Gli esiti del 10° Premio Architettura Alto Adige e del 18° Città di Oderzo, che hanno visto grande partecipazione
ODERZO (TREVISO). I premi di architettura non sempre sono affidabili cartine tornasole per un territorio in un determinato periodo storico. Tuttavia, ci possono aiutare a capire quali sono le architetture che meglio hanno risposto ai quesiti più pressanti del contesto in cui s’inseriscono. Il Premio Architettura Alto Adige e il Premio Architettura Città di Oderzo sono due riconoscimenti che per vocazione e volontà d’intenti cercano come prima istanza di capire come il territorio, attraverso l’architettura, plasma il proprio cambiamento.
Alto Adige “democratico”
Il Premio Architettura Alto Adige, conferito il 18 novembre e giunto alla sua decima edizione, “intende mettere in risalto le opere realizzate in Alto Adige meritevoli di essere riuscite a creare un fecondo dialogo tra l’edificio stesso, il contesto in cui è inserito e il paesaggio circostante”. Quest’anno la giuria, composta dagli architetti Sandra Bartoli, Peter Riepl e Clemens Waldhart, ha dovuto districarsi tra ben 130 candidature. Per fare fronte a una così grande partecipazione, si è quindi deciso di non individuare un vincitore principale ma di laureare un progetto per ogni categoria prevista dal bando.
Così, la Biblioteca civica di Bressanone di Carlana Mezzalira Pentimalli ha vinto il premio come migliore edificio pubblico. Il premio per la sezione dedicata al turismo e al lavoro è andato a Walter Angonese e a Flaim Prünster Architekten per la nuova area produzione della cantina San Michele Appiano. Quello per la migliore residenza è andato a “Alte Schlosserei” a San Candido, di Lukas Mayr Architekt, e quello per la migliore riqualificazione dell’esistente è andato a “Kammerer”, la ristrutturazione della cinta muraria di Brunico, a firma di Stefan Hitthaler. “Strebhütte”, sala degustazione progettata da Veronika Mayr a Bolzano, ha invece vinto il premio riservato ai giovani, mentre quello dedicato a spazi aperti, paesaggio e infrastrutture è andato al chiosco sulla passeggiata d’estate a Merano, ad opera di Maria Magdalena Inderst. Infine, ex aequo per il riconoscimento per gli interni: al progetto “20/A” di Messner Architects e al restauro e risanamento dell’ex cappella presso NOI Tech Park a Bolzano (Barbara Breda, Markus Scherer e Draw Studio). Oltre a celebrare le opere realizzate negli ultimi quattro anni, l’edizione 2022 ha conferito il premio alla carriera a Oswald Zoeggeler.
Tuttavia, come viene sottolineato nel numero 127 di “Turris Babel”, dedicato dalla Fondazione Architettura Alto Adige al proprio premio, quanto messo in luce dalla premiazione resta una serie di esempi virtuosi e non la metafora di un intero territorio. Certo, anche in Alto Adige probabilmente non sono tutte rose e fiori e non tutto il territorio urbanizzato cresce con l’eleganza dei progetti premiati. Tuttavia, numeri alla mano, i casi elencati denunciano quanto meno una sensibilità, per non dire un piccolo culto, per l’architettura.
Oderzo punta (di nuovo) a nord (e alla montagna)
Un culto di cui ha avuto prova anche la giuria del Premio Architettura Città di Oderzo (PAO), che il 3 dicembre ha avuto metà dei suoi candidati localizzati in Alto Adige. Giunto alla sua 18° edizione, il Premio ha come ambito d’indagine il Triveneto e l’obiettivo di “essere strumento di promozione della qualità architettonica applicata ai nostri territori, con il proposito di perseguire una migliore qualità di vita dei luoghi antropizzati e di offrire, a tal fine, stimoli educativi e culturali alle nuove generazioni”.
La giuria, presieduta da Paolo Baratta e composta dagli architetti Simona Malvezzi, Martina Salvaneschi, Stefano Gri e Luigi Lucchetta ha indagato il vasto, complesso e compromesso territorio del Triveneto selezionando tra le 79 candidature 5 progetti, le menzioni speciali “Architettura dei luoghi del lavoro” e “Architetture per la comunità” e, ovviamente, il vincitore.
L’edizione 2022 ha visto, oltre al trionfo del Trentino (e dell’Alto Adige), la montagna come grande protagonista (come già avvenne nell’edizione scorsa). Infatti, iniziando dai segnalati, ci troviamo subito tra le Dolomiti di Sesto con il progetto di Plasma Studio e Ulrike Hell che hanno inserito con delicatezza l’Appropriate Bistro Bergsteiger nella vallata. Poi ci muoviamo verso Bressanone con il progetto di MoDus Architects per l’abbazia di Novacella a Varna, dove l’intervento riesce a combinare architettura contemporanea con un palinsesto delicato. Quindi a Merano, dove è stato segnalato l’intervento di Rauch Gapp Architekten per il residence Ofenbaur: qui lo studio è riuscito a distribuire le singole unità abitative a terrazzo sfruttando al meglio il naturale declivio del sito. Infine, tra le montagne del bellunese, a Zoldo Alto, dove è stato segnalato il progetto Elisa di Clinicaurbana, che ha ricostruito con attenzione una porzione di un tabià [edificio rurale; ndr] diroccato da un ventennio. Infine, una nota dal sapore salmastro: scendendo dalle montagne arriviamo fino alla laguna, dove la giuria ha segnalato il lavoro di Enrico Dusi con Matteo Ghidoni e Sinergo spa per il Casinò di Venezia – Ca’ Noghera. Un progetto singolare nella funzione e nei risultati, capace di condurre il dialogo con la committenza nel tentativo, quasi moralizzante, di restituire un’immagine del casinò meno “trash” e più sofisticata.
La menzione speciale “Architetture per la comunità” è andata alla citata Biblioteca civica di Bressanone di Carlana Mezzalira Pentimalli, che riesce nel difficile compito d’intervenire in un punto delicato della città risolvendo un importante nodo urbanistico con soluzioni spaziali capaci d’incentivare la socialità e il senso di appartenenza. La menzione speciale “Architettura dei luoghi del lavoro” è andata al progetto La Fabbrica della fabbrica a Campodarsego (Padova) dello studio mzc+, Giuseppe Cangialosi e Massimo Moretto: nello sviluppo dei nuovi volumi, i progettisti hanno riletto con passione e rispetto l’opera dall’architetta friulana Gilda D’Agaro, realizzata nel 1968 per la fabbrica di Carraro Spa.
A vincere il premio assoluto è stato invece il progetto della Biblioteca presso il polo Mesiano dell’Università di Trento, di Weber + Winterle Architetti, che ha convinto la giuria perché “conclude felicemente il contesto degli edifici dell’università e, allo stesso tempo, offre da un interno di qualità architettonica indubbia, squarci di vista e di apertura verso il mondo esterno, quasi una metafora della funzione formativa offerta agli studenti”.
Immagine di copertina: BUM – Biblioteca Universitaria Mesiano dell’Università di Trento, Weber + Winterle architetti (© Davide Perbellini)
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Last modified: 7 Dicembre 2022