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Laura Villa BaroncelliWritten by: Città e Territorio

Salton Sea: yacht, polvere e litio in California

Salton Sea: yacht, polvere e litio in California

Un lago nato per errore e diventato prima riviera glamour e poi disastro ecologico. Ora è oggetto di nuovi investimenti, ma con gravi rischi ambientali

 

LOS ANGELES (STATI UNITI). Una distesa d’acqua che non avrebbe dovuto esserci, in una zona arida e inospitale del deserto del Sonora, nata da un errore tecnico a inizio Novecento, diventa riviera esclusiva negli anni ‘50 e ‘60, poi disastro ambientale a fine secolo. Per decenni, la bonifica resta bloccata tra ostacoli burocratici e mancanza di fondi, mentre l’aria si satura di polveri tossiche e città fantasma si ripopolano di nuovi esclusi. Fino alla scoperta del litio.

Un territorio di narrazioni sovrapposte, realtà mitopoietica tra natura e artificio, progresso e abbandono. È la storia del Salton Sea, il lago più grande e uno dei più inquinati della California.

 

Once upon a time in the West

A sud-est di Los Angeles, al confine tra Messico e Stati Uniti, si estendono 260.000 kmq di pianure aride, dune sparse, montagne rocciose. A inizio Novecento, per espandere le terre coltivabili e sviluppare le zone di frontiera, fu costruito un sistema di canali per deviare le acque del fiume Colorado. Nel tentativo di addomesticare il deserto e attirare coloni, l’America gettò le basi dell’Imperial Valley, una delle zone agricole più produttive del paese.

Nel 1905, una falla nel sistema provocò l’esondazione del fiume, riempiendo una depressione nel deserto: il Salton Sink. Non era un evento nuovo; per motivi diversi il bacino si era riempito più volte nei millenni, ma l’acqua finiva sempre per evaporare. Questa volta si decise che il nuovo bacino dovesse rimanere, utilizzandolo come raccolta delle acque di scolo agricole. Così si deviarono altri canali e il Salton Sink divenne il Salton Sea.

Mentre l’agricoltura prosperava, solo negli anni50 iniziò a fiorire anche la vita quotidiana: con l’arrivo dell’aria condizionata, il boom economico e l’interesse per nuove mete di svago, il Salton Sea divenne il centro di un’audace campagna pubblicitaria e di un ambizioso progetto immobiliare.

Tra il 1950 e il 1960 celebrità e turisti affollarono la nuova Riviera, trasformando il lago in un’oasi glamour. Sorsero resort come il North Shore Beach and Yacht Club progettato da Albert Frey, e il Salton Bay Yacht Club di Richard Dorman. Nello stesso periodo, M. Penn Phillips e la Holly Corporation, con Frey alla pianificazione urbanistica, avviarono il progetto di Salton City: una comunità per 40.000 persone, con oltre 12.000 lotti, un distretto commerciale, scuole, parchi, un campo da golf, un hotel di lusso, un club nautico e la marina più grande della California. Furono costruiti 400 km di strade asfaltate insieme a infrastrutture per l’acqua, fognature ed elettricità. Ma le case non arrivarono mai. 

Nei primi anni ‘60, travolto da problemi finanziari e accuse di frode immobiliare, Penn Phillips abbandonò il progetto. Salton City rimase una griglia urbana vuota, infrastrutture senza destinatari, e l’idea di trasformare il Salton Sea in una località balneare di successo svanì.

 

Polvere

Negli anni ’70, il lago mostrò i primi segni di degrado ecologico. Per soddisfare i bisogni idrici di aree più ricche, l’afflusso di acqua dolce venne ridotto. Senza apporto di acque fresche e in assenza di drenaggio naturale, l’arrivo continuo di acque di scolo agricole cariche di pesticidi e fertilizzanti aumentò salinità e inquinamento. La vita acquatica iniziò a morire, soffocata da alghe tossiche. Quando, nel 1981, il declino ambientale portò alla chiusura dello Yacht Club di Frey, il glamour era ormai lontano. Piano piano la stampa iniziò a parlare di ghost town e paesaggi post-apocalittici.

Il 12 agosto 1999, il «Los Angeles Times» riportò la morte di 7,6 milioni di pesci in un solo giorno. In quelli successivi morirono gli uccelli che se ne nutrivano. La spiaggia non era di sabbia, ma di ossa e carcasse. Gli edifici vennero abbandonati alla salsedine, mentre le polveri tossiche dal letto esposto peggioravano la qualità dell’aria. Il tasso di asma tra i residenti e altre malattie respiratorie, soprattutto nei bambini, è tra i più alti della California.

Nonostante ciò, all’inizio del nuovo millennio la crisi abitativa a Los Angeles spinse la popolazione a basso reddito verso il Salton Sea, e tra il 2000 e il 2010 la popolazione di Salton City crebbe del 284,8%. Ma mentre le città fantasma si ripopolavano di nuova povertà, le condizioni ambientali restavano critiche e mancavano fondi per la bonifica. Le poche risorse disponibili vennero destinate a studi senza interventi concreti e alla riqualificazione del solitario Yacht Club di Frey.

Poi arrivò il litio.

 

Americana

Quando, nel 2019, vennero scoperte riserve di litio nelle salamoie geotermiche della zona sufficienti per soddisfare un terzo della domanda mondiale, l’interesse per l’area si riaccese. Nel 2021, con un investimento di 1,85 miliardi di dollari, Controlled Thermal Resources avviò il progetto Hell’s Kitchen, il primo impianto integrato di estrazione diretta del litio (DLE), previsto per il 2025.

Oggi, la rigenerazione dell’area è legata agli interessi dell’industria del litio. Se da un lato il nuovo progetto rappresenta una svolta economica, dall’altro espone il territorio a rischi ambientali potenzialmente irreversibili. Il processo DLE, pur più sostenibile, richiede notevoli quantità d’acqua, esercitando ulteriore pressione sulle riserve locali. Ma senza interventi concreti, la linea di costa del Salton Sea si ritirerà di 150 m entro il 2030 e di altri 172 entro il 2041, esponendo vaste superfici di fondale e aumentando le emissioni di polveri tossiche.

Così, mentre le parti ancora stanno discutendo, sono stati stanziati i primi 70 milioni di dollari su un totale di 750 per il Species Conservation Habitat (SCH), il progetto per predisporre 2.000 ettari di habitat acquatici che aiutino a stabilizzare il suolo e ridurre l’erosione del fondale esposto e le polveri tossiche. Nell’ottobre scorso sono iniziati i primi lavori di bonifica.

Immagine copertina: Salton Sea, sud-est di Los Angeles, California

 

Paz, S. (Chair), R. E. Kelley (Vice Chair), S. Castaneda, R. Colwell, R. Dolega, M. Flores, J. C. Hanks, A. Lopez, L. Olmedo, A. Reynolds, F. Ruiz, M. Scott, T. Soto, Weisgall J., (2022). Report of the Blue Ribbon Commission on Lithium Extraction in California. California Energy Commission. Publication Number: CEC-300-2022-009-F.

Sinclair, R. G.; Gaio, J.; Huazano, S. D.; Wiafe, S. A.; Porter, W. C. ,(2024). A Balloon Mapping Approach to Forecast Increases in PM10 from the Shrinking Shoreline of the Salton Sea. Geographies, 4, 630–640.

Autore

  • Laura Villa Baroncelli

    Dopo la laurea in ingegneria al Politecnico di Torino si trasferisce a Parigi dove si laurea in Sociologia e inizia la sua carriera come fotografo. Nel 2015 intervista Yona Friedman e inizia ad appassionarsi di studi urbani. Lo stesso anno si trasferisce ad Arcosanti dove collabora con gli archivi Soleri e la Fondazione Cosanti fino al 2019. Il suo lavoro appare in numerose riviste tra cui il T del New York Times Magazine, M di Le Monde, D di Repubblica, IL Sole 24 ore, AD Italia, Forbes, Vogue. Attualmente vive e lavora a New York City.

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Last modified: 13 Novembre 2024