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Laura Villa BaroncelliWritten by: Città e Territorio Progetti

Messico: c’è ancora speranza al di qua del muro

Messico: c’è ancora speranza al di qua del muro

Al confine (invalicabile) con gli Stati Uniti, spazi condivisi di comunità in due opere premiate di Fernanda Canales ad Agua Prieta

 

AGUA PRIETA (MESSICO). Cinquanta punti di accesso ufficiali punteggiano i 3.000 km di confine tra Messico e Stati Uniti, per la maggior parte agglomerati urbani storicamente intrecciati su due lati di una linea che, come sottolinea il geografo Michael Dear, è stata a lungo più un’area d’ibridazione culturale che un limite.

 

Through the Barricades

Tuttavia, a partire dagli anni ’90, l’introduzione delle prime barriere fisiche per controllare i flussi migratori e contrastare le attività illecite iniziò ad alterare questo equilibrio, complicando quel flusso umano, economico e sociale che per decenni aveva definito una sorta di “terzo stato” transfrontaliero.

Oggi, se culturalmente queste aree rimangono connesse, l’inasprimento materiale del confine ha reso l’immigrazione più complessa e definitiva, alimentando la percezione che oltre la frontiera vi sia un diverso orizzonte di opportunità. Nel tempo, il desiderio di attraversare il confine o di dipendere da un’economia esterna ha creato una dinamica di attesa, una condizione d’impermanenza che si riflette nell’abbandono e nella precarietà del paesaggio urbano: edifici in disuso, negozi chiusi e spazi vuoti. 

 

Rigenerazione urbana per rafforzare le comunità locali

Tra i progetti promossi dal Messico per rispondere a tale situazione, il Programa de Mejoramiento Urbano (PMU) della SEDATU (Secretaría de Desarrollo Agrario, Territorial y Urbano) mira non solo a fornire infrastrutture, ma anche a rinsaldare un senso civico spesso eroso dalla mancanza di spazi condivisi. Se in passato le iniziative governative si concentravano prevalentemente sulla costruzione di case, scuole e infrastrutture di base, spesso trascurando gli spazi civici aperti e accessibili, oggi il focus si è ampliato. Non si tratta più solo di edificare nuovi luoghi, ma di rinsaldare l’identità collettiva, promuovere la partecipazione e ricostruire un senso di fiducia condivisa. È una strategia che cerca di progettare per chi resta, in un contesto segnato dalla transitorietà.

 

Due opere di Fernanda Canales ad Agua Prieta

Come tradurre dunque lo spazio in luogo, stimolando identità e appartenenza? Questo uno degli interrogativi che, secondo il critico Pablo Emilio Aguilar Reyes, hanno guidato il lavoro di Fernanda Canales ad Agua Prieta, uno dei principali punti di passaggio tra Messico e Stati Uniti negli stati di Sonora e Arizona. Completate tra il 2021 e il 2022 e inaugurate nel 2023, le due opere sorgono ai margini opposti della città e, seppur rispondendo a esigenze urbane diverse, condividono l’intento d’invertire la logica del degrado e offrire punti di riferimento a chi rimane.

La biblioteca, situata direttamente lungo il muro di confine, s’inserisce in un contesto segnato dall’impatto visivo e sociale della barriera. L’edificio offre al piano terra una piazza ombreggiata e servizi per viaggiatori e pendolari; al primo piano, sale per lettura e apprendimento. La struttura ad archi delle aperture superiori e la rampa scultorea che collega i diversi piani amplificano il contatto visivo con la linea di confine, stabilendo un dialogo con il paesaggio circostante. Questo approccio reinterpreta il muro, trasformandolo da simbolo di separazione a elemento che rafforza la coesione comunitaria, sottolineando che la città non finisce dove inizia la barriera.

L’Unidad Deportiva 4T si colloca in un’area periferica di precarietà e abbandono. Pensato per favorire attività comunitarie, il centro sportivo combina campi all’aperto e corti interne con spazi coperti e flessibili, protetti da strutture leggere in acciaio e muri in cemento grezzo. La pianta aperta e modulare consente un uso polifunzionale dello spazio, rendendolo un punto di riferimento adattabile alle esigenze variabili della comunità locale.

Frutto di scelte stilistiche e vincoli di bilancio, entrambi i progetti condividono un approccio sostenibile e contestualizzato: l’uso di materiali locali, come cemento e mattoni, garantisce economicità e facilità di manutenzione, mentre soluzioni climatiche passive, come la ventilazione naturale e le coperture ombreggianti, rispondono al clima arido del deserto di Sonora.

Come sottolineato dalla stessa Canales, questi interventi non cercano soluzioni definitive, ma tentano di usare il vuoto come risorsa e la marginalità come opportunità. L’organizzazione spaziale punta a favorire la permeabilità visiva e a creare luoghi che, pur non risolvendo sfide economiche o sociali di lunga data, possano almeno suggerire nuove prospettive condivise. Dove l’abbandono sembra una costante e la frontiera un confine invalicabile, l’architettura si assume il compito di stimolare relazioni e fiducia. Non si tratta di retorica formale, ma di una visione che invita a guardare oltre il limite imposto.

Dalla biblioteca si sviluppa un parco lineare di oltre un chilometro che, seguendo il muro di confine, ne vuole mitigare la presenza trasformando un’area trascurata in uno spazio che sarà forse di gioco, riposo e socialità, con pavimentazioni in mattoni, tentativi di aree verdi, giochi per bambini e piccole piazze. Per ora gli alberi sono ancora sottili, ancorati al muro di confine da fili che li tengono dritti. Dall’altro lato, negli Stati Uniti, la presenza umana è scoraggiata da recinzioni, avvertimenti e terreni neutri. A ridosso del confine, sembra quasi una terra di nessuno, uno spazio concepito per respingere e intimidire.

 

I riconoscimenti internazionali per un impegno costante

Il secondo premio ai Global Design & Architecture Design Awards 2023 e la menzione agli AR Public Awards 2024 dimostrano l’interesse per interventi che valorizzano margini spesso trascurati. Se investimenti pubblici mirati e progetti architettonici attenti non riparano da soli le fragilità profonde, indicano però una strada per avviare processi di cambiamento: nel tentare di ancorare la vita di comunità a spazi pensati per chi rimane, si può forse ridare valore alla permanenza.

Si noti che Canales ha realizzato interventi simili a Naco, un altro importante punto di attraversamento al confine tra Messico e Stati Uniti, sempre nell’ambito del PMU promosso da SEDATU. Tra i progetti completati nel 2023, il Centro de Desarrollo Comunitario, il Deportivo Encinos e la Plaza Benito Juárez.

Immagine copertina: Fernanda Canales, biblioteca ad Agua Prieta (Messico), adiacente al valico internazionale con Douglas (Arizona, Stati Uniti) 

 

Autore

  • Laura Villa Baroncelli

    Dopo la laurea in ingegneria al Politecnico di Torino si trasferisce a Parigi dove si laurea in Sociologia e inizia la sua carriera come fotografo. Nel 2015 intervista Yona Friedman e inizia ad appassionarsi di studi urbani. Lo stesso anno si trasferisce ad Arcosanti dove collabora con gli archivi Soleri e la Fondazione Cosanti fino al 2019. Il suo lavoro appare in numerose riviste tra cui il T del New York Times Magazine, M di Le Monde, D di Repubblica, IL Sole 24 ore, AD Italia, Forbes, Vogue. Attualmente vive e lavora a New York City.

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Last modified: 9 Dicembre 2024