Unarticolata connessione di cavità naturali e artificiali, facciate di arenaria, uliveti secolari e pini dAleppo: è il sito del progetto, nelle Gravine di Puglia. Habitat naturalistici ricchissimi, le gole rocciose di genesi carsica hanno favorito linsediamento umano rupestre dal Neolitico al Medioevo. La natura calcarea del terreno spiega inoltre la presenza di cave, le «tagghjate»; fino agli anni settanta luoghi di estrazione di materiali da costruzione, oggi profonde «ferite» nel paesaggio rurale, segni abbandonati dellantropizzazione; più di 600 cave in disuso nella sola provincia di Bari, 20 ogni 100 kmq in quella di Lecce, 13 ogni 100 kmq nellarea di Taranto (fonte: Legambiente). La distruzione di rare forme carsiche, labbandono dei fronti di cava in assetto verticale senza misure per evitarne il crollo, lo smaltimento abusivo di rifiuti nei siti dismessi, sono i volti di uno scempio ambientale che leggi obsolete non riescono a contrastare (la disciplina delle cave è tuttora regolata da un Regio Decreto del 1927), in assenza di un rilevamento delle aree entro un quadro regionale di valorizzazione strategica.
Stimolando lattenzione per queste insolite «archeologie» del lavoro umano, il caso di Fantiano segna unintelligente inversione di tendenza: dopo il riconoscimento nel 2005 del Parco Regionale della Terra delle Gravine, questa riqualificazione del patrimonio storico-ambientale, determinato nei secoli da insediamenti umani, attività estrattive e agro-pastorali, è un intervento concreto per favorire leconomia turistica. La cittadinanza locale si riappropria delle cave a fine anni novanta, con manifestazioni teatrali e concertistiche; la pubblica amministrazione si mobilita per razionalizzare gli usi del sito come contenitore di eventi, con strutture permanenti; la capacità progettuale è sostenuta dallinteresse congiunto del Comune e della Regione Puglia, e da fondi comunitari POR 2000-2006 (Puglia: Misura 2.1). Contro lo spopolamento del nucleo storico di Grottaglie (già interessato da un Piano di recupero firmato da Pierluigi Cervellati), il ripensamento delle «tagghjate» per attività ludico ricreative inaugura una nuova centralità che promuove la riscoperta identitaria.
Il teatro stabile allaperto è lintervento centrale. Il palcoscenico e il blocco di servizi per gli artisti si collocano sul banco tufaceo preesistente a ridosso del fronte di cava, maestosa quinta scenica. Architettura e tettonica dialogano secondo un lessico topografico i cui elementi sono «stanze» comunicanti a cielo aperto, gradinate, pareti a picco, blocchi torreggianti di arenarie. Il reimpiego di pietre del sito nei muretti a secco di contenimento, il riferimento ai macchinari di estrazione e alle rigature dei cavatori nelle lamiere in acciaio cor-ten e nei blocchi di tufo a vista del volume scenico, tessono una trama di «segni del lavoro» e del territorio, tra ruoli e tempi delluomo e della natura: il tempo cancella la linearità dei percorsi, il caldo torrido e il vento smussano i tagli netti delle pietre, luomo realizza stratigrafie nella roccia calcarenitica che il dilavamento assimila negli anni a strati geologici. La concezione «in strati» del progetto richiama la pratica estrattiva, che procede per letti di cava secondo i piani di sedimentazione. La cavea si adagia sulla depressione del terreno prima utilizzata come discarica abusiva: sfruttare i dislivelli naturali era logica antica nei villaggi rupestri (le case-grotta nascevano in continuità con i terrazzamenti coltivati a orti). I gradoni lasciati dallestrazione sono integrati da gradonate in pietra calcarea che creano un filtro tra aree dingresso e di rappresentazione. Ridefiniti gli accessi e i parcheggi, consolidati i terreni della zona archeologica e della terrazza belvedere, un nuovo sistema di canalizzazione contiene lerosione delle acque meteoriche nel Vallone Fantiano, nella pineta e nelluliveto. In un contesto restituito alla sua originaria naturalità, il progetto è selezione di percorsi, articolati in momenti di fruizione architettonica e panoramicità, da cui si coglie lunità di paesaggio naturale e antropizzato delle Gravine; è atto di riconoscimento di valori e potenzialità, costruzione di ciò che è strettamente necessario a perseguire una strategia.
Articoli recenti
- Design biofilico: quando la natura incontra l’architettura 20 Giugno 2025
- Shanghai, semi di cultura tra finanza e gentrification 18 Giugno 2025
- Pierre Nora (1931-2025) 18 Giugno 2025
- Archi lignei e pannelli traslucidi. Il Serpentine 2025 è una capsula poco vivace 17 Giugno 2025
- Ritratti di città. Tokyo, grande e piccolo nella metropoli che non si ferma 16 Giugno 2025
- Il paesaggio: progetto culturale e utopia del buon vivere 15 Giugno 2025
- Versailles, quanta vita nella città palazzo 11 Giugno 2025
- Expo di Osaka, la ricetta della felicità è un grande Ring in legno 11 Giugno 2025
- Ordine e caos nel giardino mediterraneo 10 Giugno 2025
- Architetti intellettuali e italofilia novecentesca 10 Giugno 2025
- Venezia, Roma e Ferrara per festeggiare un trentennale 4 Giugno 2025
- Il Maxxi compie 15 anni: festa tra design, arte e stadi 2 Giugno 2025
- Victoria&Albert: il museo è un deposito, e viceversa 1 Giugno 2025
- Conflitti e informalità contro le disuguaglianze 30 Maggio 2025
Tag
Edizione mensile cartacea: 2002-2014. Edizione digitale: dal 2015.
Iscrizione al Tribunale di Torino n. 10213 del 24/09/2020 - ISSN 2284-1369
Fondatore: Carlo Olmo. Direttore: Michele Roda. Redazione: Cristiana Chiorino, Luigi Bartolomei, Ilaria La Corte, Milena Farina, Laura Milan, Arianna Panarella, Maria Paola Repellino, Veronica Rodenigo, Cecilia Rosa, Ubaldo Spina. Editore Delegato per The Architectural Post: Luca Gibello.
«Il Giornale dell’Architettura» è un marchio registrato e concesso in licenza da Società Editrice Allemandi a r.l. all’associazione culturale The Architectural Post; ilgiornaledellarchitettura.com è un Domain Name registrato e concesso in licenza da Società Editrice Allemandi a r.l. a The Architectural Post, editore della testata digitale, derivata e di proprietà di «Il Giornale dell’Architettura» fondato nell’anno 2002 dalla casa editrice Umberto Allemandi & C. S.p.A., oggi Società Editrice Allemandi a r.l.
L’archivio storico
CLICCA QUI ed effettua l’accesso per sfogliare tutti i nostri vecchi numeri in PDF.
© 2025 TheArchitecturalPost - Privacy - Informativa Cookies - Developed by Studioata