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Luca BullaroWritten by: Progetti

Parque del rio a Medellín, un corridoio verde metropolitano

Parque del rio a Medellín, un corridoio verde metropolitano

Con l’intervento firmato da studio Latitud, la citttà colombiana riconquista il fiume grazie a un sistema di connettività ambientale per la futura rigenerazione urbana

 

MEDELLIN (COLOMBIA). Da inizio 2020 è stata inaugurata la seconda fase del progetto Parque del rio, uno dei più importanti interventi pubblici di trasformazione urbana in America Latina, che punta a integrare la città con il suo fiume, generando un asse ambientale di connettività affiancato da un sistema di vasti spazi per la collettività. Con questo progetto strategico, Medellín si riappropria di un’estesa frangia di territorio che per decenni era stata una barriera pedonale pressoché insormontabile.

Il posizionamento ipogeo delle strade a scorrimento veloce ha consentito la realizzazione di un sistema di spazi pubblici che ha finalmente permesso ai vicini quartieri un serrato dialogo con il fiume. Inoltre, la collocazione di due nuovi ponti pedonali ha permesso il rapido collegamento fra le sponde. Con tale operazione, una delle aree urbane più inquinate e rumorose si è trasformata in un polmone verde di attrazione sociale, grazie anche ad un insieme di attività ricreative e commerciali e ad un grande parco giochi.

Nel 2013, il concorso internazionale per la definizione del Parque del rio mirava a integrare gli spazi della città tra loro e con l’asse longitudinale del fiume. Il progetto vincitore, dello studio locale Latitud (Juan David Hoyos e Sebastian Monsalve Gomez), nasce in continuità con il piano urbanistico “Medellin 20-30” e con il nuovo Plano de ordenamiento territorial (POT). Il corridoio verde metropolitano rende così permeabili le aree, integrandole in un sistema ecologico generale.

La forza sociale di questo parco lineare risiede anche nel suo forte carattere trasversale: rafforza le connessioni e promuove quelle pedonali – anche attraverso piste ciclabili – tra il centro storico, il centro amministrativo e i vicini quartieri residenziali di Conquistadores, San Joaquin e Laureles. Si tratta di 70.000 mq di spazi per tutti che collegano la parte orientale di Medellín con quella occidentale. A lavori terminati, saranno messi a dimora quasi tremila nuovi alberi, oltre a 3,5 km di percorsi ciclabili e pedonali, aree di svago e picnic.

Il progetto è pensato anche come un esperimento pedagogico: sensibilizzare i cittadini circa la straordinaria biodiversità colombiana, sviluppando la consapevolezza ambientale, preservando le specie autoctone, collegando la rete biotica della vallata. Lungo l’asse del fiume dovrebbero così scaturire diversi scenari culturali che arricchiranno la qualità dello spazio pubblico, offrendo spazi per l’apprendimento attraverso il percorso ambientale, oltre all’introduzione di luoghi per lo sport.

 

Il contesto fisico: dal Plan piloto alla spina dorsale del fiume

Dai primi anni ’50 del secolo scorso, con la presentazione del Plan piloto di Paul Lester Wiener e Josep Lluis Sert, Medellín inizia a cambiare significativamente il rapporto con il suo fiume, spina dorsale della Valle de Aburrá. Tra le due pendici della valle, da allora la città si è sviluppata molto più velocemente di quanto previsto da Sert, maestro architetto e urbanista spagnolo. Oggi è per estensione e numero di abitanti la seconda città colombiana: una megalopoli ancora caotica e inquinata, nonostante i notevoli miglioramenti degli ultimi anni.

Il Plan piloto prevedeva la rettifica del fiume, la costruzione di un’autostrada in fregio al corso d’acqua sul lato occidentale, e un parco lineare nella parte orientale, in relazione diretta con il centro storico e il moderno centro amministrativo. Purtroppo, al posto dell’ampio parco previsto da Sert, è stata realizzata una seconda autostrada che ha consolidato la striscia centrale come vera e propria barriera urbana. Questo doppio sistema fiume-autostrada è l’attuale spina dorsale di Medellín, ma è un asse “anti-urbano”: il fiume è soffocato e, al contempo, si è generata una ferita che taglia la città in due grandi aree tra loro separate.

Alimentando il dibattito culturale, sociale ed economico, sul rapporto della città con il suo fiume, il progetto vincitore del concorso del 2013 immaginava il futuro della striscia fluviale come un ampio giardino botanico connesso trasversalmente ai quartieri adiacenti, separando il traffico veicolare da quello pedonale. Il nuovo parco rappresenta un altro importante passo del rinnovamento urbano e sociale che la Municipalità ha intrapreso da alcuni anni: un’importante operazione di trasformazione che mira a fare di Medellín una città più ecologica, interconnessa e inclusiva.

 

Le architetture tropicali del parco

Un sistema di architetture permeabili, in relazione diretta con gli elementi naturali, definiscono alcune aree strategiche del parco: locali commerciali, piazze coperte e pergolati, realizzati sulle due sponde, sono essenziali per la definizione di spazi protetti e freschi. La geometria che ne guida l’impianto itera un modulo base triangolare, la cui concatenazione organica ricorda alcuni progetti di Frank Lloyd Wright. Ogni modulo dei pergolati, supportato da tre colonne metalliche situate nella zona centrale, si lancia con i suoi sbalzi verso l’esterno. Costante è il dialogo con gli elementi naturali autoctoni, selezionati dal paesaggista colombiano Nicolás Hermellin. Interessante il posizionamento di piante rampicanti in corrispondenza dei pilastri e sulle pareti dei locali commerciali, utili dal punto di vista bioclimatico per schermare il sole tropicale, trasmettendo un senso di benessere e tranquillità.

Sul lato occidentale sono presenti due edifici più semplici, d’impianto rettangolare. Il più piccolo è una reinterpretazione tropicale della “scatola di vetro” della tradizione moderna, con struttura nera e base verde di piante e fiori che colonizzano le pareti esterne. L’edificio più grande, ancora nero, presenta ampie vetrate in corrispondenza dei locali commerciali: caffetteria, ristorante e servizi. Gran parte dello spazio costruito funziona come una piazza coperta: ospita le terrazze per i tavoli all’aperto e definisce una zona multifunzionale per piccoli concerti e spettacoli.

I materiali impiegati sono semplici, durevoli e facili da manutenere. Elementi porosi come maglie, tessuti e lamine micro-perforate su ponti, strade e piazze “diluiscono – come sostengono gli architetti – il confine tra il costruito e il naturale”. I pavimenti sono in pietra e cemento, mentre le panchine sono in cemento armato – con struttura prefabbricata modulare – oppure in gabbia di rete metallica che accoglie pietre di diverse forme e dimensioni, a richiamare gli esperimenti di Herzog & de Meuron. Il cuore della striscia orientale è invece una vasta area dedicata al picnic, con il prato e un sistema di comode panche per distendersi. Sabbia bianca per l’area giochi, dominata da una struttura metallica che, come una grande onda artificiale, regge un’enorme rete che permette molteplici esperienze: una festa per i bambini che sanno inventarsi scalatori.

 

* L’articolo è l’esito della ricerca “Transformaciones urbanas” condotta dall’autore presso la Facoltá di Architettura della Universidad Nacional de Colombia, sede Medellín (Gruppo di ricerca: Transepto)

Autore

  • Luca Bullaro

    Nato a Palermo, dove si laurea in Architettura presso la locale Università degli studi, conseguendo poi il dottorato di Ricerca in Progettazione architettonica, in cotutela con la UPC di Barcellona, oltre al master “Arquitectura: Critica y Proyecto” presso la ETSAB di Barcellona. È docente presso l'Universidad Nacional de Colombia a Medellín. Vince numerosi concorsi e premi in Italia e all’estero, fra i quali il concorso internazionale “Misterbianco Città Possibile”, il Premio europeo di architettura sacra della Fondazione Frate Sole, il concorso internazionale “Boa Vision” per la riconfigurazione di piazza Papireto a Palermo, il "Premio Quadranti - Vaccarini", la menzione d'onore "Spazi ed infrastrutture pubbliche" come finalista della Medaglia d'oro all'architettura italiana della Triennale di Milano, il concorso per la realizzazione della "Plaza Fundadores" della UPB di Medellín, Colombia. Ha esposto a Ferrara (“Premio Biagio Rossetti", Museo dell’Architettura, 2003), a Roma e Barcellona ("NIB-ICAR 2004, Esposizione itinerante dei progettisti italiani Under 36"), a Catania e Chicago ("Sicilia Olanda", 2007), a Palermo ("SiciliArchitettura", 2006; "Nuove generazioni di architetti in Sicilia", luglio 2009; "Sicilia Olanda II", gennaio 2010), alla Triennale di Milano (Medaglia d’oro all’architettura italiana", maggio 2009); nell’ambito della Design week di Istanbul (giugno 2009) e alla "VI Bienal Europea de Paisaje" di Barcellona (settembre 2010). Ha presentato i suoi progetti a Catania e Roma, Alicante e Barcellona, Manizales, Cali e Bucaramanga, Santiago del Cile e Valparaiso, Buenos Aires, Rio de Janeiro, Città del Messico e L'Avana.

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Last modified: 24 Agosto 2020