, qui individuate in Rem Koolhaas e Steven Holl) prima di passare alle concrete reazioni locali. Il quadro viene completato da architetture immaginarie (digitali), video e installazioni sonore. Sebbene la locandina rappresenti la scintillante Chinatown mobile progettata da Ma Yansong/Mad per la Biennale di architettura di Venezia del 2008, il curatore Fang Zenning sembra privilegiare nei contenuti unarchitettura più attenta al recupero della tradizione e alla sua trasposizione in un linguaggio contemporaneo: la ripresa di elementi specifici (lurban tolou o le finestre esagonali di Urbanus) o di tecniche costruttive (lapparecchiatura muraria di Wang Shu); il tentativo di conservare (le bolle metalliche per gli hutong di Pechino di Ma Yansong/Mad, 2008) o riutilizzare simbolicamente le macerie (il rebirth brick di Liu Jakun presentato anchesso alla scorsa Biennale).
Lesposizione monografica su Wang Shu al Palais des Beaux Arts risulta invece una scelta decisamente inusuale. Wang Shu è noto al pubblico occidentale (già presente in mostre collettive a Francoforte e Rotterdam e alla Biennale veneziana del 2006, con il delicato tiles garden) e lesposizione, seppur convenzionale nellallestimento, presenta uninteressante selezione delle opere del suo studio, Amateur Architecture Studio (fondato con la moglie Lu Wenyu). «Amateur» (dilettante) sta per lattitudine nei confronti dellarchitettura, critica verso laggressiva prassi professionale della Cina contemporanea e resistente nei confronti della sistematica distruzione della città. Come è stato notato, Wang Shu si sottrae con sobrietà alla retorica implicita nella pratica di recupero e attinge con sensibilità alla tradizione, nella peculiare intersecazione di natura e architettura. Nel progetto per il campus di Xingshan il mountain building è insieme paesaggio e giardino confrontato, in mostra, con riproduzioni dei paesaggi di Li Tang e disegnato, insieme al campus, come una calligrafia, senza interruzioni.
«Heart Made. The Cutting-Edge of Chinese Contemporary Architecture», a cura di Fang Zenning, Christophe Pourtois e Marcelle Rabinowicz. Bruxelles, Civa hors les murs: espace architecture de La Cambre, fino al 20 febbraio.
«Architecture as Resistance», a cura di Wang Shu e Fan Dian Bruxelles, Palais des Beaux-Arts, fino al 24 gennaio.