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Written by: Professione e Formazione

Luigi Snozzi (1932-2020)

Luigi Snozzi (1932-2020)

Architetto e docente, progetta tanto, realizza poco e non lascia scritti sistematici, ma diventa un maestro internazionalmente riconosciuto

 

«Quello che impressiona subito delle case di Snozzi è la razionalità, la trasparente intelligenza, l’efficace sistema ordinatore; e nonostante ciò, la sopravvivenza della freschezza, fino alla naturalità e ad una nuova seconda spontaneità». Così scriveva Alvaro Siza dopo avere visitato casa Diener di Luigi Snozzi (in copertina, un suo ritratto firmato proprio da Siza).

Ha progettato molto, ha realizzato poco e non ha lasciato scritti sistematici, soltanto brevi relazioni, interviste e i suoi aforismi. Ciò nonostante Snozzi è stato un maestro autorevole, riconosciuto come tale da tanti architetti in tutto il mondo. Il più noto dei suoi aforismi, lucidamente efficace, dice che «Quando progetti un sentiero, una stalla, una casa, un quartiere, pensa sempre alla città». La tensione di ogni progetto verso l’urbanità, il concetto della città come il modo più evoluto di abitare, come il luogo per eccellenza delle relazioni sociali, è stato al centro del suo pensiero e del suo insegnamento, svolto in molte università e soprattutto a Losanna, dove è stato professore di ruolo dal 1985 al 1997, nominato in seguito alla forte richiesta degli studenti.

L’attività che più l’ha fatto conoscere al grande pubblico in Ticino è stata la progettazione alternativa. Quando è stato, per dodici anni, membro della Commissione cantonale deputata ad esaminare i progetti più rilevanti dal punto di vista del paesaggio, contestava quelli sbagliati elaborando controprogetti esemplari, definiti da Kenneth Frampton “progetti guerriglia”.

Il suo progetto forse più visionario è Delta Metropolis, concepito insieme a Paulo Mendes da Rocha. Nell’area centrale dell’Olanda, un viadotto ferroviario circolare alto 30 metri collegava le quattro città più importanti, situate appena all’esterno del suo perimetro, salvaguardando il cuore verde del paese e limitando l’espansione edilizia con una costruzione paragonabile a quella delle mura delle città medioevali. A chi gli contestava il carattere utopico della proposta, Snozzi rispondeva affermando il realismo di un progetto di pianificazione territoriale semplicemente fondato sulla costruzione di un viadotto.

 

Il piano di Monte Carasso

Il suo progetto più noto è il piano di Monte Carasso, piccolo borgo vicino a Bellinzona, dove Snozzi ha realizzato diversi edifici. La città cresce intorno ai grandi vuoti degli spazi pubblici, le aree per le abitazioni vengono densificate e la normativa tradizionale dei piani regolatori viene sostituita da poche norme elementari, annullando, tra le altre, le prescrizioni relative alle distanze. Il piano è un work in progress: l’esame dei singoli progetti può comportare dialetticamente modifiche della normativa, e il processo di continua trasformazione delle previsioni viene condotto con la partecipazione degli abitanti. Meta di visite da tutto il mondo, tuttavia, l’esperienza di Monte Carasso non ha avuto repliche in altri villaggi e città.

La tensione verso l’urbanità dell’architettura ticinese è rimasta, di fatto, insoluta per mancanza di occasioni professionali e per il liberismo egemone nella politica locale. Le piccole città ticinesi non hanno vissuto i processi che hanno formato le città europee del Novecento, e la nuova domanda di abitazioni del dopoguerra è stata soddisfatta con la costruzione di case diffuse nel territorio, fuori dalle città. «Sarebbe una triste ironia che i celebrati architetti del Ticino dovessero ricercare in terra straniera… la possibilità di materializzare la propria proposta di trasformazione della città», ha aggiunto Siza alla considerazione citata all’inizio.

 

La relazione con il contesto naturale

L’intensa relazione che le opere degli architetti ticinesi dagli anni settanta e ottanta intessono con il contesto naturale e con le tracce topografiche deriva dall’elaborazione della tensione per realizzare la densità di relazioni propria della città, applicata al contesto del paesaggio naturale e delle aree scarsamente abitate. Di questa relazione Snozzi è stato pensatore e poeta. Ha usato il cemento armato per riprodurre la riduzione formale propria dei muri in pietra delle costruzioni più antiche. Ha insegnato che la modernità si può tradurre nella lingua del territorio, facendo i conti con la sua storia e la sua geografia.

Autore

  • Alberto Caruso

    Nato nel 1945, ha studiato al Politecnico di Milano, dove è titolare di uno studio di architettura, associato con Elisabetta Mainardi. Ha pubblicato progetti su «Casabella», «Domus», «Zodiac». È stato membro della Commissione edilizia del Comune di Milano e della Giunta esecutiva del Piano intercomunale milanese. Studioso dell'architettura ticinese, ha diretto «Rivista tecnica» nel 1996 e 1997. Nel 1998 ha fondato «Archi», rivista della SIA (Società Ingegneri e Architetti svizzeri), che ha diretto fino al dicembre 2017. È membro associato della Federazione Architetti Svizzeri (FAS). Ha pubblicato "La resistenza critica del moderno" (Tarmac Publishing Mendrisio, 2008) e "Caruso Mainardi Architetti, Abitazioni" (Electa, 2023)

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Last modified: 4 Gennaio 2021