Abbiamo iniziato una ricognizione sulle osservazioni e le proposte avanzate intervistando 3e32 e Collettivo99.
Marco Morante e Maura Scarcella, www. collettivo99. org
1) Cosa non funziona nel processo di ricostruzione avviato dal governo?
Il Piano case, scelta governativa muscolare e fortemente pregiudizievole per il futuro del territorio aquilano, è purtroppo ormai un dato di fatto, corre verso la conclusione e relativa inaugurazione mediatica in tempi record. Con gli altri comitati cittadini si sta ancora operando per evitare le purtroppo probabili espansioni del progetto, a oggi già colpevole di un enorme e definitivo consumo di suolo. Noi invece puntiamo il dito sul mancato avvio di quello che Yona Friedman definirebbe un «grande atto collettivo» di rifondazione della città, in cui far convergere il più ampio numero di soggetti, non solo aquilani, e praticare lutopia necessaria di una città partecipata, condivisa, mediata nellinteresse comune in un arengo dei giorni nostri. Questa è apparsa finora come una sfida negata dagli alti responsabili delle sorti della città e la ricostruzione sta prendendo, ogni giorno di più, unincontrollabile piega.
2) Cosa avete fatto o vorreste fare per impostare la ricostruzione su altre basi?
Siamo impegnati da fine aprile nellistituzione di un dibattito sulla ricostruzione portatore delle istanze locali di una cittadinanza presente e, soprattutto, futura. In qualità di giovani tecnici aquilani, ci siamo strutturati in forma apartitica e interdisciplinare, abbiamo elaborato il nostro progetto di «riconversione oltre la ricostruzione»: tendente allautosufficienza energetica ed ecosostenibile attraverso la relazione di un masterplan, meta progettuale presentato e discusso con la cittadinanza nel ciclo di incontri «Convergenze», in cui abbiamo coinvolto protagonisti della sostenibilità italiana e internazionale, tra cui Jeremy Rifkin, chiedendo condivisione alle istituzioni. Siamo fra i fautori della creazione di gruppi di lavoro stabili inter-comitati sulla ricostruzione. Abbiamo lambizione, rendendo LAquila un esempio per i prossimi decenni, di giungere alla redazione di una «Carta dellAquila sulle città sostenibili del terzo millennio». Ocse e ministero del Tesoro ci hanno inoltre chiamato a partecipare ai tavoli di lavoro sulla città, mentre fanno sperare le prospettive di collaborazione con molte istituzioni (seppur non ancora quella comunale) affinché modelli culturalmente e logisticamente sbagliati quali quello delle new towns, dei sistemi energivori e fortemente impattanti e gli estremismi opposti del «dovera, comera» («dovera» ma non indiscriminatamente «comera» diciamo noi) non trovino più ascolto e applicazione, a LAquila come altrove.