CORTINA DAMPEZZO (BELLUNO). Di Edoardo Gellner si conosce poco, pochissimo. I più sanno della collaborazione con Carlo Scarpa per la chiesa di Corte a Borca di Cadore. Qualcuno ricorda che ha ideato un villaggio dellEni per Enrico Mattei. Cè chi ha letto articoli sui progetti a Gela o sui componenti di arredamento poi prodotti e pubblicizzati dalla ditta Fantoni, ma solo un numero esiguo di persone è andato più a fondo nello studio di questo architetto, forse perché egli viveva e lavorava a Cortina dAmpezzo e «lo si immaginava come un rude montanaro, rintanato nel proprio rifugio cortinese», intento a progettare in una sorta di totale isolamento. Il 2009 è però un anno particolare, che segna il centenario della nascita (ad Abazia, in Istria) dellarchitetto. Loccasione sta dando vita a manifestazioni e appuntamenti che si snoderanno per tutto lanno corrente e durante parte del 2010. A marzo è stato istituito un Comitato regionale per le celebrazioni del centenario della nascita, con lo scopo di promuovere un progetto culturale e scientifico che porterà a seminari e pubblicazioni e ha oggi esito in una mostra monografica. Il focus dellesposizione verte sul rapporto tra design e architettura, sperimentato da Gellner nelle opere realizzate a Cortina dAmpezzo nel periodo delle Olimpiadi del 1956 e poi elemento ricorrente nella sua attività fino al noto villaggio Eni in località Corte a Borca di Cadore. In mostra saranno presenti i pezzi di arredo disegnati dallo stesso Gellner e solitamente conservati nel museo aziendale Fantoni. Li accompagnano disegni originali e non, ma soprattutto maquettes e modellini delle opere costruite a Cortina e del villaggio Eni, oggi conservati e difficilmente visibili allo Iuav di Venezia. Il 2009 potrebbe così diventare un momento per porre unattenzione diversa sulloperato e sul pensiero dellarchitetto di origine istriana, le cui opere versano il più delle volte in condizioni di abbandono, isolate in un contesto che ancora non sembra volerle considerare e comprendere, correndo il rischio di un veloce e irreversibile degrado. Il Palazzo delle Poste e Telve, la Casa Giavi, il Residence Palace, il villaggio Eni e molte altre architetture sono oggi presenti nellimmaginario come un monumento al moderno ma, come suggerisce Bruno Zevi, questo non basta: vanno rivissute e analizzate a fondo. A partire da questo presupposto forse sarà possibile anche aprire di nuovo un dibattito per capire secondo quale prospettiva lopera di Gellner possa essere conservata e valorizzata.
«Edoardo Gellner 100 anni di architettura Interni / Interiors», a cura di Michele Merlo, coordinamento Rossella Meucci Reale. Cortina dAmpezzo, Alexander Hall, Centro Congressi Alexander Girardi, 19 luglio – 19 settembre 2009