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Andrea IacomoniWritten by: Città e Territorio

Base di Coltano: la difesa militare batte la tutela dell’ambiente

Base di Coltano: la difesa militare batte la tutela dell’ambiente

Toscana: in pieno Parco naturale di Migliarino, Massaciuccoli e San Rossore 73 ettari paiono destinati a una nuova criticissima e criticatissima base militare

 

COLTANO (PISA). Dopo la festività pasquale di metà aprile il borgo di Coltano si è ritrovato con un cadeau “destinato alla difesa nazionale” da parte del presidente del Consiglio Mario Draghi, apprendendo in modo del tutto inatteso e sorprendente, della firma del Dpcm (14 gennaio 2022) per la realizzazione di una grande base militare che ospiterà comandi e centri di addestramento del Gruppo di intervento speciale (GIS), del 1° reggimento paracadutisti Tuscania, del Nucleo regionale cinofili e del neocostituito reparto di tutela della biodiversità. Il progetto impegna un’area di 73 ettari (di cui solo 7 di proprietà demaniale, mentre il resto sarà espropriato a coltivatori locali), modificando il contesto con 28 ettari a verde, 5 per edifici e 40 adibiti a viabilità e servizi.

L’area, situata nel Parco naturale di Migliarino, Massaciuccoli, San Rossore (un’area protetta di 23.000 ettari istituita nel 1979), prezioso filtro tra la città e il cuore della riserva naturale, è stata scelta perché vicina all’aeroporto militare di Pisa (circa 10 km) e ad altre basi e aree d’addestramento, anche se va ad accentuare le criticità di un parco con un paesaggio idraulico particolarmente delicato e complesso, anche storicamente. Prima del Medioevo c’era una laguna (dove s’installarono molti monasteri, uno di questi dedicato a San Luxorio-Lussorio, che poi ha dato origine al nome San Rossore); questa, grazie alla presenza dei fiumi, si trasformò in una palude bonificata tra il XVI e XVIII secolo prima dai Medici e poi dai Granduchi di Toscana, mentre dopo l’Unità d’Italia passò al re e poi al presidente della Repubblica, il quale nel 1999 la cedette alla Regione.

Quella di Coltano è una scelta in piena contraddizione con tutto ciò che viene detto sulla priorità della tutela ambientale che, tra l’altro, è stata recentemente inserita tra i valori costituzionali con un nuovo comma all’articolo 9, dove viene riconosciuto il principio di tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, accanto alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico, inserendo anche un principio di tutela degli animali, ribadendo che la testimonianza e la salvaguardia del passato sono un impegno per il futuro.

L’investimento di 190 milioni non è legato al PNRR, come inizialmente era trapelato, ma dal Fondo per lo sviluppo e la coesione 2021-27 (che in realtà avrebbe come finalità la riduzione delle disparità economiche e sociali e la promozione dello sviluppo sostenibile) ed avrà una procedura speciale per l’attuazione del progetto, gestita da un commissario straordinario che implicherà l’applicazione di autorizzazioni semplificate.

Questo intervento, di cui ancora non è chiara la forma fisica, ribalta anche il concetto espresso in Toscana in varie sedi e normative, dalla Legge urbanistica al Piano paesaggistico regionale, che indicano una riduzione del consumo di suolo, contrastando anche con alcune scelte di rigenerazione del Comune di Pisa, che riduce quasi del 30% le superfici previste per il recupero dell’area di Santa Chiara. Inoltre, incide sull’economia del Parco, togliendo terreno alle aziende che vi operano, considerando che lo spazio destinato all’agricoltura in Toscana è già in forte calo – secondo i dati ISPRA tra il 2012 e il 2020 si è ridotto di circa 600 ettari, con le superfici naturali ridotte di circa 2.600 ettari -, con un totale di suolo consumato di 141.000 ettari, pari al 6,17% dell’intera superficie regionale.

 

Difesa della patria o tutela dell’ambiente?

La difesa è una priorità, come lo è la tutela ambientale del territorio, alla base del PNRR, e la struttura risulta incoerente con la Costituzione e le strategie UE sulla biodiversità per il 2030 che sottolinea il dovere dì “proteggere di più la natura”, con il rischio della violazione di quanto previsto dalle linee guida nazionali relative del programma Unesco MaB (Man and the Biosphere), essendovi nel Parco la Riserva della biosfera “Selve costiere di Toscana”, una delle 14 presenti in Italia. Un riconoscimento che prevede di migliorare la condizione ambientale dei luoghi e i processi decisionali per la loro gestione, promuovendo una cultura della partecipazione e dei benefici diffusi del miglioramento ambientale che il nuovo progetto ha completamente ignorato, portando a conoscenza dell’intento del Ministero della Difesa (pare che il progetto fosse già in essere dal 2021) dopo le scelte al vertice.

 

C’è chi dice no

Nella vicenda c’è anche un rovescio della medaglia, costituito dal susseguirsi di animati dibattiti manifestazioni e petizioni, che hanno portato alla luce una comunità unita nella convinzione che la resilienza di una comunità non consiste nella cieca accoglienza di ogni proposta, ma nell’essere amministratori e tecnici pronti e duttili di fronte a queste. In seguito all’opposizione energica della maggioranza dei residenti, degli enti e delle associazioni, attraverso incontri interlocutori con il Ministero, sono in discussione alternative per “spacchettare” la base, buttando sul tavolo una ridda di nuove ipotesi che appaiono non sempre congrue, dall’Area Expo di Ospedaletto (dove negli immobili esistenti sono già presenti altre funzioni), alla Bigattiera (32 ettari di cui solo il 6% impermeabilizzata), al Cisam (479 ettari quasi totalmente a bosco). Ma anche pensando di utilizzare strutture storiche della “Pisa dimenticata”, come la Stazione Marconi (dove è partito il segnale telegrafico grazie al quale novant’anni fa si accese la statua del Cristo Redentore a Rio de Janeiro) le Stalle del Buontalenti e la Villa Medicea, che invece dovrebbero essere restituite alla collettività con funzioni pubbliche, la speranza è che questa vicenda possa suggerire alle istituzioni soluzioni per salvaguardare un patrimonio pubblico in disuso da troppo tempo.

 

Immagine di copertina: © Nicola Gronchi, Pisa

 

Autore

  • Andrea Iacomoni

    Architetto, dottore di ricerca in Progettazione urbana e territoriale (con specializzazioni al Berlage Institute di Rotterdam, all’Università Federico II di Napoli e alla Scuola superiore Sant'Anna di Pisa) e ricercatore della Fondazione Michelucci. E' stato docente di Progettazione presso le Università di Firenze, Genova, Pisa e Roma La Sapienza, ed attualmente è ricercatore in Urbanistica presso La Sapienza Università di Roma. Parallelamente alla didattica svolge attività professionale e di ricerca con lo studio Giraldi Iacomoni Architetti, ricevendo vari riconoscimenti (Premi Gubbio, IQU, De Masi, Bastelli) ed è consulente di varie amministrazioni e membro di Commissioni edilizie e per il paesaggio. Suoi progetti sono stati pubblicati in libri e riviste («Domus», «Opere», «Paesaggio Urbano», «Urbanistica», «Urbanistica Dossier») ed esposti in mostre, tra cui la Triennale di Milano e la Biennale di Pisa. Collabora con riviste di settore tra cui «Arknews», «Ananke» e ha diretto «Architetture città e territorio» e «Macramè». È autore di numerosi testi e libri, tra cui: «Tracce storiche e progetto contemporaneo» (2009), «Architetture per anziani» (2009), «Lo spazio dei rapporti» (2011), «Questioni sul recupero della città storica» (2014), «Topografie dello spazio comune» (2015).

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Last modified: 25 Maggio 2022