Visit Sponsor

Written by: Inchieste

Verso est, la seconda età dell’oro

Sono oramai passati quasi vent’anni da quando l’immagine della cappella di Sogn Benedetg di Peter Zumthor conquistava la copertina di «The Architectural Review», aprendo la seconda età dell’oro – dopo quella dei Mollino, Baumann e Chappis – dell’architettura alpina moderna. In questi due decenni ovviamente molte cose sono successe. I progettisti operanti nei Grigioni – Zumthor, ma anche Gion A. Caminada, Jürg Conzett, Valentin Bearth & Andrea Deplazes, Valerio Olgiati, e tanti altri – hanno dato vita a una delle tendenze architettoniche più interessanti degli ultimi anni. Le icone delle loro architetture – dalle terme di Vals fino alle realizzazioni da «medico condotto» di Caminada per il villaggio di Vrin – sono rimbalzate in mostre e pubblicazioni. Ma questo nuovo interesse per l’architettura in ambiente alpino non è circoscrivibile ai soli Grigioni. Altre «scuole» regionali hanno preso la scena nel corso dell’ultimo decennio. Si pensi al caso del Voralrberg nella parte occidentale dell’Austria. O ancora all’architettura del Sud Tirolo-Alto Adige. Da questi elementi sembrerebbe che sia venuta a definirsi una sorta di linea di confine separante le Alpi centro-orientali da quelle occidentali, quelle di lingua tedesca- anche se nei Grigioni storicamente si parla il romancio – da quelle di lingua neolatina. In effetti il paesaggio architettonico contemporaneo sui due versanti delle Alpi occidentali non è particolarmente emozionante. A parte alcune sperimentazioni oramai però un po’ lontane nel tempo – si pensi ad esempio ai progetti di Gabetti & Isola -, le pratiche ordinarie e diffuse restano caratterizzate dall’uso di uno stile «rustico internazionale» finalizzato più all’accoglienza di turisti urbani dai gusti un po’ grossolani, che a un ripensamento dell’abitare contemporaneo in territorio alpino. Con ciò si vuole insomma dire che ancor prima che sui linguaggi dell’architettura, l’arretratezza delle Alpi occidentali (specie quelle italiane) deve essere misurata sulla mancata riconcettualizzazione dello spazio montano, che continua a essere visto essenzialmente come un luogo della tradizione, abitato da montanari e pastori che in realtà- al di là di quello che pensano i turisti – in quelle forme idealtipiche non sono mai esistiti. La distanza che segna le Alpi centro-orientali da quelle occidentali sta proprio nel fatto di essere uno spazio della contemporaneità, contrassegnato da un forte dinamismo economico, culturale e imprenditoriale, in cui matrici di lunga durata si intrecciano con le sollecitazioni provenienti dall’esterno. E questo si riflette sull’architettura, a tutti i livelli. Molte volte ad esempio si pensa che l’utilizzo del legno in queste nuove architetture sia un esito della continuità con la tradizione locale, mentre centrale è proprio il dato della reinvenzione della filiera produttiva del legno.
Un secondo elemento che caratterizza questi luoghi della nuova architettura alpina è il grande lavoro culturale che ha accompagnato tale rinascita. Si pensi al ruolo giocato da riviste come «Turris Babel» in Alto Adige o da «Faces» in Svizzera, da iniziative come «Merano Arte» o da eventi come il Premio di architettura alpina contemporanea di Sesto Cultura, che con le sue quattro edizioni (e relativi cataloghi) ha costruito una preziosa e dettagliata mappa di quanto stava avvenendo sulle Alpi.
Un terzo dato è costituito dall’incrociarsi di nuova ecologia e ripensamento dei modi di vivere locali. L’esperienza di KlimaHaus sarebbe inconcepibile se non fosse stata accompagnata da una riflessione originale sull’innovazione dell’agricoltura, sulla diversificazione del turismo. E infine un ultimo elemento è rappresentato dalla dialettica tra sperimentazione architettonica e nuove forme di interpretazione artistica, tema che in Svizzera attraversa tutto il Novecento. E per comprendere come questa nuova contemporaneità alpina non sia riducibile a pochi prototipi realizzati da qualche architetto colto e sofisticato, ma attraversi tutti gli aspetti della quotidianità fino a diventare pratica diffusa, è sufficiente entrare nei locali del centro storico di Bressanone o attraversare i dintorni di Coira. Una contemporaneità a cui dovrebbero guardare con attenzione le Alpi occidentali.

Autore

About Author

(Visited 44 times, 1 visits today)
Share
Last modified: 18 Luglio 2015