Scomparso il cofondatore dello Studio gmp che, dall’incarico per l’aeroporto di Tegel, è stato un pioniere della nuova Germania
Non ho avuto il piacere, come alcuni miei colleghi e concittadini berlinesi, di conoscere Meinhard von Gerkan, il grande architetto tedesco nato a Riga che si è spento il 30 novembre ad Amburgo. Ma poiché scrivo da Berlino, il mio omaggio al cofondatore dello Studio gmp non può che essere filologico alla narrativa locale, riferendosi a un preciso episodio architettonico che 57 anni or sono legò per sempre la sua vita e la sua opera a questa città.
Ho assistito incredula, coi miei occhi, alle manifestazioni di lutto collettivo dei berlinesi quando l’8 novembre 2020 venne chiuso definitivamente l’aeroporto Otto Lilienthal di Tegel: a migliaia si recavano, come in pellegrinaggio, al funerale, celebrato con musiche e altri eventi all’altezza della situazione, della leggendaria opera prima di von Gerkan; ma per la morte del suo architetto non ho potuto riscontrare altrettanto cordoglio se non tra gli appassionati e studiosi della nostra disciplina. Ça va sans dire, tutti conoscono il Partenone e il Colosseo, non certo i nomi di chi li progettò. Voglio dire che Tegel è diventato per la comunità berlinese doc una sorta di santuario pagano, il tempio di un Ermes locale, protettore dei viaggiatori, o di un ideale di libertà di cui von Gerkan nel 1965 si era fatto portavoce. La sua nascita fu infatti una sorta di miracolo che, a dispetto del nostro tempo disilluso, continua ad echeggiare nelle cronache locali, figlio di un’epoca in cui a Berlino la gente aveva disperatamente bisogno di miracoli di questo tipo e di buone novelle, intrappolata nel lungo, ininterrotto incubo della guerra (dalla seconda mondiale a quella “fredda”), impossibilitata a muoversi liberamente, a volare cioè a scappare altrove. Per un paio di generazioni di berlinesi quel piccolo grande aeroporto ha significato la riconquista di una libertà perduta, la possibilità di riprendere a sognare di volare in altri, più sereni cieli.
L’ha capito bene negli anni von Gerkan, figlio di una guerra che piccolissimo gli aveva portato via entrambi i genitori, capace d’inventarsi dal nulla, artefice di un nuovo tempo meraviglioso e privo di pregiudizi. In 57 anni d’ininterrotta attività di progettista e poi di docente universitario e autore-saggista, fu critico di alto profilo di un modernismo che riteneva troppo dogmatico e creatore di architetture che parlavano di commistioni stilistiche e di forme, di viaggi in giro per il mondo ad ammirare altre culture che poi entravano nei suoi progetti di edifici e città, portando il segno del suo convinto internazionalismo.
La fondazione dello Studio gmp (Gerkan, Marg & Partners) con l’amico Volkwin Marg rientra perfettamente nella favola che andiamo raccontando, leggendaria come il coraggio ch’ebbe l’allora in carica amministrazione berlinese nell’affidare a due giovani freschi laureati il compito di costruire uno dei più importanti aeroporti al mondo.
I due diedero vita al loro sodalizio proprio in quel 1965, appena trentenni, partecipando col progetto della loro tesi di laurea al concorso per la costruzione del nuovo scalo civile di Berlino, nella parte nord-ovest della città, sorprendentemente vincendolo. Si racconta che quando la giuria andò a visitare il loro studio per accertarsi che davvero ne esistesse uno in grado di assolvere al compito che gli andava affidando, i due compari radunarono tutti i loro conoscenti in due stanze, chiedendo a un’amica di sedersi davanti alla macchina da scrivere, fingendosi la segretaria di un ufficio abbastanza grande da meritarsi la conferma dell’incarico.
Tegel fu costruito secondo i piani di von Gerkan come una sorta di aeroporto drive-in, con gli imbarchi disposti intorno a un esagono: si prendeva un taxi direttamente al proprio gate, dal parcheggio all’aereo, passando per un check-in decentralizzato e diretto: von Gerkan era fermamente convinto che, applicando un principio geometrico di ordine (in questo caso una griglia triangolare su cui si basavano anche tutti gli altri elementi dell’aeroporto, dai soffitti ai mobili), potesse garantirsi la massima libertà possibile a tutti i livelli.
Quell’approccio si rivelò vincente e il suo ideatore divenne improvvisamente famoso: tutti lo volevano. Negli anni a seguire gmp crebbe a tal punto da diventare uno dei più grandi studi di architettura tedeschi (vanta oggi 600 dipendenti e 8 filiali: Amburgo (x2), Aquisgrana, Berlino, Hanoi, Pechino, Shanghai, Shenzhen), pioniere di una nuova Germania che si apriva con entusiasmo al mondo. Tegel era stato il suo Stargate.
Negli ultimi 20 von Gerkan ha inoltre realizzato nella sola Cina ben 170 fenomenali architetture pubbliche, aprendosi anche ad altri mercati estremo-orientali; ha firmato centinaia di progetti di gmp, molti di grandi dimensioni, per stadi, stazioni ferroviarie, aeroporti e intere città (come la spettacolare Nanhuixincheng Town vicino a Shanghai): solo in Germania vanno ricordati, fra gli altri, quelli per gli aeroporti di Amburgo e Stoccarda, l’Hauptbahnhof e il Tempodrom a Berlino, il nuovo aeroporto BER-Berlino/Brandeburgo.
Con la sua morte si è spenta una delle voci più illustri dell’architettura tedesca di tutti i tempi. L’incredibile lavoro svolto da gmp in patria e all’estero rimane unico e ineguagliato.
Immagine di copertina: © Wilfried Dechau





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berlino , cina , concorsi , germania , infrastrutture , obituary
Last modified: 12 Dicembre 2022