Due monografie raccontano altrettante figure di progettisti del Novecento italiano attraverso un originale spaccato biografico che permette di rileggere l’esperienza del più noto e di scoprire il meno conosciuto
Ritornare sulla figura e l’opera di Carlo Mollino (1905-1973) è come ripercorrere un sentiero di montagna già esplorato e che tuttavia può riservare, ad ogni nuova occasione, la sorpresa di qualche scoperta. La guida alpina che ci conduce lungo questo nuovo viaggio è Luciano Bolzoni, non a caso amante della montagna e dell’architettura che sorge fra le sue alte cime. L’autore ritorna su quello stesso sentiero molliniano che aveva già percorso nella giovane età, durante la sua tesi di laurea, per ritrovare lo sfaccettato e sfuggente mondo che ruota attorno all’architetto torinese. Nel corso della sua non lunga ma intensa vita, Mollino ha esplorato molte passioni e mestieri e, oltre all’architettura e al suo insegnamento universitario, si è dedicato alla fotografia e alla scenografia, alla scrittura, al design e all’arredamento. Fu anche impareggiabile sciatore e pilota automobilistico, spericolato aviatore e grande amante delle donne e della loro fascinosa natura. Con stile molto personale Bolzoni tesse un racconto a episodi che parla di Mollino, come uomo e come architetto, e che affida all’arte fotografica di Armin Linke e ai disegni dell’Archivio Carlo Mollino il compito di evocare suggestioni iconografiche. I primi tre capitoli introducono alla conoscenza del personaggio poliedrico e ne tracciano un profilo soffermando la lente su alcuni aspetti salienti di una personalità non certo facile. Sono ricordate le sue passioni ma anche i tormenti procurati da quel mestiere dell’architetto, sempre perseguito con impegno prolifico, che non ha mancato di procurargli frustrazioni e delusioni. I quattro capitoli centrali – Vita e vite di Mollino – sono la spina dorsale del libro e si focalizzano sull’architettura molliniana rimbalzando dai tanti progetti rimasti su carta alle non altrettanto copiose opere realizzate. Fra queste, dopo le prime esperienze a fianco del padre ingegnere, s’incontrano i masterpiece che fanno parte della storia dell’architettura italiana del XX secolo: dalla sede della Società ippica torinese (infelicemente demolita e ormai perduta) alla slittovia del Lago nero a Sauze d’Oulx (Torino), dalla “Casa del sole” di Cervinia (Aosta) alla casa Cattaneo ad Agra (Varese), fino alle ultime opere torinesi tra cui il Teatro regio. I capitoli conclusivi sono affondi tematici che centrano l’attenzione su alcuni lati peculiari del panorama molliniano: la fotografia, il disegno, la casa come concetto dell’abitare, la montagna e la costruzione della sua architettura, Cervinia e gli interrogativi sull’eredità culturale e architettonica. Le ultime pagine sono una raccolta di testimonianze – intitolata My Mollino – che prendono il via con il breve e intenso scritto di Patti Smith, cantautrice e icona vivente della storia della musica che ricorda le emozioni colte durante la sua visita a Casa Mollino e al Teatro regio di Torino, opere di «un genio» il cui «gusto eclettico conduce lungo un viaggio, fluido come la sua mente». Al ricordo della sacerdotessa rock si aggiungono altri scritti che testimoniano affetto o ammirazione a firma di architetti, artisti, designer, critici d’arte, fotografi e committenti. Sono frammenti raccolti qua e là che compongono un polifonico collage di ricordi, omaggi e opinioni che arricchiscono, ognuno a modo suo, il contributo che questo libro ha voluto regalare alla memoria di Mollino.
È una monografia corposa quella dedicata a Michele Busiri Vici (1894-1981), architetto romano la cui opera non ha trovato molto spazio nelle pagine della storiografia architettonica o nella pubblicistica di settore. Il volume curato da Alessandra Muntoni e Maria Luisa Neri ne propone di fatto per la prima volta una completa ed esaustiva indagine, attingendo opportunamente alla raccolta di disegni conservati alla Casa dell’Architettura di Roma, in via di trasferimento all’Archivio Centrale dello Stato, e all’archivio fotografico del figlio Giancarlo. L’apparato iconografico delle fonti archivistiche è stato ulteriormente arricchito da una nuova campagna fotografica che è testimonianza diretta delle molte opere realizzate. Formatosi nell’ambiente romano negli anni ’20 del secolo scorso, Busiri Vici prosegue idealmente il solco architettonico tracciato dalle precedenti generazioni della sua famiglia. Nel corso di una lunga e prolifica carriera ha avuto modo di affrontare tutte le scale del progetto – dalla piccola abitazione agli interventi di dimensione urbana e paesaggistica – con un impegno profuso nella pratica del mestiere dell’architetto. Il lavoro svolto dalle due curatrici è meticoloso e le oltre 600 pagine permettono una conoscenza completa dei molti fronti di un’architettura dalla quale trapela un’idea di modernità che si confronta con l’influsso della cultura mediterranea di cui il nostro paese è portatore. Lo spirito del Mediterraneo viene amalgamato come materia di progetto e impiegato per rielaborare un linguaggio architettonico organico. L’espressione di questa personale ricerca è chiaramente evocata nelle molte abitazioni realizzate per il nuovo turismo emergente nei luoghi privilegiati del Mare Nostrum: dai litorali laziali al Circeo fino alle coste della Sardegna, dove l’architetto romano fu parte attiva nella realizzazione del progetto del Consorzio Costa Smeralda voluto dal principe Aga Kahn. Per meglio capirne gli aspetti peculiari, le curatrici hanno scandagliato l’opera di Busiri Vici «per parti, individuando alcuni temi predominanti del suo lavoro di architetto» che vengono trattati nei saggi introduttivi dove l’attenzione si posa sullo spazio dell’abitare, sui progetti urbani, sul modello insediativo dei nuovi villaggi turistici, sul paesaggio dei giardini romani e mediterranei. La parte centrale del libro è dedicata all’analisi approfondita di alcune opere fondamentali, mentre il completo repertorio di tutte le opere e progetti è riepilogato a conclusione del libro. In un gustoso intermezzo centrale è raccolto un caleidoscopio d’immagini che racconta la passione che Busiri Vici dedicava al disegno di alcuni dettagli, risolti formalmente attingendo allo sconfinato repertorio della flora e del regno animale. Sono oggetti di design e artigianato con cui l’architetto adornava gli edifici – maniglie e battacchi delle porte, caminetti, comignoli e altro ancora – e che usava come una grammatica espressiva ricorrente a sottolineare in modo giocoso le forme della sua architettura.
Carlo Mollino architetto, di Luciano Bolzoni, Silvana Editoriale, 2019, pagine 232, € 30
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Michele Busiri Vici architetto e paesaggista 1894-1981, di Alessandra Muntoni e Maria Luisa Neri (a cura di), Campisano Editore, 2017, pagine 608, € 90
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Last modified: 13 Novembre 2019