Proseguono le anticipazioni alla XXI edizione dell’Esposizione internazionale, con una perlustrazione delle mostre presso il MUDEC e il Museo diocesano. Parallelamente, continua il nostro racconto per immagini delle edizioni precedenti
Sempering
Negli spazi del MUDEC, il Museo delle culture, la mostra vuole concentrare l’attenzione su alcuni modi di fare del progetto contemporaneo, senza però distinguerli in tipologie disciplinari. Alla base, la necessità di una continua revisione del rapporto tra mezzi e fini, tra metodi e forme, allontanandosi dalle ossessioni del progetto moderno e riportando invece l’attenzione sulle tecniche, sulle prassi radicate nella storia concreta, ed esaminando una cultura progettuale che unisce sperimentazione e ricerca attraverso la revisione critica dei costumi, delle ricette, dei pregiudizi tecnici e formali che ogni situazione condivisa rivela.
L’esposizione vuole raccontare come le più interessanti ricerche nell’architettura, nel design, nel disegno di paesaggio, nell’arte urbana possano mostrare le forme di un nuovo atteggiamento progettuale in grado di affrontare la sfida ambientale con consapevolezza, ricombinando forme ed eventi conosciuti e ridiscutendo comportamenti consolidati attraverso tecnologie e processi innovativi.
Nel 1851, anno della prima Esposizione universale a Londra, l’architetto Gottfried Semper (1803-1879) scrive Die vier Elemente der Baukunst, dove elenca i quattro elementi di un’ideale abitazione originaria che possano essere considerati come fondamentali delle architetture di tutti i tempi e luoghi: il focolare, la copertura, il basamento/terrapieno e la recinzione. Le categorie elaborate da Semper – che non si riferivano tanto al materiale in sé, quanto ad alcune sue proprietà fisiche in connessione a una serie di possibili lavorazioni e modi di assemblaggio in strutture complesse – possono oggi essere prese come una sorta di guida di modi compositivi spesso nati da un’arte o tecnica specifica e poi allargati a situazioni diverse.
Dal neologismo con il cognome dell’architetto tedesco deriva quindi il titolo, mentre le otto lavorazioni individuate dalla mostra sono viste come tecniche di unione e metamorfosi degli elementi che compongono le architetture e i prodotti di design contemporaneo, nonchè come archetipi di pattern compositivi diversi. Tali lavorazioni sono rappresentate da altrettante azioni che la mente, la mano o la macchina operano sulla materia: impilare (l’azione del muratore), intrecciare (l’azione dell’impagliatore e del tessitore), plasmare (l’azione del fonditore e dello scultore), connettere (l’azione del carpentiere di legno o metallo), piegare (l’azione del lattoniere), disporre (l’azione del piastrellista e dell’assemblatore di elementi), incidere (l’azione del decoratore e dell’intagliatore), soffiare (l’azione del vetraio). Ciascuna lavorazione sarà restituita attraverso piccole narrazioni: contributi diversi quali ad esempio collezioni storiche, prototipi di studio, stampi, modelli, disegni e prodotti al vero.
Design behind Design
La mostra, voluta dall’Arcidiocesi di Milano nel Museo diocesano, racconterà la storia di alcuni oggetti, esempi eccezionali del rapporto tra progetto e sacro, prodotti da designer e artisti noti anche fuori dall’ambito liturgico. Parafrasando il tema della XXI Triennale, l’avverbio behind è un invito ad osservare gli oggetti, coglierne il senso diretto per arrivare a catturarne il senso indiretto, figurato. In tutte quelle occasioni in cui la funzione appare prevalente – dall’architettura, all’arredo, al product design ‐, quando ci si trova in un luogo dedicato al culto esistono numerosi significati impliciti nell’oggetto a prescindere dalla sua più stretta funzione. Partendo dalla realtà milanese, sono state raccolte le testimonianze di architetti (Gio Ponti, Figini e Pollini, Vico Magistretti, Giovanni Muzio, i fratelli Castiglioni, Mario Tedeschi, Ignazio Gardella, Angelo Mangiarotti, Luigi Caccia Dominioni), artisti (Fontana, Melotti, Sironi, Xerra, De Maria, Paladino) e designer, oltre che di fotografi ed orefici.
Da un lato, la mostra vuole mettere in evidenza il contrasto tra accumulazione e rarefazione; dall’altro vuole confrontare in modo puntuale alcune testimonianze straordinarie del passato con il contemporaneo. Il percorso si aprirà con una sala buia che sarà dedicata all’architettura. Sulle pareti verranno proiettate, in contemporanea, le immagini dell’esterno e dell’interno delle più interessati chiese milanesi dal secondo dopoguerra a fine anni ’60, coinvolgendo lo spettatore nello spazio sacro. L’ultima sala dell’esposizione, anch’essa buia, sarà dedicata alla musica. Lo spazio verrà pervaso dai suoni, scelti tra le migliori composizioni liturgiche del moderno e del contemporaneo.
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I manifesti delle 20 Esposizioni internazionali della Triennale
Triennale story: V edizione (1933)
Triennale story: VI edizione (1936)
Triennale story: VII edizione (1940)
Triennale story: VIII edizione (1947)
Triennale story: IX edizione (1951)
Triennale story: X edizione (1954)
Triennale story: XII edizione (1960)
Sempering (2 aprile – 12 settembre 2016)
Curatori: Luisa Collina e Cino Zucchi con Valentina Auricchio e Simona Galateo
Allestimento: Cino Zucchi Architetti
Grafica: Studio Folder
Luisa Collina, laureata nel 1993 in Architettura presso il Politecnico di Milano, consegue nel 1998 il Dottorato di ricerca in Innovazione tecnica e progetto nell’architettura. È docente ordinario in Design presso il Dipartimento di Design del Politecnico. Quale responsabile, dal 2000, delle relazioni internazionali della Facoltà del Design (oggi Scuola del Design) e del Dipartimento, collabora con università, centri di ricerca e imprese in programmi di ricerca internazionali e in progetti d’innovazione strategica guidata dal design. Dal 2004 al 2008 è stata membro eletto del Consiglio di amministrazione del Politecnico di Milano. Dal 2005 è coordinatrice di un Corso di Laurea di secondo livello in “Design del sistema prodotto”, laurea magistrale in Design in lingua inglese rivolta a studenti internazionali. Dal 2009 è presidente dello stesso Corso di laurea. È Delegata del rettore del Politecnico di Milano per Expo e i Grandi eventi di Ateneo ed è membro eletto del Consiglio di amministrazione. È inoltre vicepresidente di Cumulus, associazione internazionale di scuole di design.
Cino Zucchi (Milano, 1955) ha conseguito il Bachelor of Science in Art and Design presso il Massachusetts Institute of Technology nel 1978 e la laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano nel 1979, dove è docente ordinario di Composizione architettonica e urbana e docente al Dottorato di Progettazione architettonica e urbana. È stato visiting professor in Housing and Urbanization presso la Graduate School of Design di Harvard nel 2013 e ha partecipato in qualità di docente a numerosi seminari di progettazione e teoria urbana presso la Syracuse University di Firenze, l’ETH di Zurigo e l’Universidad Politécnica di Madrid. Tiene conferenze e seminari e partecipa a giurie di concorsi di architettura in Italia e all’estero. Ha pubblicato saggi e recensioni sulle maggiori riviste internazionali. Ha partecipato all’organizzazione della XV, XVI, XVIII e XIX Triennale di Milano ed è membro del comitato scientifico della XXI Triennale 2016. Il suo lavoro è stato esposto alla 6°,8°, 12° e 13° Biennale di Venezia, dove l’installazione “Copycat. Empathy and Envy as Form-makers” ha ricevuto la menzione speciale della giuria (2012). È stato inoltre curatore del Padiglione Italia alla 14° Biennale (2014). Con il suo studio Cino Zucchi Architetti ha progettato e realizzato molti edifici pubblici, residenziali e commerciali, una serie di progetti di spazi pubblici, progetti per il ridisegno di aree agricole, industriali e storiche ed ha partecipato a numerosi concorsi nazionali e internazionali.
Sede: MUDEC
Punto d’incontro per la cittadinanza di recente inaugurazione, il Museo delle culture è un articolato polo che si sviluppa su 17.000 mq e ospita una collezione permanente costituita da circa 7.000 opere provenienti dalle civiche raccolte etnografiche, le esposizioni temporanee di respiro internazionale. il MUDEC Junior e il MUDEC Lab (spazi multimediali pensati per una didattica innovativa). All’interno si trovano anche un bistrot, un ristorante, un design store, spazi per le aziende e la MUDEC Accademy: una scuola di formazione specialistica. L’offerta culturale è completata dal Forum delle Culture Città Mondo, che propone una programmazione a cura delle comunità internazionali presenti sul territorio. Il carattere innovativo del MUDEC si rintraccia anche nella governance: il Comune di Milano ha la direzione scientifica del patrimonio e la sua valorizzazione mentre 24 ORE Cultura – Gruppo 24 Ore è responsabile della programmazione e realizzazione delle grandi mostre e della gestione dei servizi aggiuntivi.
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Design behind Design (2 aprile – 12 settembre 2016)
Curatori: Natale Benazzi, Carlo Capponi, Laura Lazzaroni, Marco Romanelli, Andrea Sarto
Allestimento: Marco Romanelli, Paolo Imperatori
Grafica: Giacomo Merli
Sede: Museo diocesano
Nato nel 2001 per iniziativa dell’Arcidiocesi di Milano con lo scopo di tutelare, valorizzare e promuovere i tesori artistici della Diocesi nell’ambito del contesto spirituale che li ha ispirati. La prima idea del museo risale al 1931, quando il beato Ildefonso Schuster, allora arcivescovo, incoraggia la nascita di un’istituzione dedicata a promuovere l’amore per l’arte e volta a impedire la dispersione del cospicuo patrimonio artistico della Diocesi. Il Museo raccoglie un patrimonio ingente di opere dal IV al XXI secolo sotto forma di lasciti, depositi o donazioni: dipinti, sculture, oggetti di oreficeria, disegni. Capolavori che documentano gli esiti dell’arte lombarda sino ai nostri giorni; testimonianza viva della ricca produzione artistica ambrosiana e del gusto collezionisti non solo arcivescovile ma anche privato.
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Last modified: 16 Marzo 2016
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