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Michele RodaWritten by: Biennale di Venezia

Turchia: “Darzanà: Two Arsenals, One Vessel”

Turchia: “Darzanà: Two Arsenals, One Vessel”

VENEZIA. La grande sorpresa della Biennale 2016 salpa da Istanbul, viaggia sulle acque del Mediterraneo e arriva all’Arsenale. Un vascello metaforico assemblato con oltre 600 pezzi di recupero, lungo 30 metri, pesante 4 tonnellate, in parte appoggiato al pavimento, in parte sospeso alle travi in legno. Un collage etereo di colori e forme che, teatralmente illuminato, affascina e colpisce. «Questa nave vuole raccontare il concetto di ibridazione, di superamento dei confini, di recupero del patrimonio culturale e architettonico», racconta uno dei curatori, Mehmet Kütükçüoğlu.

L’ibridazione è già nel nome del progetto, «Darzanà», espressione usata da marinai e mercanti che richiama la parola turca tersane e quella italiana arsenale, entrambe derivano dall’arabo dara’s-sina, luogo dell’industria. Su questo esperanto del mare veleggia «Baştarda», nave che diventa un ponte tra Istanbul (da dove arrivano i pezzi di cui è composta, raccolti nell’arsenale abbandonato, raccontato nel bellissimo catalogo che accompagna il padiglione) e Venezia (che invece il suo arsenale l’ha riattivato, ma come museo che vive alcuni mesi all’anno).

Nel viaggio verso Istanbul a fine Biennale (dove dovrebbe diventare il pezzo centrale di un museo), «Baştarda» incrocerà i flussi di migranti che affrontano la rotta opposta. «Questa nostra installazione – prosegue il curatore – non è legata specificatamente ai temi dell’immigrazione. Però ovviamente è uno strumento che ci permette di vedere nell’architettura un modo per oltrepassare le frontiere. Il mare che unisce le coste italiane e turche è uno. Che senso hanno i confini?». Risposta che «Baştarda» non può darci ma rispetto a cui aiuta a pensare, appena al di là delle finestre (parzialmente oscurate per enfatizzare l’effetto scenografico) che guardano verso il mare aperto.

Commissario: Istanbul Foundation for Culture and Arts (İKSV) Curatori: Feride Çiçekoğlu, Mehmet Kütükçüoğlu, Ertuğ Uçar Espositori: Hüner Aldemir, Caner Bilgin, Hande Ciğerli, Gökçen Erkılıç, Nazlı Tümerdem, Yiğit Yalgın Sede: Arsenale, Sale d’Armi

Autore

  • Michele Roda

    Nato nel 1978, vive e lavora a Como di cui apprezza la qualità del paesaggio, la tradizione del Moderno (anche quella svizzera, appena al di là di uno strano confine che resiste) e, soprattutto, la locale squadra di calcio (ma solo perché gioca le partite in uno stadio-capolavoro all’architettura novecentesca). Unisce l’attività professionale (dal 2005) come libero professionista e socio di una società di ingegneria (prevalentemente in Lombardia sui temi dell’housing sociale, dell’edilizia scolastica e della progettazione urbana) a un’intensa attività pubblicistica. È giornalista free-lance, racconta le tante implicazioni dei “fatti architettonici” su riviste e giornali di settore (su carta e on-line) e pubblica libri sui temi del progetto. Si tiene aggiornato svolgendo attività didattica e di ricerca al Politecnico di Milano (dove si è laureato in Architettura nel 2003), confrontandosi soprattutto con studenti internazionali. Così ha dovuto imparare (un po’) l’inglese, cosa che si rivela utilissima nei viaggi che fa, insieme anche alla figlia Matilde, alla ricerca delle mille dimensioni del nostro piccolo mondo globale

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Last modified: 27 Maggio 2016