Il recupero e la trasformazione di Fonderia 1 in Centro espositivo e fieristico, su progetto di Politecnica
FOLLONICA (GROSSETO). Il valore storico, culturale e urbano di Fonderia 1 è scritto nelle sue prestigiose memorie e nella sua strategica posizione baricentrica tra il centro storico e il nuovo Parco centrale. A inizio ottobre si è, infatti, inaugurato non solo il nuovo Centro espositivo e fieristico della città ma una nuova porta che segna il ritrovato asse urbano tra il nucleo antico e il Parco delle ferriere, da troppo tempo relegato al margine della città. Il recupero di Fonderia 1 è quindi un progetto globale che riassume in sé istanze multidisciplinari: dalla riformulazione identitaria di un tassello di città, alla rifunzionalizzazione di un ex fabbricato industriale, all’analisi volta a identificare le migliori tecniche di restauro, al progetto contemporaneo della sua rinnovata architettura. Un lungo percorso di indagini portato avanti dallo studio di ingegneria e architettura Politecnica e reso possibile da una continuità politica di intenti all’interno dell’amministrazione comunale, come ha sottolineato il sindaco Andrea Benini in occasione dell’avveniristica cerimonia di apertura del nuovo Centro.
Fonderia 1 ha origine nel XVI secolo; più precisamente nel 1546, con la costruzione di un Arsenale «alla casentinese» di proprietà degli Appiano, signori di Piombino. Lo sviluppo dell’insediamento proto-industriale nel corso dei secoli è legato allo sfruttamento delle cave ferrose dell’Elba, voluto da Cosimo I dei Medici. Nel corso del XIX secolo, Leopoldo Asburgo Lorena potenziò Follonica come secondo polo industriale del Granducato ma, nel 1851, decise di cedere la gestione degli stabilimenti all’imprenditoria privata. La storia secolare si conclude nel 1960 quando l’ILVA, ultima proprietaria, abbandona l’area.
Nel 1999, grazie a un Piano integrato di sviluppo urbano sostenibile (PIUSS) finanziato per il 60% dalla Regione Toscana e per il 40% dal Comune per un totale di circa 4 milioni, si intende annullare l’emarginazione dell’area e trasformare l’archeologia industriale in architettura contemporanea per farla dialogare con la città, anche attraverso il disegno organico del nuovo parco (oltre 100.000 mq) innervato da percorsi e spazi pubblici di verde attrezzato. Come spiega Beatrice Gentili, capo progetto e direttore lavori, il recupero ha scelto di esaltare tutte le addizioni, superfetazioni e asimmetrie volute dall’ILVA nel 1918, quando furono realizzate opere per potenziare il sistema produttivo della ghisa e la sua funzione di Fonderia. Con questa logica, il volume della Torre dei cubilotti – parzialmente demolito nel 1975 ma la cui sagoma rimane evidente a ridosso della parete occidentale dell’edificio – è stato ricostruito e valorizzato come nuovo spazio per accogliere una caffetteria aperta anche alle varie strutture del parco: il teatro della Leopolda, il museo della Ghisa e la Biblioteca comunale. Per denunciare senza equivoci il suo essere nuova addizione a servizio del nucleo storico, è stato scelto un intonaco chiaro, a contrasto con il rosso terra bruciata dei fronti dell’antica fabbrica. Il dialogo tra antico e nuovo è tema centrale del progetto, ancor più evidente negli interni che conciliano il restauro filologico di un edificio vincolato dalla Soprintendenza con la composizione dei nuovi spazi e funzioni. Due grandi portali, uno prospiciente via Roma, l’altro sul fronte nord-ovest, accolgono il visitatore introducendolo all’interno di una «piazza coperta» delimitata da un «grande mobile». Il progetto degli interni, ispirato dall’immagine evocativa di «San Girolamo nello studio» di Antonello da Messina, ha visto l’inserimento di una «macchina scenica» indipendente all’interno della fabbrica storica, dichiarando l’autonomia dei due volumi e delle loro funzioni. Tre cubi lignei scandiscono il ritmo della navata centrale esaltandone la prospettiva: tre nuovi volumi che, come un’architettura nell’architettura, rimodellano lo spazio con quella connotazione scenografica idonea a un nuovo luogo per l’arte e la socializzazione.
Così, Follonica e i suoi cittadini si riappropriano di uno spazio civico che deve concorrere a ridefinire le aspettative sociali e culturali della nascente città contemporanea.
Il progetto illuminotecnico
Fonderia 1 è un progetto globale che dal piano urbanistico arriva ad affrontare temi di dettaglio, come la progettazione integrata del sistema illuminotecnico. Quest’ultimo, studiato insieme a Targetti, ha ricoperto un ruolo di grande rilievo anche per la difficoltà di ipotizzare le fonti luminose in uno spazio che doveva mantenere la massima flessibilità per l’allestimento di eventi d’arte ma anche di tipo fieristico. Oltre all’illuminazione naturale proveniente dai due lucernari in copertura e dalle lunette alte lungo le navate, il progetto ha previsto un’illuminazione integrata all’arredo che ne sottolineasse le forme e le fughe geometriche. Con questa logica di intenti si sono impiegate gole luminose con reglette fluorescenti LED che sottolineano i profili degli aggetti dei cubi lignei e il ritmo a pavimento degli archi della navata centrale. I fasci luminosi orizzontali sono rafforzati dalla luce dei proiettori ancorati alle capriate della copertura. L’integrazione delle sorgenti di luce con il progetto architettonico ha previsto un accurato disegno esecutivo del «grande mobile» che enfatizza così il suo ruolo di quinta scenografica.
La carta d’identità del progetto
Committente: Comune di Follonica (RUP: Luigi Madeo)
Progettista: Politecnica (Beatrice Gentili, Luca Barontini, Bernardo Mazzocchi, Guglielmo Maccioni)
Impianti: Marcello Gusso, Francesco Frassineti
Strutture: Andrea Dal Cerro, Gaetano Susca
Impresa: Delisio Costruzioni (Mario Delisio, Leonardo Delisio)
Cronologia: 2009-2015
Importo opere: 3.795.411,34 euro
Superficie: 2.400 mq
Chi è il progettista
Fondata nel 1972, Politecnica è una società indipendente del panorama italiano dell’architettura e dell’ingegneria che oggi può contare su un network di quasi 150 professionisti nelle sedi di Modena, Bologna, Firenze, Catania e nelle nuove succursali a Malta e in Kosovo. La scelta di essere cooperativa connota tutta la storia di Politecnica che accetta l’impegno di una dialettica interna complessa ma, al tempo stesso, raccoglie i vantaggi che derivano dalla forza della coesione costruita nei momenti più difficili. Ha contribuito alla realizzazione di numerosi progetti in oltre 40 paesi nel mondo, lavorando con studi di profilo internazionale tra cui: Future System, OMA, Hopkins Architects, MCA, Rogers Stirk Harbour + Partners, Henn e Benisch Architekten.
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Tag
restauro , rigenerazione urbana
Last modified: 9 Dicembre 2015