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Un vocabolario per l’housing collettivo europeo

Un vocabolario per l’housing collettivo europeo

Una mostra a Madrid su 28 casi studio suddivisi in 7 categorie che, per molti paesi, sembrano un’aspirazione

 

MADRID. Qual è il vocabolario che caratterizza l’housing collettivo europeo nel XXI secolo? La mostra “Amaneceres domésticos” (“Albe domestiche”), aperta fino al 15 gennaio presso il Museo ICO, tenta di rispondere a questa domanda. E lo fa in sintonia con i nostri tempi, attraverso l’utilizzo di tag che raggruppano un totale di 28 casi studio in 7 categorie (identità iconiche, ricariche attive, contesti urbani, consapevolezza climatica, cura domestica, abitare e condividere, nuova gestione). Ognuno di questi tag tematici si vincola a un contenitore fisico in cui si analizza un gruppo di progetti, anche evocando in termini spaziali gli ambienti abitativi (soggiorno e terrazzo) di alcune delle abitazioni studiate. Questi contenitori sono stati realizzati con un sistema balloon frame di listelli di legno e pannelli OSB faccia a vista verso l’esterno, mentre all’interno le dimensioni dello spazio, le pareti bianche, la carta da parati e i mobili di IKEA (arrivando a offrire giornali tematici sul tavolino da caffè) evocano una domesticità normalizzata e allo stesso tempo fittizia. Il contenuto della mostra si completa con un catalogo edito da Ediciones Asimétricas e una pagina web che aggiunge ulteriori contenuti audiovisivi alla rassegna, come sette video-interviste con progettisti e abitanti di ogni caso studio.

 

L’esito di un’ampia ricerca

A cura di Carmen Espegel, Andrés Cánovas e José María Lapuerta

, “Amaneceres domésticos” è il risultato di una ricerca più ampia condotta dal Grupo de Investigación de Vivienda Colectiva (GIVCO) dell’Università Politecnica di Madrid e dal Master di Collective Housing (MCH) offerto dalla stessa università in collaborazione con l’ETH di Zurigo. In particolare, la mostra distilla il contenuto della pubblicazione HOUSETAG. European Collective Housing 2000-2021 che, a sua volta, è partita da un ampio database preparato dagli studenti del master. Le 19 categorie applicate a 54 casi studio vengono riformulate e condensate nell’esposizione, avvicinando il grande pubblico alla produzione abitativa contemporanea.

È significativo che la distribuzione delle categorie tra i due livelli del Museo ICO collochi gli atteggiamenti iconici, contestuali, patrimoniali e sostenibili al piano nobile (temi più consolidati nel discorso disciplinare), con opere riconosciute come l’Arbre Blanc di Sou Fujimoto a Montpellier o la trasformazione di 530 abitazioni al Grand Parc Bordeaux di Lacaton & Vassal, mentre le allusioni a temi tradizionalmente in ombra come la cura dei familiari, l’assistenza sociale o nuovi modelli di gestione si dispongono nelle salette, più intime, del piano inferiore. È proprio in questa seconda zona che l’allestimento lascia la scena al contenuto. Si scoprono qui progetti imponenti come la Torre Júlia a Barcellona di Pau Vidal, Sergi Pons e Ricard Galiana, che integra tre gruppi di alloggi sovvenzionati per anziani attorno a spazi all’aperto a doppia altezza; o proposte veramente innovative per il contesto spagnolo come la cooperativa abitativa La Borda, un modello di autopromozione in cui i futuri residenti hanno partecipato attivamente alla progettazione, costruzione e gestione della loro comunità.

La strutturazione sistematica del montaggio e soprattutto, dell’analisi grafica dei casi studio entro ogni tag (attraverso assonometrie e planimetrie a scale successive), contrasta con la frammentazione del discorso globale che le “etichette” suggeriscono, con concetti sparsi nello spazio intermedio tra i contenitori, punteggiando pavimenti e pareti. Questa strategia favorisce le relazioni intertestuali tra categorie e progetti ma, probabilmente, solleva più domande che risposte. La volontaria assenza di discorsi totalizzanti offre comunque momenti di grande intensità, come quando le fotografie a grande formato delle opere si espandono dall’interno dei contenitori verso lo spazio libero della sala attraverso l’impronta in pianta dei loro spazi esterni, attivando connessioni insolite tra i casi.

 

Svizzera, Danimarca e Francia: e gli altri?

Dopo la visita, è impossibile non chiedersi se, piuttosto che di fronte a una fotografia rappresentativa del presente dell’abitare collettivo in tutta Europa, non ci troviamo di fronte a un’aspirazione dell’architettura spagnola. È significativo che la ricerca sia costruita fondamentalmente da casi svizzeri, danesi e francesi (settentrionali), mentre altri paesi più prossimi alla realtà locale in termini sociali, culturali ed economici sono poco presenti o del tutto assenti, come Portogallo, Grecia o Italia, quest’ultima rappresentata solo dalle abitazioni firmate da Cino Zucchi Architetti alla Giudecca di Venezia più di vent’anni fa.

La futura risposta a questa crisi d’identità dipende dall’impatto che simili d’iniziative possono provocare non solo nella comunità architettonica, ma anche nei rappresentanti delle organizzazioni pubbliche e nei promotori privati. “Amaneceres domésticos” s’inserisce, in questo senso, nel dibattito sull’edilizia abitativa che il Governo spagnolo, finanziatore della mostra insieme alla Fondazione ICO, ha aperto nella scorsa legislatura, con la Legge sulla qualità dell’architettura recentemente approvata, e con l’elaborazione della nuova Legge sulla casa. Svolte legislative dalla grande suggestione e potenzialità, ma il cui reale impatto resta ancora un’incognita.

Immagine di copertina: © José Manuel de Andrés Moncayo

* Questo articolo è inquadrato nel progetto di ricerca REDIVISS (Red Iberoamericana de Vivienda Social Sostenible), numero di riferimento APOYOJOVENES- 21-A030RM-132-BEZJY9, finanziato dalla Comunidad de Madrid nell’accordo quadro (Convenio Plurianual) con l’Universidad Politécnica de Madrid per l’incentivo alla ricerca di giovani dottori 2021-2024

 

«Amaneceres Domésticos. Temas de vivienda colectiva en la Europa del siglo XXI»

a cura di Carmen Espegel, Andrés Cánovas e José María Lapuerta
Museo ICO di Madrid, Spagna
5 ottobre 2022 – 15 gennaio 2023
Catalogo Amaneceres Domésticos. Temas de vivienda colectiva en la Europa del siglo XXI, a cura di Carmen Espegel, Andrés Cánovas e José María Lapuerta, Ediciones Asimétricas, Madrid, 2022

 

Autore

  • Jose Manuel de Andres Moncayo e Guiomar Martin Dominguez

    JOSÉ MANUEL DE ANDRÉS MONCAYO è architetto e master in Proyectos Arquitectónicos Avanzados presso l’ETSAM (Universidad Politécnica de Madrid), dove sviluppa attualmente la sua tesi di dottorato sul rapporto tra organicismo, linguaggio e urbanistica moderna. È fondatore del gruppo Arquitectura Subalterna, i cui progetti di ricerca hanno fatto parte delle Biennali di Architettura di Venezia (2016 e 2018) e del Cile (2017). Ha collaborato con Iñaki Ábalos nelle pubblicazioni Timeless Communal Palaces (2020), Absolute Beginners (2022) e New Primitivism (2021), per il quale ha ricevuto il premio COAM per la diffusione dell'Architettura. GUIOMAR MARTÍN DOMÍNGUEZ è professoressa al corso di ‘Storia dell’architettura e urbanistica’ presso l’ETSAM (Universidad Politécnica de Madrid) e membro del gruppo di ricerca NuTAC. Dottore di ricerca Villard d’Honnecourt (IUAV), PhD in architettura (UPM) e master in Architectural History presso la Bartlett School, è anche stata visiting researcher a TU Delft e ENSA Belleville. Il suo lavoro di ricerca coniuga la teoria e la storia, concentrandosi con particolare attenzione sull’architettura moderna della seconda metà del XX secolo e sul social housing contemporaneo.

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Last modified: 7 Dicembre 2022