Ricordo del controverso docente architetto dal radicale ripudio della modernità
Architetto tradizionalista e docente universitario, Rob(ert) Krier è scomparso il 20 novembre a Berlino, all’età di 85 anni. Fratello maggiore del più noto Léon (1946), la sua figura ed opera sono legate al rifiuto del Movimento moderno e della città funzionalista. Strenuo sostenitore di una visione dello spazio urbano come continuità e memoria, il lavoro teorico e professionale di Krier segna l’ascesa e la caduta dell’architettura postmoderna in Europa nel ventennio a cavallo degli ottanta del Novecento.
Cosmopolitismo
Originario di una cittadina del Lussemburgo, non lontana dal confine con la Germania, Krier si avvicina presto alla pittura e alla scultura. Studia al Politecnico di Monaco di Baviera, dove si laurea in architettura nel 1964. Nella città bavarese incontra e lavora con Oswald Mathias Ungers (1926-2007) e, sorprendentemente rispetto ai suoi successivi sviluppi, con Frei Otto (1925-2015).
Da qui inizia il suo sentiero erratico attraverso l’Europa: insegna dapprima all’Università di Stoccarda e successivamente al Politecnico di Losanna. Nel 1975 pubblica quello che si può considerare il suo manifesto teorico: lo Spazio urbano in teoria e pratica. In questo volume Krier affronta, in particolare, il problema della ricostruzione delle città tedesche, partendo dall’esempio della Stoccarda storica. Il libro ottiene immediatamente grande risonanza; in esso si rivendica il valore artistico della forma urbana rispetto al predominio del tecnicismo moderno. A questo primo, seguono diversi altri volumi e pamphlet che oggi è possibile trovare integralmente on line nel sito personale del loro autore.
Con il raggiungimento di una vasta notorietà internazionale, Krier viene chiamato ad insegnare al Politecnico di Vienna (1976-98). Nella capitale austriaca, dove tutti ricordano ancora la sua ricercatezza nel vestire, egli apre un proprio studio professionale che, nel 1993, sposta nella Berlino ormai riunificata. Nel 1986 è invitato come docente alla Yale University. Si trasferisce definitivamente a Berlino nel 1998, pur trascorrendo lunghi periodi in Liguria nel suo atelier.
Professione
A differenza del fratello Léon, Rob è impegnato direttamente sul campo come architetto. Negli anni viennesi realizza numerosi interventi di edilizia residenziale, soprattutto in Olanda e Germania. Fra questi possiamo ricordare a Berlino, nel quadro dell’IBA, il complesso nella Ritterstrasse (1977-80) e il progetto per la Rauchstrasse (1980), a Vienna quello della Breitenfurter Strasse (1981-87), ad Amsterdam il Noorderhof (1995-99) e il Meander (1995-2006), per finire con il grande complesso della Città giudiziaria di Lussemburgo (2003-08), realizzato assieme a Léon in chiusura di carriera. I suoi edifici, sulle cui facciate troneggiano spesso le proprie sculture, esibiscono un classicismo frigido e decorativo che spesso appare poco più di un mero esercizio stilistico. Scarsa attenzione è in essi riservata ai problemi sociali ed economici dell’abitazione collettiva.
Insegnamento
Come severo e dogmatico docente universitario, Krier ha lasciato in eredità i controversi frutti della sua posizione teorica. Fra tutti, emerge la piccola Bibbia dell’Architettura (1976), un pamphlet tascabile redatto assieme a Léon. Nella personale Bibbia dei fratelli Krier si sgranano, come in un rosario, le massime per la “buona” costruzione: la connessione fra edificio e città, la severa gerarchia degli spazi pubblici, la ricerca del “monumento”, il recupero del linguaggio classico fino alla riproposizione acritica e letterale delle sue forme. In questo manualetto dattiloscritto si delineano chiaramente la forza e il limite della loro idea di architettura: da un lato vi affiora la vis polemica di una posizione radicale che ripudia la modernità e la produzione di massa; dall’altro vi si proclama un’intransigenza metodologica che non riesce, tuttavia, ad indicare valide alternative ai principi del Movimento moderno, finendo col rinchiudersi in una consolatoria e sterile nostalgia passatista. Anche nel suo (ben poco amato) insegnamento accademico, Krier ferma caparbiamente l’orologio della storia ai primi del Novecento, trovando un modello architettonico nell’opera di Otto Wagner, che costringe i suoi studenti ad imitare nei loro progetti.
Il ripudio della contemporaneità, che ricorda a tratti le posizioni di un John Ruskin (1819-1900), finisce inevitabilmente per dissolvere la radicalità del suo pensiero in un formalismo di maniera che, ben presto, si esaurisce in se stesso e non lascia eredi. Per questo motivo, della sua idea di città come forma e manufatto ricordiamo, oggi, non certo la vuota retorica delle opere costruite, quanto piuttosto la vivacità dei saggi teorici, corredati dai suoi didascalici schizzi.
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berlino , obituary , postmoderno , università , vienna
Last modified: 5 Dicembre 2023