Prima tappa di un viaggio nel centenario della più famosa scuola del Moderno e tra le sue eredità. Una riflessione introduttiva e il calendario dei principali appuntamenti in Germania
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Sono passati cent’anni esatti da quando Walter Gropius fondò nel 1919 a Weimar lo Staatliches Bauhaus, nato dalla fusione delle due scuole di Arte (1860) ed Arti Applicate (1907) del granducato sassone. In un iconico, potente Manifesto, l’architetto berlinese spiega in poche righe le ragioni del presente e l’urgenza di dover dare una nuova impostazione allo studio di chi costruirà (bauen) la “nuova architettura”: Bau-Haus, la casa del costruire, laddove si forma il neuer Mensch – cittadino dell’età moderna. La Scuola propugna il ritorno a competenze empiriche-artigianali col supporto tuttavia delle nuove tecniche, della conoscenza artistica e di una preparazione onnicomprensiva, al passo coi tempi e libera dalla dittatura degli stili, in un mondo culturalmente dotato per quanto traumatizzato dagli orrori della Grande Guerra.
Sulla soglia degli anni ’20 la sua Europa ha voglia di rinascere: nella piccola patria turingia della Klassik tedesca, ora culla del nuovo Movimento, si riunisce il primo parlamento democratico tedesco che scrive la Costituzione della Repubblica di Weimar – età dell’oro di arti e scienze, vero primo esperimento di uguaglianza fra tutti gli esseri umani, di partecipazione attiva alla politica e di libertà di pensiero. Il suffragio universale con l’apertura alle donne, la crisi dell’oligarchia, l’agognato egualitarismo dopo secoli di regni ed imperi sono il fertile humus da cui sorge la Berlino luminosa del Ku’damm, dell’emancipata neue Fraue del fondamentale Novembergruppe.
Si direbbe l’inizio di una nuova era, ma Berlino non è la Germania, e nemmeno lo è il microcosmo di Weimar: la magnifica stagione della scuola di Gropius, Klee, Kandinsky e molti altri maestri, la più grande fucina di talenti del Novecento, dura appena il tempo di una pubertà, nonostante l’immediato successo riscosso fra i giovani che da tutta Europa confluiscono nelle tre scuole, affollandone i seminari, figli di una borghesia stanca di accademia e che sogna il cambiamento vivendo il suo tempo a doppia velocità. Molti sono ebrei secolarizzati, moltissime sono le ragazze che riempiono le aule dei corsi di architettura – con grande preoccupazione (alquanto misogina) di Gropius stesso. Sono loro i nemici numero uno di cui i carnefici di Hitler faranno piazza pulita. Nel 1933 il Bauhaus viene chiuso dai nazisti appena saliti al potere; l’avevano già costretto a traslocare a Dessau nel 1925, e infine a Berlino nel ’32. La purezza dei materiali e la linearità delle forme, le inusitate prospettive spaziali e umane, l’incredibile convivenza delle infinite anime e correnti che vi brulicano dentro vivaci non si addicono alla retorica del regime che persegue solo autoritarismo, unità e prevaricazione, rifugiandosi nella sicurezza d’immagini note e spesso riciclate, di forme e orpelli storicisti che inibiscono ogni afflato di creatività.
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Die Welt neu denken – à-la imaginista
Il motto delle celebrazioni per quest’anno interamente dedicato al Bauhaus non può che essere “pensare il mondo (in modo) nuovo”: oltre 500 eventi coinvolgono 11 differenti nazioni, il Bund tedesco e le tre grandi Istituzioni di Weimar, Dessau e Berlino (riaperte dopo la seconda guerra mondiale) per festeggiare un compleanno internazionale e di rinascita. Perché se in Germania si è ripreso a costruire per il Bauhaus (coi nuovi musei nelle sue tre capitali), ovunque nel mondo se ne celebra l’universalismo delle idee, la loro felice diaspora (dal greco, disseminazione più che dispersione) e l’accoglienza indiscussa di chi le ha in questi 100 anni portate con sé. È un giubileo à-la Bauhaus, che pratica una memoria attiva e ne ripensa, oltre ai trascorsi e le influenze nel presente, i possibili effetti e sviluppi nell’immediato futuro. Dibattiti, conferenze, letture, incontri di specialisti di varie discipline non sono solo un tributo alle molte anime di quel variopinto Movimento oramai centenario ma anche un indispensabile apporto scientifico per la comprensione delle sue attuali potenzialità, fuori dal mito e dalla retorica passatista e patriottica di chi lo vorrebbe chiudere dietro una davvero inappropriata vetrina e/o timbrare con l’esclusivo marchio “made in Germany”.
«Bauhaus ist kein Originalprodukt aus Deutschland», dichiara coraggiosamente Marion von Osten – che ha curato il progetto “Bauhaus Imaginista” attualmente in tournée mondiale – proprio nel momento in cui gli occhi di tutto il mondo sono puntati sulla Germania. L’artista di Lipsia appartiene ad una nuova generazione di giovani studiosi e politici tedeschi, soprattutto donne, contrari ad imbarazzanti esaltazioni sciovinistiche e ad ogni pretesa di superiorità culturale europea, invero difficile da neutralizzare nell’era dei neosovranisti. Dell’umanità e del suo genio sarebbe meglio ammirare più che gli alberi genealogici, la capacità di adattamento e le creazioni.
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Wie politisch ist das Bauhaus?
Infine l’interrogativo clou che scuote già da qualche mese la Germania: qual è l’eredità politica del Bauhaus? Ovvero, ancora una volta: è lecito parlare di “politica e arte”? Quesiti già di per sé assolutamente retorici, ancor più al netto dell’incredibile attualità dei temi appena sollevati – la diaspora e le migrazioni, l’integrazione culturale, l’universalismo delle idee, la questione femminile, gli autoritarismi – e dunque scomodi per la politica ufficiale che a tutti costi vuole trovare del partitico dove è assente, accusando l’avversario di turno di strumentalizzazioni pro domo sua, riducendo senso e potenzialità di quei sostantivi a una mera questione di tifo calcistico e svilendo il dibattito culturale al livello d’ipocrite azioni politically correct.
Per chi ancora non ha trovato una risposta, rimane l’invito a leggere il Manifesto Bauhaus del 1919, sulla cui copertina non a caso Gropius volle la Cattedrale dalle mille sfaccettature di Lyonel Feininger, e magari a lasciarsi guidare o almeno ispirare dal calendario di eventi che segue…
Buon Bauhaus a tutti!
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Germania, gli eventi principali del centenario
Eröffnungsfestival / Festival di apertura (Berlino, Akademie der Künste, 16 – 24 gennaio)
Perfettamente in linea con lo spirito delle feste del tempo di Weimar e Dessau, la prima settimana dà l’avvio a un anno di celebrazioni in giro per il mondo. Sul palco berlinese viene riallestito, fra le altre cose, il “Triadisches Ballett” di Oskar Schlemmer accanto all’installazione “Das Totale Tanztheater”. www.bauhausfestival.de
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Moderne am Main / Il Moderno sul Meno (Francoforte, Museum Angewandte Kunst, Historisches Museum, Deutsches Architekturmuseum, 19 gennaio – 14 aprile)
Tre musei della città rendono omaggio alla Neue Frankfurt di Ernst May e colleghi, (ri)nata in quegli anni. Il racconto di un ambizioso progetto urbano e di edilizia residenziale, della Fiera di Francoforte del 1927 e della nascita della nuova cucina funzionale di Francoforte, su progetto della viennese Margarete Schütte-Lihotzky, allora installata in oltre diecimila appartamenti cittadini. Le tre mostre/eventi s’intitolano, nell’ordine: “Moderne am Main 1919-1933” (MaK), “Wie wohnen die Leute?” (HM), “Ein Bauhaus am Mittelmeer. Hendricus Th. Wijdeveld, Erich Mendelsohn und das Projekt der Europäischen Mittelmeerakademie” (DAM).
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Bauhaus imaginista (Berlino, Haus der Kulturen der Welt, 15 marzo – 10 giugno)
Si chiude nella capitale tedesca la rassegna mondiale, ma le stazioni del moderno dalla Germania a Tel Aviv, Delhi, Tokyo, Mosca, Chicago e ovunque nel mondo mostrano che l’innovazione non si ferma mai ai confini nazionali, così come le immagini che il Bauhaus è stato capace di creare.
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Das Bauhaus kommt aus Weimar / Il Bauhaus viene da Weimar (Weimar, Klassik Stiftung, 6 aprile 2019 – 1 aprile 2020)
Orgogliosa mostra che inizia con l’inaugurazione del nuovo museo del Bauhaus firmato dalla tedesca Heike Hanada, destinato ad ospitare la più antica collezione Bauhaus del mondo: oggetti di design, documenti inediti, fotografie, interpretazioni e racconti storici alternativi di esperti e adepti, e molte altre sorprese in una primavera lunga un anno.
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Ideal Standard (Spekulationen über ein Bauhaus heute) (Friedrichshafen, Zeppelin Museum, fino al 28 aprile)
Sulle rive del Lago di Costanza, la riscoperta di un’architettura Bauhaus dimenticata fa da cornice al lavoro di studio di Katarina Burin ed altri artisti del contemporaneo su una figura chiave eppure poco nota del Bauhaus dei primi anni – Petra Andrejova-Molnár (1899-1985) – di cui vengono presentati i disegni originali e con una mostra parallela sulla valenza del Bauhaus oggi.
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Weissenhof City (History, Present and Future of a City) (Stoccarda, Staatsgalerie, 7 giugno – 20 ottobre)
Che cosa succede quando si confrontano le esuberanti utopie Bauhaus con il presente, e qual è il potenziale dell’universale Moderne nell’oggi? Una mostra che propone un insolito tour Bauhaus nella città di Stoccarda e molti interessanti spunti di riflessione.
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BauhausWocheBerlin / la settimana del Bauhaus (Berlino, 31 agosto – 8 settembre)
Un festival per le strade della capitale: spettacoli, installazioni, mostre, ginnastica come al tempo! In contemporanea, il Bauhaus-Archiv/Museo di Design inaugura la sua mostra “Original Bauhaus” alla Berlinische Galerie (la sede dell’archivio è attualmente chiusa per restauro). Vedi di seguito: www.kulturprojekte.berlin/projekt/100-jahre-bauhaus-in-berlin/
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Original BAUHAUS.Die Jubiläumsausstellung (Berlino, Berlinische Galerie, 6 settembre 2019 – 27 gennaio 2020)
La celebrazione delle grandi icone del design made in Bauhaus; molti oggetti riscoperti e inediti per la prima volta in mostra, al fianco dei grandi classici.
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Versuchsstätte Bauhaus. Die Sammlung (Dessau, dall’8 settembre 2019)
La grande mostra dedicata al giubileo della scuola ospitata dal 1925 al 1932 nella mitica cittadina della Sassonia-Anhalt e l’inaugurazione finalmente anche a Dessau del nuovo museo dei catalani Addenda Architects, destinato ad ospitare una straordinaria collezione (40.000 pezzi) di disegni, materiali, studi e oggetti prodotti nella Scuola: un’architettura affascinante che promette molte sorprese.
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TRIENNALE DER MODERNE – drei Orte an drei Wochenenden (Weimar 26 – 29 settembre, Dessau 4 – 6 ottobre, Berlino 11 – 13 ottobre)
Come da tradizionale triennale, i tre weekend di architettura nelle tre città saranno per l’occasione del centenario interamente dedicati al compleanno della Scuola e alla designazione di Tel Aviv, «quarta capitale del Bauhaus»; sotto il protettorato UNESCO, che ha iscritto le quattro città nella lista dei siti patrimonio dell’umanità, il festival si concentrerà sui temi della conservazione e valorizzazione dell’architettura storica, con particolare riferimento ai rapporti delle tre capitali tedesche con la “Città bianca” israeliana. www.facebook.com/TriennaleDerModerne
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Grand Tour der Moderne (tutto l’anno, in tutta la Germania)
Da Peter Behrens ai giorni nostri, molti classici, molte architetture poco note o sconosciute individuate da artisti di tutte le discipline per una lista dei 100 più significativi edifici Bauhaus in Germania. Un progetto meraviglioso, da non perdere, suddiviso in sette singoli tour, per chi può. www.grandtourdermoderne.de
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anniversari , architettura e politica , bauhaus , bauhaus 100 , berlino , mostre
Last modified: 10 Luglio 2019
[…] Si direbbe l’inizio di una nuova era, ma Berlino non è la Germania, e nemmeno lo è il microcosmo di Weimar: la magnifica stagione della scuola di Gropius, Klee, Kandinsky e molti altri maestri,la più grande fucina di talenti del Novecento, dura appena il tempo di una pubertà, nonostante l’immediato successo riscosso fra i giovani che da tutta Europa confluiscono nelle tre scuole, affollandone i seminari, figli di una borghesia stanca di accademia e che sogna il cambiamento vivendo il suo tempo a doppia velocità. Molti sono ebrei secolarizzati, moltissime sono le ragazze che riempiono le aule dei corsi di architettura – con grande preoccupazione (alquanto misogina) di Gropius stesso. Sono loro i nemici numero uno di cui i carnefici di Hitler faranno piazza pulita. Nel 1933 il Bauhaus viene chiuso dai nazisti appena saliti al potere; l’avevano già costretto a traslocare a Dessau nel 1925, e infine a Berlino nel ’32. La purezza dei materiali e la linearità delle forme, le inusitate prospettive spaziali e umane, l’incredibile convivenza delle infinite anime e correnti che vi brulicano dentro vivaci non si addicono alla retorica del regime che persegue solo autoritarismo, unità e prevaricazione, rifugiandosi nella sicurezza d’immagini note e spesso riciclate, di forme e orpelli storicisti che inibiscono ogni afflato di creatività. (da Il Giornale dell’Architettura) […]
[…] del nuovo museo progettato da addenda architects e all’appuntamento classico della Triennale der Moderne. Solo Berlino manca all’appello delle tre capitali: l’apertura del suo nuovo museo che […]