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Written by: Professione e Formazione

Piano casa e ripresa economica (e la qualità?)

Si è svolto il 23 giugno a Roma il 6° Forum di Edilizia e Territorio sul tema «Piano casa e infrastrutture: le costruzioni aiutano realmente la ripresa economica?». I lavori sono stati introdotti da Lorenzo Bellicini con una relazione sulla fine del boom immobiliare e sulle possibilità reali di ripresa fornite dal Piano casa. Mentre i successivi interventi di politici e amministratori sono stati scontati, il dibattito è stato ravvivato dall’invasione della sala da parte di un gruppo di cittadini romani sfrattati che protestavano contro le speculazioni edilizie e la mancanza di case per i meno abbienti. Dopo qualche attimo di tensione, è stata data la parola a un rappresentante dei dimostranti che, con chiarezza di linguaggio e conoscenza delle leggi, ha esposto le loro rimostranze: è stato il primo a parlare di qualità urbana, imbruttimento delle città e vivibilità, evidenziando come il Prg di Roma preveda 70 milioni di metri cubi edificabili ma nulla per l’edilizia popolare (in Italia non esiste una politica per la casa da più di 30 anni). Il dibattito è poi proseguito con l’intervento, tra gli altri, del presidente dell’Ance Paolo Buzzetti sulla crisi del settore delle costruzioni, sulla caduta della richiesta dei materiali, sulla mancanza di investimenti nelle infrastrutture e sul problema del credito alle imprese. Ha inoltre segnalato l’importanza della qualità dell’architettura in un eventuale piano di housing sociale (peccato che la maggior parte dei costruttori da lui rappresentati non la pensi così). Nel pomeriggio sono seguite le relazioni tecniche su: piano casa, sostituzione urbana e new town, ma dal dibattito, cui non ha partecipato neanche un architetto, emerge come nessuno dei relatori identifichi la qualità delle costruzioni con quella architettonica ma unicamente con quella dei materiali e delle tecnologie, probabilmente perché da tempo si sono persi sia il valore aggiunto del progetto sia l’importanza del ruolo del progettista. Non si può prescindere da un rapporto diretto e complementare tra impresa di costruzione e architetto, come, peraltro, aveva previsto un disatteso Bruno Zevi, fondando l’Inarch 50 anni fa.

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Last modified: 18 Luglio 2015