L’ex Manchester toscana mette a sistema il suo passato industriale, innervandolo secondo i principi della riforestazione urbana
PRATO. Conosciuta come città dell’industria del tessuto, comprendendo un territorio che rappresenta il più grande distretto tessile d’Europa e uno dei poli più importanti a livello mondiale per le produzioni di filati e tessuti di lana, ha sicuramente un’anima legata all’arte che aveva già compreso Emanuele Repetti definendola “città nobile, industriosa e bella”. Nel tempo questa indole ne ha fatto un laboratorio artistico a cavallo tra avanguardia e pop, grazie anche al Centro Pecci, primo polo dell’arte contemporanea toscano. Proprio questa vivacità culturale nel corso del Novecento è stata sottolineata dalla presenza di pittori come Ardengo Soffici, fondatore della Scuola di Prato, scrittori e registi come Sandro e Giovanni Veronesi oppure Francesco Nuti; la ritroviamo nei lavori in corso, incentrati sui servizi culturali e la sostenibilità ambientale.
Prato è una città policentrica, formatasi con la migrazione in tanti piccoli centri che nel tempo, in seguito alle espansioni, hanno costituito un unico tessuto continuo con interclusi numerosi spazi verdi e agricoli, configurando una delle città più dense d’Italia, con quasi 200.000 abitanti: la seconda della Toscana e la terza del Centro Italia. Da questi presupposti, le politiche urbane la caratterizzano sempre più per sistemi, integrando i vari centri attraverso il verde come ritessitura per definire la qualità urbana e interpretando la natura nella città come strumento di prevenzione sanitaria, partendo dalle istanze della Carta di Toronto OMS, con un approccio finalizzato a raggiungere la salute globale nella relazione con l’ambiente vissuto.
Un nuovo motto: “un albero al posto di una pillola”
Il Comune di Prato risponde a questa sfida stabilendo dei metodi che introducono all’interno delle politiche urbane il tema prioritario della salute dei cittadini, dove il verde urbano, mettendo a disposizione oltre 39 mq a cittadino, rappresenta una risorsa per la prevenzione sanitaria. Con questi presupposti, il Piano operativo, vigente dal 2019, ha affrontato il progetto della città secondo i modelli del Landscape Urbanism, pensando una città formata da aree verdi interconnesse, che definiscono un network continuo di natura, con l’incremento delle superfici boscate, al cui interno si trovano le aree ad alto tasso di urbanizzazione. Questo si traduce in una serie di azioni multiscalari che proiettano Prato al 2030 attraverso la disciplina dei suoli e la forestazione urbana, con un Action plan di Stefano Boeri Architetti, sviluppato attraverso sei strategie: parco fluviale e delle gore, verde di mitigazione delle infrastrutture, verde capillare, golfi agricoli peri-urbani e grandi parchi, demineralizzazione urbana e parco agricolo di cintura. In questo programma, come ricorda Stefano Mancuso, consulente del piano, “riqualificare con le piante è lo strumento più efficace per il miglioramento della qualità ambientale e sociale”.
Il cuore green della nuova Prato sarà rappresentato dal Parco centrale, tre ettari all’interno del centro storico, che sorgerà nell’area dell’ex Ospedale Misericordia, progettato da OBR – Open Building Research con Desvigne Paysagiste, a cui si aggiungerà il nuovo Parco fluviale del Bisenzio, rinominato Riversibility, che rappresenterà un’oasi di “wellness urbano” accogliendo playground, spiagge urbane e zone fitness, in 16 aree attrezzate collegate da 18 km di piste ciclabili.
All’interno di questi macro interventi s’inseriscono i micro interventi come il Bosco delle neofite, inaugurato a fine maggio, e il Prato Urban Jungle finalizzato a rinaturalizzare aree marginali della città, attraverso lo sviluppo di “giungle urbane” che mirano a migliorare la vivibilità e la salubrità della città e di favorire così lo scambio, l’incontro e la socializzazione. La gestione delle aree verdi è affidata ad una piattaforma, Prato Forest City, con l’obiettivo di definire un ecosistema di attori pubblici e privati coinvolti nelle attività verdi, permettendo ai cittadini di partecipare direttamente alla riforestazione attraverso la piantumazione di alberi, il contributo economico ai progetti e la partecipazione alle attività di rimboschimento.
Dall’economia industriale a quella della conoscenza e dei servizi
L’industria tessile, coinvolgendo turismo e ambiente, sta guidando la città verso la transizione dall’economia industriale a quella della conoscenza e dei servizi, con un importante progetto di recupero degli spazi industriali. Gli opifici raccontano la città e il distretto, portando il turismo nelle fabbriche attive e recuperando quelle dismesse, dove i servizi culturali, che evidenziano il dinamismo della città, rappresentano la base per la transizione. Il progetto TIPO, acronimo di Turismo Industriale Prato, partendo dalla centralità delle fabbriche e dell’economia improntata su di esse, indirizza verso una città contemporanea e sostenibile. Di questo progetto, l’ex Cimatoria Campolmi, uno dei più importanti esempi di archeologia industriale di tutta la zona, è il cuore pulsante del progetto TIPO, ospitando la Biblioteca Lazzerini e il Museo del tessuto. Quest’ultimo permette di vivere un’esperienza immersiva di realtà virtuale nel reparto di tintoria in pezza durante il periodo di attività manifatturiera.
Uno dei maggiori distretti è rappresentato dal Macrolotto zero, la grande città-fabbrica motore del boom industriale pratese, che oggi ospita il Macrolotto Creative District: 44 ettari di aree recuperate per attività culturali, economiche e spazi pubblici. Qui, dalla riqualificazione dell’ex fabbrica Pieri, è nato PrismaLab, il centro polifunzionale inaugurato nel 2023, che accoglie startup con sale di coworking, Punto Giovani Europa, Informagiovani, oltre a funzioni di carattere socio-culturale, spazi di studio e per eventi. Progettato dal servizio Pianificazione degli spazi pubblici del Comune, con Michela Brachi, Massimo Fabbri e Alessandro Pazzagli, ha vinto il premio BIG SEE Architecture Award 2024.
In sintesi possiamo affermare che, se Curzio Malaparte vedeva nella sua città natale un luogo dove “tutto va a finire: la gloria, l’onore, la pietà, la superbia, la vanità del mondo”, oggi l’ex Manchester toscana vede una risorgente aurea verso una città laboratorio fortemente contemporanea, un punto di riferimento per la green fashion mondiale e una delle città più verdi della Toscana.
Immagine copertina Playground Macrolotto Zero
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pianificazione urbana , recupero , rigenerazione urbana , ritratti di città , toscana , verde urbano
Last modified: 19 Giugno 2024